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12 May 2023

CAMERA OSCURA - Luca Moccafighe



 COPERTINA:

RICCARDO CECCHETTI E SIMONA CAPRIOLI


Lo smarrimento non sempre ha un'accezione positiva, può invece rivelarsi fatale: è quanto accade ai protagonisti delle due vicende qui raccontate, solo in apparenza distanti nei luoghi e nel tempo. Quando l'abisso non solo ci sta guardando, ma forse ci sta venendo incontro. 

Il libro si compone di due racconti, entrambi ci svelano la storia dei protagonisti soprattutto attraverso le loro lotte. Il primo cerca di arrivare al lavoro mentre continua a perdersi per la città in una serie di inconvenienti che sembrano non farlo arrivare mai. Il secondo, un parroco di campagna, vive uno smarrimento che assume maggiormente i connotati della ricerca interiore. Il lettore di Camera Oscura viene trascinato in una serie di accadimenti che sviano continuamente i protagonisti dai loro obiettivi. Sono così i personaggi di Moccafighe, in lotta tra il libero arbitrio e il sentirsi in balìa degli eventi.

Luca Moccafighe, nato nel 1969 a Torino, ha pubblicato saggi su Jeff Buckley, Dario Fo, Nick Cave, ha tradotto Jack London, Georg Buchner, Aleister Crowley e Lawrence Ferlinghetti. Il suo ritratto romanzato di Benjamin Fondane è stato selezionato come libro del giorno dalla redazione di Qui Comincia, Rai Radio3. Nel 2020 ha pubblicato Ombra mai fu, la sua prima prova di narrativa pura


28 June 2022

SANGUE E LATTE di Eugenio Di Donato su EUDEMOLIBRIA - di Silvia Pantò (Instagram)


Popolo di lettori, oggi vi presento un libro della letteratura contemporanea, un libro cui storia può essere percepita con tutti e cinque i sensi e quindi vissuta come reale sulla propria pelle, grazie allo stile semplice e diretto con il quale Eugenio di Donato racconta una storia di vita colma di forti contenuti.
Pubblicato da poco tempo dalla casa editrice internazionale El Doctor Sax , Sangue e latte (anche in versione spagnola con il titolo di Sangre y leche) è in breve arrivato sui comodini di molti amanti della lettura e non c’è da meravigliarsi, in quanto stiamo parlando di una storia che prende le redini dell’interesse già dalle prime righe.

Sangue e latte racconta una realtà paesana con la quale non è sempre semplice identificarsi, allo stesso tempo mette però in luce gli affetti familiari. È da questo tema che parte Ludovico (protagonista di questo bellissimo racconto) per poi svilupparne tanti altri.
Tra questi: l’importanza di esprimere sé stessi e le emozioni recondite che abbiamo dentro; eliminando l’abitudine di sentirsi solo un numero, e ancora, la presa di coscienza della verità e del dolore che a volte essa porta con sé… il conseguenziale coraggio di rialzarsi e agire.

Una vigorosa critica alla società contemporanea, fa spesso capolino tra un tema e l’altro, stabilendosi così come cornice perfetta di un racconto in cui l’autore, non ha altro desiderio che illustrare le fasi per raggiungere le luci dell’alba di una nuova vita.

25 May 2022

SANGUE E LATTE di Eugenio Di Donato su BIMAR BOOKS (Instagram)


"Avevo diciannove anni, ero sul binario e partivo per l'università, per la prima volta lasciavo casa per un lungo periodo di tempo. Mia madre mi urlò: " sangue e latte", che, nella nostra lingua, vuol dire DIVENTA UOMO.

Sangue e Latte, Eugenio Di Donato.

Questa è la storia di Ludovico Travagli, un uomo di quarantadue anni che ripercorre tra le pagine del libro, la sua vita fin dall'infanzia.

Utilizzando la tecnica del flusso di coscienza, il protagonista ci rende partecipi dei suoi traumi e di ciò che determinati avvenimenti traumatici gli hanno causato a livello psicologico e relazionale.

È molto piccolo quando per la prima volta sperimenta il dolore e la vergogna e capisce di non poter parlare con nessuno di ciò che gli è accaduto. Così si chiude in un silenzio assordante, che lo accompagnerà per molti anni durante l'età adulta. Un silenzio anestetizzante che ha come risultato un allontanamento dalla felicità.

Le tematiche affrontate nella lettura sono molteplici: lo stupro, la perdita di un figlio, il pregiudizio, la vergogna, la mancanza di comunicazione in famiglia, le aspettative genitoriali e tante altre.

Un libro breve, ma molto intenso e denso di significato.





 

28 February 2022

SANGUE E LATTE di Eugenio Di Donato su A BLANKE PAGE (Instagram)


Sangue e Latte, in due parole l’esistenza. Ludovico Travagli, ragazzo introverso, cresciuto in campagna, per varie vicissitudini familiari si ritrova trapiantato in una grande città. La vita di Ludovico è segnata da alcuni eventi drammatici, e proprio il racconto di uno di questi darà inizio a una narrazione a spirale, che attraverserà momenti cruciali della sua esistenza, racconterà del desiderio di emergere per sottrarsi a un territorio, a un modo di fare, e perfino al proprio nome.

Sangue e Latte affronta il grande tema della mancanza di comunicazione non solo tra generazioni diverse ma anche fra i singoli individui, capovolgendo il ruolo tradizionale della famiglia nell’archetipo del luogo del disincontro.«Per ora scrivo, mi concentro sulle parole. Sul senso che svelano. Sul racconto di un padre, un contadino che dissoda la terra, figlio di padri che avevano dissodato la terra, che alza lo sguardo e vede nel figlio, troppo alto e con i piedi e le mani troppo grandi, un fisico non adatto al lavoro nei campi. E per la prima volta nella catena dei padri e dei figli rinuncia a tramandare se stesso e gli dona un’altra possibilità. Mia madre mi ha spinto fuori di casa, ha agito come quel padre, anzi ha fatto di più, ha usato la sua forza per non farmi rientrare. Ha rotto la tradizione».

Quello che vi propongo oggi è un romanzo breve, un romanzo che possiamo definire di formazione.
Ludovico ripercorre tutta la sua vita a ritroso, cercando di comprendere i proprio sbagli e i propri traumi.
Ludovico è un uomo che accetta di aver bisogno di aiuto, che cerca aiuto e lo trova dopo una lunga ricerca.
Ludovico è un uomo che cerca la pace che gli è stata negata durante tutta la sua vita.
Ludovico ci aiuta a comprendere che cercare aiuto non è sbagliato e che dal passato si può imparare e cambiare.


Lo stile dell'autore è pulito, scorrevole, per niente pesante. È molto introspettivo e descrittivo, cosa che non guasta per niente.
Il libro si legge velocemente, in qualche ora, talmente che cattura e porta a riflettere insieme al personaggio principale, ma anche perché sono appena un centinaio di pagine. Un libro breve ma intenso.




 

20 December 2020

Ombra mai fu di Luca Moccafighe - recensione di Luca Buoncristiano


Luca Moccafighe, autore tra i tanti dei volumi su Jeff Buckley e Nick Cave editi da Arcana, della traduzione di "Il testamento di Magdalen Blair" di Aleister Crowley e dello straordinario "Nella curva dell'essere" dedicato alla vita di Benjamin Fondane poeta, filosofo e cineasta, ucciso dalla follia nazista, torna in libreria con questo piccolo volume dedicato alla bizzarra storia di due fratelli uniti non solo dal sangue ma da un tragico, quanto singolare destino, quello di avere un'ombra sola in due.
Perché consigliare questo libro, perché nelle sue parole perfette, nella sua stesura impeccabile, c'è tutta la risposta ad una letteratura che non contempla più, o quasi, temi e modalità assolute. 
Qui c'è la sfida del tempo, perché pare di leggere un volume a cavallo tra i Secoli scorsi, una parabola o una favola al nero, così lontana da questo presente così poco seducente, eppure così vicina nel cuore di chi li la legge. 
Perché scrivere è anche un modo di essere e tentare un approccio critico al presente. L'uso della lingua che qui viene fatto, di certi arcaicismi, del grotesque, altro non sono che una critica alla contemporaneità e la storia che vi viene narrata è essa stessa una parabola di vita senza tempo ma sempre attuale. Dategli un'occasione, se non altro per provare qualcosa di così anticamente nuovo.
Luca Buoncristiano

18 December 2020

Sangue e latte di Eugenio di Donato su Artemisrory_bookclub - di Federica Piras


Tutto ha avuto inizio da qui, da un semplice messaggio. Un giorno un autore sbucato fuori dal nulla mi ha scritto, sfidandomi con grande ironia e nonchalance – e voi sapete quanto io ami profondamente l'ironia – a leggere il suo romanzo, e magari a commentarlo. Diceva che sarebbe stato un gesto forte da parte mia. 


E così è stato: forte e genuino come il libro di cui ora voglio parlarvi.Ci troviamo in un castello di regole e rigida consuetudine; in aperta campagna, dove il tempo è scandito dai ritmi della semina, del raccolto e delle stagioni, sullo sfondo di una comunità riottosa al nuovo e di una famiglia vecchio stampo. Ma quel tempo è già trascorso, pur sopravvivendo nel presente.

Perché il nostro vissuto ci condiziona sempre, addossandoci il ruolo acclamato e richiesto dalla società. Perché non siamo null'altro che questo: un insieme sconnesso e vacillante di tradizione, abitudini e costumi ereditari. È incredibilmente difficile trovare la propria strada, avventurarsi al di fuori del caldo nido innervato dalla dea Educazione. È puro dolore recidere il legame con le origini, sofferta la lotta per sradicare la memoria, come far deragliare un treno lanciato in corsa lungo una traiettoria già segnata.

In poco più di un centinaio di pagine è condensata tutta l'essenza della fragilità umana, marchingegno difettoso e deciso a fermarsi.
Questa è la storia di Ludovico Travagli, che già nel nome porta i segni della sfida che si chiama vita.

"Latte e sangue", così si dice in Abruzzo per invitare chi si incontra a diventare uomo, a crescere ed evolvere. Ed è proprio questo il fulcro, l'Essenziale.
Non basta esistere per essere. Bisogna anche afferrare, stringere ciò che di buono la vita ha da offrirci.
Rinnegare il passato, questo no, mai: accettarne le implicazioni, perdonare se stessi sempre.
Aprirsi al dialogo, dismettere il giudizio: parlare e finalmente strapparci al vincolo alienante di castrazioni, a cui noi stessi, spesso, ci condanniamo.

Eugenio di Donato ha uno stile che ho amato moltissimo: direi "ermetico" e al contempo estremamente schietto, nudo, graffiante nella sua semplicità. Le parole sono come i tagli su tela di Fontana: ferite aperte, da cui trapela la luce. È stata una delle letture più belle di quest'anno, ha lasciato il segno.

25 November 2020

Recensione di Sangue e Latte - di Lavinia Stornaiuolo

 



“A furia di adattarmi mi ero snaturato” 

Il punto esatto della presa di coscienza. Quello che arriva sempre nella vita, in un dato momento, forse il momento di maggiore improbabilità dell’esistenza. È lì che inizia il discorso. 

Sangue e latte è una narrazione che si vuole sospesa, che si vuole doppia: profondamente radicata nel passato, nelle tradizioni, nel tempo ancestrale della superiorità dei ruoli e dei legami sociali, dei ritmi della terra e dei suoi profumi. È una narrazione che si vuole divisa, fra l’amore e il disagio, fra il sé sociale e il sé individuale. 

Attraverso un movimento binario del racconto si tracciano molteplici dimensioni, mentre le stesse sortiscono i propri effetti in un gioco di cerchi concentrici in cui ogni riflessione, evento, ricordo, parola, inevitabilmente si inglobano vicendevolmente, costruendo le strade del protagonista, e tracciandone le vie interiori, sempre più intricate. 

“Le cose dovevano essere perfette” 

È qui che nasce la scissione interiore, nel cercare di definire la perfezione, di farne una misura del proprio mondo, quando invece la perfezione si rivela costantemente non esser tale, in tutte le sue forme. È la parola che svela, la parola che si offre come elemento sanatore. Ma è la stessa parola che svolge un duplice ruolo nella narrazione personale: affonda le radici nel tentativo inconscio di distruggerle, e nell’affondarle trova la forza per spingere oltre, verso una liberazione che ricombina gli aspetti dell’esistenza. La parola consente di non abbandonare il passato, ma al contempo esprime la profonda forza di fissare il passato, farne dipinto nella memoria, per poter riplasmare il presente, che è già futuro. 

Sangue e latte è un manifesto della parola, nella misura in cui la stessa offre rinascita, oblio, ritorni. La parola come identità, capace di proiettare dentro per poi scaraventare fuori. Il discorso in cui ognuno può trovare le combinazioni attraverso le quali attribuire i sensi. 

“Cominciare a interrogarsi su ciò che si vuole (...) Intensamente”




13 November 2020

OMBRA MAI FU - Luca Moccafighe

Le ombre ci seguono, mute e silenziose, non chiedono nulla se non accompagnarci nel nostro cammino, ci accorgiamo di loro soltanto quando esse sono assenti, proprio come accade con tutte le cose buone della vita. Una vicenda grottesca con contorni drammatici, dove due fratelli si ritrovano a disputarsi un'ombra, in un tempo lontano nel quale i personaggi che si avvicendano compiono azioni e pronunciano concetti tutt'altro che superati anche ai giorni nostri, in un mondo che si evolve mutando soltanto di abito.

Luca Moccafighe, nato nel 1969 a Torino, ha pubblicato saggi su Jeff Buckley, Dario Fo, Nick Cave, ha tradotto Jack London, Georg Buchner e Aleister Crowley. Nel 2018, il suo ritratto romanzato di Benjamin Fondane è stato selezionato come libro del giorno dalla redazione di Qui Comincia, Rai Radio3. Ombra mai fu è la sua prima prova di narrativa pura.

«Veramente noi non sappiamo se la nostra malattia sia fisica o portata da chissà quale diavoleria… ecco in realtà riguarda la nostra ombra…»
«Che cosa?» rispose il medico guardandoli come se avessero pronunciato chissà quale stramberia.
«Sì, ecco» fu la risposta «noi due non abbiamo un’ombra per uno come tutte le persone, ne abbiamo una in due, questa sta esattamente a metà fra di noi e non siamo in grado di capire di chi sia, se sia mia o sua…»









26 May 2020

SANGUE E LATTE di Eugenio di Donato - di Jane T.

 


“Parlare, mettere in discussione il mio stile di vita e accettare che da solo non sarei riuscito a trovare il modo per stare bene sono le cose più intelligenti che abbia mai fatto.”

È difficile spezzare quella catena che ti fa abbracciare ogni giorno le tue abitudini, confortanti e necessarie. Quelle cose che ripeti ogni giorno, perché ne hai il controllo, conosci l’inizio e conosci la fine della tua giornata. Cambiarle richiede uno sforzo disumano che tutti siamo in grado di tirare fuori, ma per sapere che c’è, il più delle volte, dobbiamo essere messi alla prova. Uscire dal guscio sembra impossibile, mettersi in gioco fa paura, ma la prova sta proprio in questo passaggio.

Una delle cose che più amo nella lettura, è trovare quei momenti che parlano anche di me, e così è stato con “Sangue e Latte” di Eugenio Di Donato, che mi ha regalato il suo, di passaggio, quello tra il vecchio e il nuovo.
Parlare non è facile, ma farlo rende in qualche modo la vita più semplice.

Grazie Eugenio per questo piccolo gioiello.
Jane T.

07 May 2020

Sangue e latte di Eugenio di Donato - Recensioni dei lettori su Amazon



GRANDE STORIA, SCRITTURA AVVINCENTE
Tradizioni e aspettative, nonni e genitori. Case antiche, campi, icone di un mondo immobile in un tempo che non può che correre. Un figlio che non sa scegliere, perché non ha idea di quello che potrebbe davvero essere. Tanto meno di quello che davvero vuole. Sangue e latte parla di questa ricerca, dolorosa ma necessaria, racconta un uomo e quindi una famiglia, un singolo e quindi tutti noi lettori, con parole scelte una ad una perché stiano giuste vicine, come le pietre di quelle case secolari da cui tutto ha origine.

Mario Pellizzari


UN VIAGGIO NEL TEMPO E NELLO SPAZIO
Sangue e latte di Eugenio Di Donato è un romanzo di formazione, non nel significato classico del termine, perché il protagonista di questa storia, Ludovico, non è un adolescente alle prese con i primi passi nel mondo adulto, ma un adulto che si muove a ritroso, verso l'infanzia e gli avvenimenti più importanti del suo passato recente, alla ricerca dei nodi della sua vita ancora da sciogliere. 

Angelica E. Moranelli



DA LEGGERE TUTTO D'UN FIATO
Eugenio Di Donato con “Sangue e latte” ci imprigiona nei suoi pensieri che sono anche i nostri, nelle sue storie in cui anche noi, in qualche modo, abbiamo camminato. Costruisce una ragnatela di parole ed emozioni contrastanti da cui non riusciamo a liberarci, un labirinto di cui non troviamo l’uscita non perché non possiamo, ma perché non vogliamo. Ci fa risentire inadeguati come quando eravamo adolescenti e forti come possiamo essere, in qualsiasi momento, da adulti. Una scrittura avvolgente, coinvolgente, delicata e allo stesso tempo sradicante, come un albero estrapolato con tutte le sue radici, come la vita quando fa al posto nostro una scelta. Definitiva e irreversibile.
La Marianne Vague


COMPRATO PER CASO, È STATO UNA PIACEVOLE SORPRESA!
L'ho letto tutto d'un fiato. Mi ha appassionato a tal punto da leggerlo in un giorno. Mi ha colpito l'immagine dell'uomo che ammette i suoi limiti, le sue paure, il suo dolore e trova il coraggio di chiedere aiuto e capire cosa non va. Ci sono molti spunti di riflessione nelle ultime pagine. Domande che almeno una volta ci siamo posti nella vita, ma sappiamo trovare tutti una risposta?
Archiviato in libreria tra i miei preferiti. Assolutamente da comprare.
Alex Senatore


EVVIVA, DIVENTARE ADULTI
Una scrittura che incastra tasselli di storie e vicende con fluidità e fa sentire con i cinque sensi e ancora più in profondità. La trovo un’opera coraggiosa che racconta un uomo capace di crescere di guardarsi dentro e che impara a comunicarlo... finalmente. Un libro che è andato a pescare anche dentro di me e mi ha commosso.
Shara Tidona

VERO E INTRIGANTE
Poche pagine per viaggiare lontani o molto vicino attraverso un’esperienza raccontata con un linguaggio fluente, chiaro,accattivante. In due ore leggi, continui a voltare pagina, divori quella storia, non è la tua , forse non è quella di nessuno o di tanti, ma poco conta perché senti che è vera la sua essenza, come la vita, irresistibilmente intrigante. Vi sorprenderà.
Andrea


FANTASTICO
Letteralmente un intenso travaglio che vi terrà incollati fino a che non lo avrete finito di leggere. 
Una piacevole sopresa che racconta una realtà dura e cruda che però lascia sperare.
Stefano


CRUDO E INTENSO
Il racconto é a tratti descritto crudamente e caratterizzato da una intensità che non si perde mai. E' un viaggio introspettivo in cui tutti possono riconoscersi, anche solo per alcuni aspetti o esperienze, ma svela un ritratto profondamente onesto delle emozioni, che non può lasciare indifferenti. Da leggere e conservare dentro di sé!
Ale






01 May 2020

SANGUE E LATTE - Eugenio Di Donato

COPERTINA: RICCARDO CECCHETTI



Sangue e Latte, in due parole l’esistenza. Ludovico Travagli, ragazzo introverso, cresciuto in campagna, per varie vicissitudini familiari si ritrova trapiantato in una grande città. La vita di Ludovico è segnata da alcuni eventi drammatici, e proprio il racconto di uno di questi darà inizio a una narrazione a spirale, che attraverserà momenti cruciali della sua esistenza, racconterà del desiderio di emergere per sottrarsi a un territorio, a un modo di fare, e perfino al proprio nome. Sangue e Latte affronta il grande tema della mancanza di comunicazione non solo tra generazioni diverse, ma anche fra i singoli individui, capovolgendo il ruolo tradizionale della famiglia nell’archetipo del luogo del disincontro.


Eugenio Di Donato (1976) cresce a Castelli, un paesino dell’Appennino abruzzese. Dopo la maturità si trasferisce a Milano. Si laurea in ingegneria, consegue il Phd e per anni si occupa di fisica della materia e architettura delle molecole. Nel 2016 decide di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura.

«Per ora scrivo, mi concentro sulle parole. Sul senso che svelano. Sul racconto di un padre, un contadino che dissoda la terra, figlio di padri che avevano dissodato la terra, che alza lo sguardo e vede nel figlio, troppo alto e con i piedi e le mani troppo grandi, un fisico non adatto al lavoro nei campi. E per la prima volta nella catena dei padri e dei figli rinuncia a tramandare se stesso e gli dona un’altra possibilità. Mia madre mi ha spinto fuori di casa, ha agito come quel padre, anzi ha fatto di più, ha usato la sua forza per non farmi rientrare. Ha rotto la tradizione».



30 March 2020

"Serotonina" de Michel Houellebecq - Enrico Romanetto (Español)



Sin sexo la sociedad muere 

La revolución del hombre común 

La suerte de esta novela radica en el hecho de que tiene más puntos de fuerza que debilidades, por eso hay que leerla en la edición de Anagrama, que como siempre ofrece lo mejor de la literatura contemporánea, con la misma (aburrida) grafica de siempre. "Serotonina" es una síntesis perfecta para cualquiera que quiera conocer a Michel Houellebecq y averiguar su narrativa, cuatro años después del clamor de "Sumisión". Un resumen de sus temas favoritos, cuyo único defecto es invertir Florent- Claude Labrouste – personaje fetiche fácilmente reconocible en el anterior "El mapa y el territorio" o " Ampliación del campo de batalla " y etiquetado bajo la categoría de decadente - de la tarea de representar al autor en una especie de confesión literaria y personal con el regusto de testamento. Porque en la pequeña píldora blanca Captorix, que representa al antagonista desde las primeras páginas, está el uso principal de la farmacia como el objetivo último de la evolución humana, acompañándola hacia la catástrofe. Una catástrofe no declarada y de la cual Houellebecq esboza rastros siniestros en los primeros capítulos, convincentes y llenos de todos esos matices extremos, propios del autor. Tanto sexo explícito y pornografía barata, que poco tiene a que ver con la banalidad de la vida de un funcionario de 46 años del Ministerio de Agricultura, en la Francia de Emmanuel Macron. 

Una sinopsis poco generosa nos obligaría a resumir lo siguiente: un burgués se enferma de depresión y, gracias a una buena disponibilidad financiera que lo convierte en un privilegiado, deja su trabajo y un compañero oriental perturbado, cierra las cuentas bancarias y se encarcela voluntariamente en una habitación de un hotel en el corazón de París. Una moderna torre de marfil sobre la nada, desde la cual Labrouste comienza a reflexionar sobre la vida pasada, consumiendo lo que queda de la misma, hasta una autodestrucción compasiva. Pero sería poco generoso, precisamente, porque Houellebecq elige esta perspectiva para presentar, una vez más, la sección transversal de un fin del mundo, propio, donde alberga todo tipo de miseria y fealdad. Sexo con animales e infidelidades de sentimientos, pedofilia y persecución, contextuales a la revuelta de una clase media que, incluso antes de ponerse el chaleco amarillo y quemar París, ya desde las páginas hace a tiros con la policía, agitando el espectro de la revolución del hombre común. Sin embargo, en "Serotonina" hay demasiado Houellebecq. Tanto como para el lector ávido y morboso, que para el filósofo que quiera encontrar reflexión y asco al mismo tiempo, acompañando el final del deseo de un empleado no banal, alrededor de la mediana edad, hacia un gesto mucho más humano y definitivo que la resignación. 

Enrico Romanetto

29 March 2020

"Serotonina" di Michel Houellebecq - Enrico Romanetto (Italiano)




Senza sesso la società muore 

La rivolta dell'uomo comune 

La fortuna di questo romanzo sta nel fatto di avere più punti di forza che debolezze, ragion per cui leggerlo. Comunque. E affrontare con coraggio le 332 pagine con cui La Nave di Teseo ha nuovamente accolto a bordo un campione della letteratura europea dopo “In presenza di Schopenhauer” del 2017. “Serotonina” è una sintesi perfetta per chiunque voglia conoscere Michel Houellebecq e la sua narrativa o scoprirlo a quattro anni dal clamore di “Sottomissione”. Una sintesi dei suoi argomenti preferiti, la cui unica pecca è investire Florent- Claude Labrouste - personaggio- feticcio facimente riconoscibil nei precedenti “La carta e il territorio” o “Estensione del dominio della lotta” ed etichettabile sotto la categoria del decadente - del compito di rappresentare l’autore in una sorta di confessione letteraria e personale con il retrogusto del testamento. Perché nella piccola pillola bianca Captorix, che già dalla quarta di copertina e dal titolo ci rappresenta l’antagonista principale nel ricorso alla farmacia come ultimo traguardo dell’evoluzione umana, si arriva alla catastrofe. Una catastrofe non dichiarata e di cui Houellebecq dà rare tracce nelle prime cento pagine, avvincenti e piene di tutti quelle sfumature estreme sue proprie. Tanto sesso esplicito e pornografia a buon mercato, che poco sembrano avere a che fare con la banalità della vita d’un funzionario quarantaseienne del ministero dell’Agricoltura nella Francia di Emmanuel Macron. 

Una sinossi ingenerosa costringerebbe a sintetizzare così: un borghese s’ammala di depressione e grazie a una buona disponibilità economica, che ne fa un privilegiato, lascia il lavoro e una disturbata compagna orientale, chiude i conti in banca e si incarcera volontariamente in una stanza d’hotel nel cuore di Parigi. Una moderna torre d’avorio sul nulla da cui Labrouste parte per ripercorrere la vita a ritroso, consumandone ciò che resta fino a una commiserata autodistruzione. Ma sarebbe ingenerosa, appunto, perché Houellebecq sceglie questa prospettiva per presentarci, ancora una volta, lo spaccato di una fine del mondo, tutta sua, che ospita ogni genere di miseria e bruttura. Sesso con animali e infedeltà di sentimenti, pedofilia e persecuzione contestuali alla rivolta di un ceto medio che, ancor prima di indossare il gilet giallo e bruciare Parigi, già dalle pagine di questo romanzo fa a colpi di fucile con la polizia, agitando lo spettro della rivoluzione dell’uomo comune. In “Serotonina” c’è troppo Houellebecq, però. Ancor di più per il lettore accanito e morboso, tanto più ancora per il filosofo che volesse trovarci riflessione e disgusto al contempo. Accompagnando la fine del desiderio in un non banale impiegato, ormai prossimo alla mezza età, verso un gesto molto più umano e definitivo della rassegnazione. 

Enrico Romanetto