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02 May 2018

RACCONTI DI UN ETEROMANE - Jean Lorrain

TRADUZIONE:
MARTA CAPUA 

Jean Lorrain (9 Agosto 1855- 30 Giugno 1906) “pittore compiacente di ebbrezza e perversioni” così lo definisce il Grand Larousse Encyclopédique. Nato come Paul Duval, Lorrain fu un poeta, romanziere ed eteromane. Nato a Fécamp nel 1855, si trasferì a Parigi nel 1876, precisamente a Montmartre, dove cominciò scrivere sotto gli pseudonimi di Mademoiselle Baudelaire, Monsieur La Putaine o Monsieur Le Cul. La sua omosessualità fu così insolente, ed eccentrica che lo spinse a sfidare a duello Proust, dopo averlo accusato di essere anch’egli omosessuale, e Maupassant, che invece lo ferì ad una spalla; fu, inoltre, intimo amico dell’attrice Sara Bernhardt. Personaggio eccentrico e discusso già tra i suoi contemporanei, abusò di droghe e lottò a lungo contro la sifilide. Morì a Parigi, a 50 anni, a causa di una peritonite.

I “Racconti di un eteromane” sono allucinazioni, dove, come in un ballo in maschera, incubi e paure, tipiche dei racconti di Edgar Allan Poe, si mescolano con la bohème parigina durante l’apogeo della Belle Époque. Questo libro, composto da brevi racconti sull’eteromania, rispecchia le caratteristiche essenziali dell’opera di Lorrain: pessimismo, tolleranza, vizio, il gusto della provocazione e la compulsiva ricerca dei “paradisi artificiali”, il tutto incorniciato da una percezione visionaria dell’esistenza.

“Scendendo dalla scalinata del palazzo, lei incontrò grandi ombre che salivano in senso opposto: erano forme di cavalieri con elmi, dame vestite a festa e monaci incappucciati; vi erano anche prelati con mitra, lanzichenecchi e paggi, il profilo dei morioni, delle bandiere e delle lance emergeva in nero sull’alta tappezzeria, ma non erano nient’altro che ombre e non facevano nessun rumore. Gerda si trattenne, non osando fare un altro passo davanti a quel corteo silenzioso. «Non temere» gracchiò il corvo posato sulla sua spalla «sono più vuoti del fumo, sono i Sogni, non appena si spengono le luci, tutte le notti, invadono il palazzo»”.
Jean Lorrain