Showing posts with label italiano. Show all posts
Showing posts with label italiano. Show all posts

14 March 2019

“A sangue freddo” di Truman Capote - Cristina Vitagliano (Italiano)



"Sono un alcolizzato. Sono un tossicomane. Sono un omosessuale. Sono un genio". Così parlò Truman Capote, in un’intervista, descrivendo se stesso e la sua vita. Un Oscar Wilde del ‘900, lo definirono in seguito, forse più per la dichiarata omosessualità che per ipotetiche similitudini letterarie e caratteriali. Perché, mentre il più celebre dandy della letteratura britannica era noto per la sua personalità eccentrica e arguta ma comunque bonaria e per la sua estetica all’avanguardia per l’epoca, ma comunque elegante, lo scrittore americano, che tutto il mondo conobbe per “Colazione da Tiffany”, venne descritto da chi lo conosceva in toni ben più controversi e taglienti, proprio come la sua scrittura. Ed è proprio quel Truman Capote che ci interessa raccontare in questo articolo, quello che, nel 1959, dopo aver letto un articolo di cronaca nera sul New York Times, si lasciò alle spalle il ponte di Brooklyn e lo scintillio della Grande Mela per avventurarsi in un mondo che più distante non poteva essere, in un microcosmo di America fatta di contadini e granai, nel cuore del Kansas, dove iniziò il lungo percorso di interviste e indagini che lo portò, sei anni dopo, a completare la stesura del romanzo “A sangue freddo”. Il libro, un crudo reportage dedicato all’efferato massacro di un’intera famiglia di agricoltori ad opera di due criminali, conta una lunga serie di protagonisti, il primo dei quali non può che essere il Kansas. 


Si tratta di quello stesso Kansas in cui Dorothy abitava prima di essere portata a Oz dal tornado, ma questa storia non trova spazio per uomini di latta e streghe dell’ovest; nel Kansas di Truman Capote c’è l’America rurale per bene e cattolica, che caccia i fagiani, lavora la terra a testa bassa e si affida alla provvidenza; ma allo stesso tempo c’è l’America rurale più sofferente e più disperata, dove si mangiano latte condensato nei giorni di festa e banane marce nei giorni normali, dove si raccolgono cicche di sigaretta da terra e l’alcol da poco è l’unico palliativo alle sofferenze e alla violenza della vita. 

Truman Capote era molto, molto lontano da casa quando iniziò a scrivere “A sangue freddo”, eppure, forse, trovò lui stesso un palliativo alle sofferenze nel comporre il libro che, a suo stesso dire, gli cambiò la vita, entrando e spiando in modo quasi morboso le vite dei vari attori, tanto vivi quanto morti, di quella crudele tragedia. Proprio il suo modo, incredibilmente freddo e allo stesso tempo quasi spensierato e noncurante, di raccontare il massacro della famiglia Clutter, gli attirò numerose critiche, tra cui quella di aver agito con “voyeurismo cinico”. Quel romanzo, che, secondo le sue speranze, avrebbe dovuto regalargli il Premio Pulitzer, portò critici e lettori dell’epoca a interrogarsi su quel cinismo, a chiedersi se fosse giusto “osservare” un crimine come dal buco di una serratura, raccontandone fatti, dettagli e minuzie, senza mai cambiare tono, senza mai mettere in mezzo moralità, giudizio e, soprattutto, pietà. 


Si parla dei quattro membri della famiglia Clutter, della loro vita semplice, fatta di biscotti alla noce di cocco, chiesa, granai, caccia ai conigli, chiesa e tutto ciò che componeva la loro banalmente umana vita contadina. Si parla della giovane Nancy, che a sedici anni, nei suoi “jeans sbiaditi” e “maglione verde”, preparava torte alle ciliegie, violava il coprifuoco serale con il suo ragazzo conosciuto a scuola e, dalla sua stanza colorata, sognava Manhattan, la stessa Manhattan a cui apparteneva Capote. Non passano che una decina di pagine e, con lo stesso freddo candore, si parla nuovamente di Nancy, ma questa volta di una Nancy irriconoscibile, perché come altro poteva essere dal momento che le avevano “sparato alla nuca tenendo l’arma a pochi centimetri”? Si parla del suo orsacchiotto che, come lei, fissava il vuoto, e giaceva a fianco dei suoi piedi e delle sue mani legate. 

Non c’è una speranza di giustizia, non c’è pena e non c’è tristezza nel racconto della fine di Nancy e dei suoi familiari, c’è solo il freddo gelido delle notti di novembre del Kansas, ma forse anche di quelle di New York. 


Ci sono poi le storie e le parole dei due esecutori della strage, i due assassini che uccisero i Clutter senza pietà e che vennero, per questo, condannati a morte e giustiziati pochi mesi prima della pubblicazione di “A sangue freddo”. 

Capote li cita tacitamente nell’incipit del suo romanzo, parlando di “collaboratori” che, grazie a numerosi colloqui, resero possibile la stesura del libro. Ed è proprio a loro, Dick e Perry, gli unici due attori ancora in vita della tragedia e dunque gli unici che Capote poté conoscere in prima persona, che egli rivolge le più personali attenzioni. 


È dalle loro parole, trasmesse e arricchite dalle opinioni dell’autore, che sappiamo che Richard ‘Dick’ Hickock, “non aveva sensibilità per musica e poesia”, ma, non solo, era “intensamente solido, invulnerabile, assolutamente mascolino”

Allo stesso modo, sappiamo che Perry Smith, con cui si vocifera Capote ebbe addirittura un flirt (voci non verificate, ndr), “poteva essere come un bambino”, che passava ore intere a succhiarsi i pollici per poi “montare su tutte le furie più in fretta di dieci indiani ubriachi”

Sappiamo che Perry era “un giovane duro, freddo, con occhi sereni e un po’ sonnolenti”, e, a questo punto, non si può non capire come “freddo” sia realmente la parola chiave di questo libro e non solo perché è una delle tre parole che ne compongono il titolo. 

Freddo è Perry; ma freddo è anche il sangue che, in effetti, si gela nelle vene leggendo la dettagliatissima descrizione dell’omicidio, così come freddo è quel Kansas nel cuore dell’America e così come fredda, e allo stesso tempo bellissima, e la penna di Truman Capote in questo libro. 


“A sangue freddo” è un libro duro da leggere e da digerire. È un libro complicato, che ha richiesto sei anni per venire alla luce e che quei sei anni li dimostra tutti. Eppure è un libro che va letto, un libro necessario, anche solo per ammirare il talento letterario assoluto che l’ha scritto.

Cristina Vitagliano

23 March 2018

PIÙ LUCE! - La visione grandangolare di Lawrence Ferlinghetti (traduzione di Gabriele Nero)






La mia ex-moglie è stata l'ispirazione per Against the Chalk Cliffs. Le scogliere sono vicino spiaggia di Bolinas, in California, dove passavamo del tempo quando vivevamo a North Beach, a San Francisco. Le scogliere non sono in realtà di gesso ma ho sentito che il "gesso" nel titolo conferiva al quadro un senso di fragilità e vulnerabilità. La sentivo fragile. L'ho dipinto nel mio primo studio a San Francisco, al 9 di Mission Street vicino all'Embarcadero (l'edificio Audiffred). Ho ereditato lo studio di Hassel Smith, il pittore figurativo che si era rivolto verso il non obiettivo. C'erano altri pittori del movimento figurativo di San Francisco sullo stesso piano, tra cui Frank Lobdell. Era uno studio magnifico, un grande loft al terzo piano con vista sulla baia. Non c'era riscaldamento se non per una piccola stufa a carbone e, al piano di sopra  non c'era nemmeno l'elettricità (proprio come Parigi, la città da cui ero appena andato via). L'affitto era di $ 29 al mese. Al secondo piano c'era il club "Seven Seas" degli Alcolisti Anonimi e, durante il Great Harbor Strike degli anni '30 (il grande sciopero dei portuali, ndt), anche alcuni dirigenti sindacali come Harry Lundgren o Harry Bridges avevano i loro uffici lì.


"Tutto quello che volevo era dipingere la luce del sole sulle facciate delle case", disse Edward Hopper (o qualcosa del genere) e c'erano legioni di poeti e cineasti ossessionati dalla luce. Concordo perfettamente con quel visionario romantico e irrazionale che dice che la luce venne prima di tutto, e che l'oscurità non è che un'ombra fugace che deve essere eliminata con più luce. ("Più luce!" Gridò il poeta in punto di morte). Poeti e pittori sono portatori naturali di luce e tutto quello che volevo fare era dipingere la luce sui muri della vita.

Non ho mai voluto essere un poeta. La poesia ha scelto me, io non l'ho scelta. Quando diventi un poeta, lo fai, se non contro la tua volontà, contro il tuo buonsenso. Volevo fare il pittore ma, da quando avevo dieci anni, queste maledette poesie non hanno più smesso di manifestarsi. Forse un giorno mi abbandoneranno e potrò riprendere a dipingere.

Door to the Sea, un quadro molto grande, è vagamente ispirato alla Door to the River di Willem de Kooning. È iniziato come un dipinto totalmente astratto, ma mi resi conto che si erano insinuate delle figure umane. Crescendo a New York, mi sono identificato, ovviamente, con gli espressionisti astratti di New York, che erano i miei contemporanei, e, all'inizio, ho provato a dipingere come Kooning e Franz Kline e Robert Motherwell ma, in realtà, non avevo più la loro stessa visione da quando questa figura umana (uomo o donna) emerse dalla tela. Più tardi, ho espresso questo conflitto in un dipinto intitolato Triumph of the New York School, una grande tela con forme lineari nere sovrapposte a figure umane. Faccio una netta distinzione tra "non oggettivi" e "astratti". Un dipinto non oggettivo non è una ''astrazione'' di un oggetto o di una scena corrente. È una nuova creazione che non ha alcun riferimento al di fuori di essa. In questo modo, "espressionisti astratti" è un nome inappropriato, ma è così che sono diventati noti, a causa della semantica trascurata di alcuni critici.



Il piacevole sole dell'impressionismo crea poesie di luce e ombre. La luce spezzata dell'espressionismo astratto crea poesie di caos.

Le immagini appaiono e scompaiono nella poesia e nel dipinto, escono da un vuoto oscuro e rientrano, messaggeri di luce e pioggia, alzano le loro lampade scintillanti e svaniscono in un istante. Ma possono essere intravistieabbastanza a lungo da essere immortalati come le ombre sulle pareti della caverna di Platone.

Il titolo Manhattan Transit è adattato dal libro di John Dos Passos. Anch'esso è stato dipinto al 9 di Mission Street. A quei tempi, prima che Gesso arrivasse sul mercato, i pittori ricoprivano le loro tele grezze con colla di pelle di coniglio. Ho riscaldato la pentola di colla sulla stufa a carbone. Questo è uno dei tre o quattro quadri astratti che ho fatto negli anni Cinquanta, in un momento in cui davvero non sapevo come disegnare. È stata una facile via d'uscita. (Quanti altri aspiranti pittori hanno fatto lo stesso!)



Attraverso l'arte, crea l'ordine al di fuori del caos della vita.

I disegni a carboncino erano basati sulle pose di un minuto di modelli di studio, generalmente definiti "disegni gestuali", e furono realizzati negli anni Ottanta e Novanta nel mio studio su Hunters Point Shipyard, a San Francisco. Al disegno originale, avevo aggiunto dopo aggiunto un'altra faccia o corpo, nel tentativo di concedergli un po 'di ambiguità o mistero. Non perché non ci sia abbastanza mistero in un corpo nudo di una donna o di un uomo.



Ad ogni modo, cosa fa un corpo nudo sulla terra e qual è la sua esistenza misteriosa? Oltre a ciò, c'è quello che viene solitamente chiamato "il mistero della donna", un concetto romantico che l'ha dotata di un'attrazione irraggiungibile e imperscrutabile, sia sessuale che spirituale. In seguito, la rivoluzione femminista ha fatto scendere la Donna dal suo piedistallo. Ma il corpo rimane lo stesso.

Mantieni un'ampia visione angolare: ogni sguardo è uno scorcio di mondo. Esprimi l'immensità del mondo là fuori: il sole che ci vede tutti, la luna che sparge ombre su di noi, i tranquilli stagni da giardino, i salici dove canta nascosto il tordo, il crepuscolo che cade lungo il fiume che scorre per infiniti spazi che si aprono sul mare ... l'alta marea e i versi dei gabbiani... E poi  la gente, sì, la gente, sparpagliata per tutta la terra e che parla lingue babeliche. Dai voce a tutti loro!



Oh Pocahontas, Pocahontas! Ha lo scopo di esprimere la mia compassione per questa giovane nativa americana e tutto ciò che ha sofferto per mano di corteggiatori bianchi e sfruttatori. Questo dipinto non ha nulla a che fare con la precisione storica. Le immagini di Pocahontas di questo dipinto sono immagini di ricordi in un libro per bambini che devo aver letto quando avevo circa dieci anni. In tutti questi anni ho portato questo piccolo tableau in giro, pronto ogni volta a essere proiettato nel mio cervello . Queste istantanee compongono la nostra memoria e quando vengono lanciate su una tela, anni dopo, tornano in vita con tutta la loro intensità originale (se il pittore è abbastanza bravo da saperle catturare).



Lovers è un altro quadro molto grande, in cui è rappresentata probabilmente la modella più bella che abbia mai avuto nel mio studio, una giovane donna dai capelli, che probabilmente sta posavaper la prima volta. C'era freschezza e purezza in lei. Più tardi, ho aggiunto la testa di un uomo barbuto e un po 'più grande di lei, forse immaginando cosa sarebbe successo nel suo futuro.



La poesia è la distanza più breve tra due esseri umani.

L'arte non è casuale. Il caso non è arte, se non per caso.

La luce del sole della poesia proietta ombre. Dipingi anche quelle.

Dipingi come un demone sveglio, ossessionato. Ciò che è importante in un quadro sono le sue affascinanti e misteriose manifestazioni di vita. Allora dimmi cos'è la vita per te nella tua pittura. Appassionati! Eccitati! Non fermarti! Eccita l'immaginazione!



This Is Not a Man è chiaramente un gioco riferito a Ceci n’est pas une pipe il quadro di René Magritte. Tuttavia, il dipinto non ha nulla a che vedere con il francese. La vera storia risale agli anni quaranta, quando uno dei miei fratelli era l'assistente del direttore nella prigione Sing Sing sull'Hudson, a New York. Doveva assistere a tutte le esecuzioni sull'orribile vecchia sedia di legno con i suoi cavi elettrici, spesse cinghie di cuoio per braccia e gambe, e un casco pesante. Era uno scenario spaventoso anche senza un uomo seduto sopra. Dopo che mio fratello morì, tra le sue carte c'era una foto in bianco e nero di un uomo sulla sedia che stava per essere fritto. Sul retro della foto, scritte a matita, c'erano le istruzioni per l'esecutore: "Metti gli elettrodi alla testa e alle gambe, ecc." Ho serigrafato la foto su una tela e poi l'ho dipinta. È stato utilizzato in una campagna globale contro la pena di morte ed è ancora a disposizione per tale uso. Ma la barbarie continua. Avanti avanti, soldati cristiani! Uccidi o verrai ucciso! In 2012 anni di Cristianesimo siamo stati in grado di mantenere intatto il nostro istinto più selvaggio.



Quello che ho in mente è l'arte come uno spazio per approfondire il destino dell'uomo.



"Ho sconfitto il mio esilio" è sempre stata una delle mie citazioni preferite di Ezra Pound - l'ultima parola sul suo lungo espatrio. Tanta vita è rinchiusa in quella linea di poesia! È forse una dichiarazione di vita quasi altrettanto forte di quella di Dante "Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura". Il mio studio astratto sulla testa di Pound si basa su un disegno altrettanto astratto di Gaudier-Brzeska sulla copertina dell'edizione New Directions di Pound, Personæ. Oltre all'originale che possiedo ancora, esistono solo altre tre copie, leggermente più piccole: una alla libreria City Lights di San Francisco, una alla New Directions a New York, e una di proprietà della figlia di Pound, Mary de Rachewiltz, nel nord Italia. L'ho visitata quasi dieci anni fa. Comprensibilmente, avrebbe potuto essere arrabbiata con me per la mia rauca critica di Pound in Americus: Book I, ma evidentemente è stata contenta del mio ritratto . Difende con valore la memoria di suo padre, naturalmente.



L'arte deve farcela da sola, senza spiegazioni, e la stessa cosa per la poesia.  Se la poesia o il quadro devono essere spiegati, allora c'è qualcosa che non va nella comunicazione.


Lawrence Ferlinghetti
Traduzione: Gabriele Nero