30 March 2020

"Serotonina" de Michel Houellebecq - Enrico Romanetto (Español)



Sin sexo la sociedad muere 

La revolución del hombre común 

La suerte de esta novela radica en el hecho de que tiene más puntos de fuerza que debilidades, por eso hay que leerla en la edición de Anagrama, que como siempre ofrece lo mejor de la literatura contemporánea, con la misma (aburrida) grafica de siempre. "Serotonina" es una síntesis perfecta para cualquiera que quiera conocer a Michel Houellebecq y averiguar su narrativa, cuatro años después del clamor de "Sumisión". Un resumen de sus temas favoritos, cuyo único defecto es invertir Florent- Claude Labrouste – personaje fetiche fácilmente reconocible en el anterior "El mapa y el territorio" o " Ampliación del campo de batalla " y etiquetado bajo la categoría de decadente - de la tarea de representar al autor en una especie de confesión literaria y personal con el regusto de testamento. Porque en la pequeña píldora blanca Captorix, que representa al antagonista desde las primeras páginas, está el uso principal de la farmacia como el objetivo último de la evolución humana, acompañándola hacia la catástrofe. Una catástrofe no declarada y de la cual Houellebecq esboza rastros siniestros en los primeros capítulos, convincentes y llenos de todos esos matices extremos, propios del autor. Tanto sexo explícito y pornografía barata, que poco tiene a que ver con la banalidad de la vida de un funcionario de 46 años del Ministerio de Agricultura, en la Francia de Emmanuel Macron. 

Una sinopsis poco generosa nos obligaría a resumir lo siguiente: un burgués se enferma de depresión y, gracias a una buena disponibilidad financiera que lo convierte en un privilegiado, deja su trabajo y un compañero oriental perturbado, cierra las cuentas bancarias y se encarcela voluntariamente en una habitación de un hotel en el corazón de París. Una moderna torre de marfil sobre la nada, desde la cual Labrouste comienza a reflexionar sobre la vida pasada, consumiendo lo que queda de la misma, hasta una autodestrucción compasiva. Pero sería poco generoso, precisamente, porque Houellebecq elige esta perspectiva para presentar, una vez más, la sección transversal de un fin del mundo, propio, donde alberga todo tipo de miseria y fealdad. Sexo con animales e infidelidades de sentimientos, pedofilia y persecución, contextuales a la revuelta de una clase media que, incluso antes de ponerse el chaleco amarillo y quemar París, ya desde las páginas hace a tiros con la policía, agitando el espectro de la revolución del hombre común. Sin embargo, en "Serotonina" hay demasiado Houellebecq. Tanto como para el lector ávido y morboso, que para el filósofo que quiera encontrar reflexión y asco al mismo tiempo, acompañando el final del deseo de un empleado no banal, alrededor de la mediana edad, hacia un gesto mucho más humano y definitivo que la resignación. 

Enrico Romanetto

29 March 2020

El Duelo de Joseph Conrad - Raseñas de los lectores en Amazon

 



ALSO EXQUSITO
Conrad, certero, ameno, impredecible. Que "delicia" de libro! Queda entre mis favoritos. 100% recomendable. No hay muchos como Joseph Conrad.

Maria-Teresa Martinez


LEAMOS LOS CLÁSICOS
Lo recomiendo a todo el mundo y especialmente a los niños a partir de los 11 años, ya pueden y deben leer a los clásicos.

Aldebáran

"Serotonina" di Michel Houellebecq - Enrico Romanetto (Italiano)




Senza sesso la società muore 

La rivolta dell'uomo comune 

La fortuna di questo romanzo sta nel fatto di avere più punti di forza che debolezze, ragion per cui leggerlo. Comunque. E affrontare con coraggio le 332 pagine con cui La Nave di Teseo ha nuovamente accolto a bordo un campione della letteratura europea dopo “In presenza di Schopenhauer” del 2017. “Serotonina” è una sintesi perfetta per chiunque voglia conoscere Michel Houellebecq e la sua narrativa o scoprirlo a quattro anni dal clamore di “Sottomissione”. Una sintesi dei suoi argomenti preferiti, la cui unica pecca è investire Florent- Claude Labrouste - personaggio- feticcio facimente riconoscibil nei precedenti “La carta e il territorio” o “Estensione del dominio della lotta” ed etichettabile sotto la categoria del decadente - del compito di rappresentare l’autore in una sorta di confessione letteraria e personale con il retrogusto del testamento. Perché nella piccola pillola bianca Captorix, che già dalla quarta di copertina e dal titolo ci rappresenta l’antagonista principale nel ricorso alla farmacia come ultimo traguardo dell’evoluzione umana, si arriva alla catastrofe. Una catastrofe non dichiarata e di cui Houellebecq dà rare tracce nelle prime cento pagine, avvincenti e piene di tutti quelle sfumature estreme sue proprie. Tanto sesso esplicito e pornografia a buon mercato, che poco sembrano avere a che fare con la banalità della vita d’un funzionario quarantaseienne del ministero dell’Agricoltura nella Francia di Emmanuel Macron. 

Una sinossi ingenerosa costringerebbe a sintetizzare così: un borghese s’ammala di depressione e grazie a una buona disponibilità economica, che ne fa un privilegiato, lascia il lavoro e una disturbata compagna orientale, chiude i conti in banca e si incarcera volontariamente in una stanza d’hotel nel cuore di Parigi. Una moderna torre d’avorio sul nulla da cui Labrouste parte per ripercorrere la vita a ritroso, consumandone ciò che resta fino a una commiserata autodistruzione. Ma sarebbe ingenerosa, appunto, perché Houellebecq sceglie questa prospettiva per presentarci, ancora una volta, lo spaccato di una fine del mondo, tutta sua, che ospita ogni genere di miseria e bruttura. Sesso con animali e infedeltà di sentimenti, pedofilia e persecuzione contestuali alla rivolta di un ceto medio che, ancor prima di indossare il gilet giallo e bruciare Parigi, già dalle pagine di questo romanzo fa a colpi di fucile con la polizia, agitando lo spettro della rivoluzione dell’uomo comune. In “Serotonina” c’è troppo Houellebecq, però. Ancor di più per il lettore accanito e morboso, tanto più ancora per il filosofo che volesse trovarci riflessione e disgusto al contempo. Accompagnando la fine del desiderio in un non banale impiegato, ormai prossimo alla mezza età, verso un gesto molto più umano e definitivo della rassegnazione. 

Enrico Romanetto

06 March 2020

LE CHIMERE DEL NUOVO MONDO: La Luisiana tra sogni, viaggi e mitologie - François Proïa

LE CHIMERE DEL NUOVO MONDO 
La Luisiana tra sogni, viaggi e mitologie 

François Proïa

Quando la storia risplende nella geografia, consegna ai posteri intramontabili gesta e indimenticabili protagonisti in un nome calzante più di mille parole. Al di là dell’oceano, oltre le insuperabili Colonne d’Ercole, prende lentamente forma uno stato chiamato Luisiana dal suo fondatore Robert Cavelier, Sieur de La Salle, per celebrare la grandezza del Re Sole.
Lontana e immensa, sconosciuta e inospitale, la Luisiana offre un mondo esotico sospeso tra natura e cultura, in cui si consuma la vita incontaminata degli Indiani, vittime inconsapevoli di una spregiudicata sopraffazione.
Il racconto coinvolgente di François Proïa proietta il lettore nell’atmosfera avventurosa delle esplorazioni geografiche, dove il mito e il sogno si confondono, irriconoscibili, nell’ambiziosa conquista del Nuovo Mondo, la chimera di ogni missione

François Proia è professore ordinario di letteratura francese all’università di Chieti-Pescara. In campo letterario si è occupato delle Avanguardie e dei poeti maledetti. Per quanto riguarda la civiltà francese, le sue ricerche spaziano dagli ambiti storico-artistici a quelli socio-economici, con pubblicazioni riguardanti la storia del Louvre attraverso i secoli e la nascita e lo sviluppo delle ferrovie in Francia.


22 February 2020

IGITUR: Letteratura prête-à-porter e tre saggi - Scritti critici di Gabriel-Aldo Bertozzi presentati da Gabriella Giansante

Igitur

Letteratura prête-à-porter
e tre saggi 
(Massoneria, Manet/Cros, Regina di Saba)

Scritti critici di Gabriel-Aldo Bertozzi
raccolti, presentati e annotati
da Gabriella Giansante


Igitur, questo titolo di stampo mallarmeiano dato dall’autore ai saggi di questo volume, annuncia d’emblée che si tratta di un’opera che non segue le solite connotazioni.
Igitur. Pertanto! La congiunzione reca in sé un valore conclusivo. Ma a quale conclusione? Che quanto scrive l’autore non può essere ribadito? Tutt’altro! I testi presenti mirano a stimolare il lettore piuttosto che tentare di offrirgli verità assolute, ma senza ambagi e, possibilmente con rapida vivacità.
La “rapida vivacità” è voluta anche da una parte del sottotitolo «Letteratura prête-à-porter», definizione inaudita, autoironica che si riversa sul carattere del suo inventore, cui fanno eccezione i tre saggi in francese.
Tra gli autori più trattati troviamo Nerval, Zola, Verlaine, Cros, Rimbaud, Villiers de L’Isle-Adam, Apollinaire, Soffici, Canudo, Soupault, Prévert, Bennett e, tra i temi, la Regina di Saba, gli Etruschi, la Massoneria, la Cattedrale di Notre Dame di Chartres.

Gabriel-Aldo Bertozzi, Officier dans l’Ordre des Palmes Académiques (Repubblica Francese) è noto soprattutto come fondatore dell’Inismo, movimento d’avanguardia fondato a Parigi. Scrittore, drammaturgo, artista, traduttore di Rimbaud ha insegnato in numerose università italiane e straniere. È autore dei romanzi francesi Retour à Zanzibar e Arcanes du désir, tradotti in italiano, inglese, spagnolo. Dirige collane in Italia, Francia e Spagna. Con Gabriella Giansante dirige la rivista Bérénice da lui fondata.

Gabriella Giansante, professore associato di letteratura francese nel Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti ha rivolto i suoi studi soprattutto ai “poeti maledetti”, al Simbolismo, alle avanguardie e alla letteratura francofona femminile. Le sue opere creative, pittoriche e scritte figurano in importanti collocazioni internazionali, in particolare nell’Ohio State University.



01 January 2020

28 December 2019

EL GATO de Giovanni Rajberti en LA GATA LECTORA (Instagram)



"Si es verdad que el objetivo de todo trabajo humano es la sabiduría y la felicidad, nuestro modelo tendrá que ser el gato; porque el gato es, de todos los animales, el más sabio y en consecuencia el más feliz ya que, como aprendimos en las escuelas, de la sabiduría deriva la felicidad. Pero el gato... ¡Oh, el gato! Él eligió el mejor lugar posible en la historia de la naturaleza. Se halla situado en el centro de la civilización más refinada y al mismo tiempo vive su salvaje independencia, tomando todo lo bueno y evitando todo lo malo de los dos estados. ¡Oh, alma imperturbable, qué gran sistema de filosofía ambulante es el tuyo! Los mismos filósofos estoicos, observándote, sacaron los mejores preceptos de su escuela."

Todo un homenaje a nuestros pequeños felinos. Todo aquel que conviva con estos dioses en talla mini les verá aquí perfectamente retratados. Y los que no descubrirán a esta majestuosa criatura que tanto puede enseñarnos y que se ha visto rodeada de tan injustos prejuicios. Ojalá todos fuesemos más gatos, no hay mejores maestros zen en este planeta. 
Me ha encantado.



20 December 2019

Recensione di Rita Bompadre per il Centro di Lettura Arturo Piatti de La Sesta Vocale di Riccardo Cecchetti

La sesta vocale di Riccardo Cecchetti (El Doctor Sax Beat & Books) è una visione del mondo in cui qualcosa che forse non indovineremo mai si impone a forma e metro di tutte le cose.


Una trama ossessiva, onirica ed inesorabile attraversa i personaggi, descritti e disegnati evocando l'autobiografia dell'autore, in cui l'essenza metafisica di un viaggio alla ricerca di Dio si incrocia con l'abisso della razionalità nel rigore di idealismo e di fatalità.

L'arte di Riccardo Cecchetti è nel colto talento di trapassare il groviglio dell'orrendo e del caos, estetico ed etico, ferendo il lettore ma rendendogli anche una più viscerale attenzione ai contenuti.

I riferimenti biblici e letterari che profeticamente animano la storia sono gli omaggi intellettuali che l'autore riconosce come patrimonio alla storia.

Il cammino gnostico e poetico, nell'attesa dell'incontro con Dio, è una terra di nessuno tra istinto e profondità, un'alleanza cupa e leggera che asseconda misticismo e filosofia con la complicità terrena e carnale nell'indagine dell'esistenza.

L'autore, nella viziosità della sua narrazione, è spietato, irriverente, compiaciuto e rovinosamente complice nell'ironica e grottesca pietas sulla condizione umana, nella deriva incontrollata avida di salvezza.

L'opera di Riccardo Cecchetti rivela la necessità e la possibilità di un'autentica forma di conoscenza, alimentata dal dubbio e dalla coscienza.

La qualità oscura e vibrata del suo immaginario è una miracolosa teatralità disegnata, una carica magnetica di sfumature seduttive che decantano e deridono l'anima.

La sua estrema sensibilità è palcoscenico umano di fumose, instabili e accorate lucidità.

L'autore ogni volta inaugura una scommessa con la vita destinando romantiche inquietudini ad ogni irruente atmosfera.

La forza creativa illumina le espressioni imprevedibili del tempo e delle sue fantasticherie, inseguendo la persistente ebbrezza stilistica dell'autore.

 Rita Bompadre 

18 December 2019

02 December 2019

MA SERVE DAVVERO?: INFIMA COSMOGONIA PER CAFONI - Riccardo Cecchetti



 MA SERVE DAVVERO? È l’ennesimo libro inutile nel panorama dell’editoria italiana. Se deciderete di intraprendere questo viaggio all’interno dell’estetica e del cervello di Riccardo Cecchetti sarete i benvenuti. Ma se è vero che dalla testa di Zeus uscirono divinità e idee spaventose, immaginate da quella del Cecchetti! Il lettore si prepari ad una vera e propria cosmogonia nella quale appariranno i personaggi che da anni ispirano l’immaginario del maestro: da Majakovskij a Paolo Pulici, dalla eterea signorina Richmond di Nanni Balestrini a Mishima, tutti coordinati sotto la regia lisergica di un maestro Woland/William Burroughs che ordisce la trama sia del lavoro grafico che di quello letterario. 
Dopo il viaggio iperuranico de La sesta vocale (El Doctor Sax 2019) in cui il nostro Cecchetti incontra niente meno che Dio in persona, questo è un libro sull’inutilità stessa dell’esistenza, che continuiamo a portarci appesa sulla schiena come scimmie, ma di cui non capiamo il senso. Un libro inutile sull’inutilità, per Oscar Wilde avrebbe rappresentato il culmine della produzione artistisca, ma per Cecchetti la sua cosmogonia è infima e per cafoni, fatta di idoli umani, troppo umani, donne troppo donne, paradossi, visioni e cialtronerie. Insomma, il libro che non stavate cercando. Ma serve davvero? 









RICCARDO CECCHETTI “Marchigiano di nascita in quel di Sarnano, Riccardo conosce nei primi anni ’90 il pittore Magdalo Mussio, che dalla sua Toscana si è trasferito nelle campagne delle Marche, e insegna all’Accademia di Belle Arti di Macerata. Dice Cecchetti «L’incontro con Magdalo mi ha fatto drasticamente cambiare idea su qualsiasi approccio alle arti figurative». Il rapporto con Mussio, personaggio che alla pittura univa la passione per il teatro, il cinema, l’editoria; propugnatore di una forma di espressione artistica che deve coinvolgere l’immagine e la parola, segnerà in profondità il percorso espressivo del suo allievo. La gavetta di Riccardo è fatta di vari ed eventuali mestieri per garantirsi il pane quotidiano: animatore, barista, corrispondente locale del Messaggero, redattore per alcune riviste locali disegnatore di Prezzemolo per gli sfondi, amministratore di condomini, direttore di hotel. Poi iniziano le collaborazioni con Selen, Frigidaire, Caffè Illustrato, Il Manifesto. Sulla soglia dei quarant’anni, decide di trasferirsi a Torino, lì trascinato dalla forza della sua fede calcistica granata. L’incontro con Marco Peroni, altro personaggio poliedrico che sa giocare su più livelli con i testi, lo porta alla prima pubblicazione per l’editore Becco Giallo:una graphic novel che ha come protagonista il calciatore beat e ribelle Gigi Meroni, fuoriclasse del Torino degli anni ’60. Ad essa segue, in occasione del mezzo secolo dalla scomparsa, una seconda graphic novel dedicata ad Adriano Olivetti: Adriano Olivetti, un secolo troppo presto e I 41 colpi, omaggio alla poetica di Bruce Springsteen. Vive a San Salvario, insieme a Porta Palazzo il quartiere più multietnico di Torino”. 



Luciano Del Sette (Il Manifesto)





28 November 2019

CIELI D'ITALIA - Anacleto Verrecchia


Tipi curiosi e bizzarri s'incontrano nei Cieli d'Italia: Amilcare, così stravagante, che avrebbe dato filo da torcere a dieci psicologi messi insieme. Bastiano, tracagnotto ma agile come una faina che, non avendo nulla da fare, si metteva a contemplare l'Etna, perdendosi in fantasticherie senza fine. Pietro, lungo e diritto come un abete bianco e il suo coraggiosissimo cagnetto Fufi. Giovanni, il Fauno di Ceresole Reale, barbuto eremita del Gran Paradiso che conviveva armoniosamente con la natura e detestava gli uomini e il loro progresso. E ancora nietzscheani e wagneriani a duello in una Bayreuth dove "l'atmosfera è germanica, ma la gazzarra italiana", come scrive Vittorio Mathieu, per concludere con un epicedio di Arthur de Gobineau che proprio di Nietzsche fu il prescursore e di Wagner l’amico più caro, e che in Italia concluse la sua errante esistenza. 

Anacleto Verrecchia (Vallerotonda, 1926 - Torino, 2012) germanista e filosofo, ha vissuto fra Torino e Vienna, dove è stato per anni addetto culturale. Ha scritto numerosi libri tra i quali La catastofe di Nietzsche a Torino (Einaudi 1978), Giordano Bruno la falena dello spirito (Donzelli 2000) e Diario del Gran Paradiso (El Doctor Sax 2020) e ha collaborato con le pagine culturali de La Stampa, Die Presse e Die Welt. Verrecchia odiava la caccia, i politici, i cacalibri e i preti; invece amava molto Schopenhauer, la natura, le montagne, gli alberi monumentali e lo sguardo nobile degli animali. Lavorò sempre al confine tra letteratura e filosofia: la sua prosa filosofica chiara, energica e spesso polemica, è stata giudicata tra le migliori scritte oggi in Italia, insieme a quella di Guido Ceronetti, Manlio Sgalambro e Sossio Giametta.

COPERTINA DI RICCARDO CECCHETTI.

«Sbucato fuori non si sa bene da dove, il Fauno era cresciuto a Ceresole Reale. "Sono un vecchiaccio della montagna", soleva dire. Degli stambecchi che vivevano più in alto, egli aveva non solo la robustezza fisica, ma anche il carattere schivo. E a chi gli rimproverava di non essere più socievole, diceva senza mezzi termini che voleva evitare l'occasione di giudicare il prossimo. "Tutti i nostri mali", aggiungeva, "derivano dal fatto che non siamo capaci di starcene da soli". (...) Per amore dell'indipendenza, non volle mai abbandonare i suoi monti e scendere in pianura, in mezzo a quelli che chiamava"i disgraziati della città". Aveva un'individualità troppo forte per confondersi e amalgamarsi con gli altri». 

Anacleto Verrecchia