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11 May 2022

EFFETTO STOPPA di Aldo Taranto su LALETTRICERRANTE

 


El Doctor Sax è ormai una garanzia. Libri accuratamente selezionati, assolutamente originali e mai deludenti.

Tra le ultime proposte, "Effetto stoppa" è un romanzo breve dallo stile scarmigliato, scomposto, stopposo. L'effetto del mare sui capelli, irrigiditi e aruffati dalla salsedine, richiama l'identità dell'artista in crescita, che - come la chioma - sfugge al controllo.

Il giovane protagonista vaga tra le sue innumerevoli identità, ripercorrendo con il pensiero il suo perenne errare. Tra fotografie e appunti, sparsi tra tazzine, santini e oggetti di ogni tipo, i pezzi di ciò che egli è abitano le tappe del suo errare.

"Effetto stoppa" è una sorta di romanzo autobiografico, che rivela il movimento irrefrenabile di un artista che non conosce rifugi, se non quello della scrittura, che custodisce la sua famiglia, le sue identità, le sue minime certezze.

"L'errante nel suo errare pur non disponendo di posti sicuri in cui tenere le cose, quelle carte le tiene steette a sé".

Come posso non apprezzare un libro sull'erranza?!




21 April 2022

EFFETTO STOPPA - Aldo Taranto

 

Secondo Jacques Derrida l’etimologia di archivio risiede nella parola greca ἀρχή (arché), la forza primigenia che domina il mondo: l’origine e il dominio, spiazzante polarità tra il “cominciamento” e il “comando”. Da questa riflessione parte l’esperimento letterario di Aldo Taranto, che non è né un memoir né una biografia sebbene assomigli all’uno e all’altra per il dialogo interiore della voce narrante che, attraverso una prosa semplice e poetica, si intrattiene con i suoi tanti io del passato, evocando episodi dell’infanzia, le prime ribellioni giovanili e altre esperienze di vita più o meno dure. Immergendosi in questo disordinato archivio il lettore vedrà apparire le diverse vicende del passato del soggetto narrante avvertendone la tensione e le contraddizioni, chi ha conosciuto e amato, nella Torino di fine anni Settanta tra operai, artisti, emigrati, trans, militanti, in un dialogo ad un tempo con se stesso e con la storia e la letteratura. Infatti, in parallelo alle storie ricordate, inserisce degli elenchi di libri che accompagnano la sua formazione, o che, dopo la loro pubblicazione, cambiano lo scenario culturale del tempo. Ma in realtà lo sviluppo temporale della narrazione è limitato ad alcuni attimi di presente: un uomo nella sua stanza di fronte a se stesso ha sparso sul tavolo le sue carte e le sue foto per ridare ordine ad un suo immaginario archivio. Dal passare da tale iniziale proposito al costruirsi un io mitico il passo sarà breve.

Aldo Taranto da Siracusa, sua città natale, si sposta nel 1978 a Torino. Studia per alcuni anni danza contemporanea e danza primitiva e contemporaneamente è assistente di un noto artista appartenente al gruppo dell’Arte Povera. Dopo Serata Immateriale, performance avvenuta nel 1986, della durata di un sol giorno, ideata e realizzata insieme ad altri artisti e ad architetti ed attori, ispirati al pensiero di Lyotard, parteciperà a diverse altre mostre. Ha scritto contributi critici per gli artisti: Filippo di Sambuy, Corrado Agricola, Sebastiano Mortellaro. Con El Doctor Sax ha pubblicato Pro Cedere - Dura Arte (2019).



26 February 2019

PRO CEDERE - DURA ARTE - Aldo Taranto

Pro Cedere - Dura Arte è un quaderno di viaggio, che, attraverso immagini, parole e fotografie, accompagna il lettore lungo il cammino, poetico e tortuoso, nell’arte e nella vita dell’artista siciliano, torinese d’adozione. In queste 100 pagine a colori, Aldo Taranto, che a Torino collaborò con affermati artisti delle avanguardie di fine Novecento, ci fa entrare nel suo profondo umano e creativo, partendo dalle proprie radici, spingedosi verso il trascendentale.


La prima parte del libro, “Pro cedere”, composta da immagini e parole- immagini, è divisa in sette capitoli nei quali appaiono sei figure femminili della famiglia dell’autore, ad eccezione del quarto dove appare un ritratto intimo dello stesso Aldo Taranto. Nell’ultimo capitolo c’è un’immagine di volti sovrapposti degli avi, mai conosciuti dall’artista. Questa parte del libro è stata pensata d’un fiato, come un diario intimo. E’ un libro verticale, qualcosa che assomiglia ad un albero genealogico dal lato femminile, con incursioni nel semplice quotidiano ed aspirazioni a rendere universale l’intimo e il transitorio. Nella seconda parte, “Dura arte”, la vita nello studio, il collettivo d’arte filisto251 e le mostre, sono narrate come risvolti esteriori di riflessioni su vicende private e intime, liquidate dallo stesso artista: «ma io non ero buono, portavo un peso inutile, ancora». 

Aldo Taranto: Torino è la sua seconda città, Siracusa è quella che gli ha dato i natali e in cui ha trascorso l’infanzia e la prima giovinezza e dove è tornato a vivere agli inizi degli anni Novanta. Con Torino ha sempre, però, mantenuto un legame, ne è una prova questo libro, sia per alcuni riferimenti in esso presenti, che per il contributo prezioso dato dal fotografo e artista torinese Max Zarri alla sua realizzazione. È proprio a Torino che Aldo Taranto viene folgorato dall’interesse per l’arte contemporanea, coinvolgendosi totalmente. Lavora qualche anno come assistente per diversi artisti riconosciuti, tra i quali Michelangelo Pistoletto, fino a quando viene invitato a partecipare alla mostra Serata Immateriale, nel 1986. La mostra, nata spontaneamente dall’incontro di alcuni giovani artisti, architetti ed attori di teatro, è la sua iniziazione come artista, il primo passo di un percorso nell’avventura dell’arte, che sebbene sarà discontinuo ed accidentato, anche a causa della malattia della sorella, proseguirà e lo accompagnerà nel corso della sua vita. Gli anni trascorsi a Torino sono stati quelli che manterrà vivi nella memoria, sia per una certa durezza che per l’estrema e dolce poesia vissuta. A Torino, inoltre, frequenta per alcuni anni il serigrafo Giancarlo Frassinelli, partecipando al suo gruppo di meditazione della scuola di Gurdjieff, esperienza interiore ancora oggi viva in lui. Tornato a Siracusa conosce alcuni giovani artisti che frequentano la Galleria Civica d’Arte Contemporanea Montevergini, fondata dal critico d’arte Demetrio Paparoni, e insieme a loro fonda un collettivo che prende il nome dall’indirizzo civico della sua sede: filisto251. Da lì si sviluppano una serie di mostre e iniziative, in parte narrate nel libro. Oggi questo collettivo non esiste più pur restando vivo il legame tra alcuni artisti che vi presero parte. La scrittura è stata da giovane una sua passione che ha ripreso quando alcuni artisti, tra cui Corrado Agricola, Sebastiano Mortellaro e Filippo di Sambuy, gli hanno chiesto di scrivere per loro. Questo è il primo suo libro. Può darsi che ne scriverà degli altri.