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28 June 2022

SANGUE E LATTE di Eugenio Di Donato su EUDEMOLIBRIA - di Silvia Pantò (Instagram)


Popolo di lettori, oggi vi presento un libro della letteratura contemporanea, un libro cui storia può essere percepita con tutti e cinque i sensi e quindi vissuta come reale sulla propria pelle, grazie allo stile semplice e diretto con il quale Eugenio di Donato racconta una storia di vita colma di forti contenuti.
Pubblicato da poco tempo dalla casa editrice internazionale El Doctor Sax , Sangue e latte (anche in versione spagnola con il titolo di Sangre y leche) è in breve arrivato sui comodini di molti amanti della lettura e non c’è da meravigliarsi, in quanto stiamo parlando di una storia che prende le redini dell’interesse già dalle prime righe.

Sangue e latte racconta una realtà paesana con la quale non è sempre semplice identificarsi, allo stesso tempo mette però in luce gli affetti familiari. È da questo tema che parte Ludovico (protagonista di questo bellissimo racconto) per poi svilupparne tanti altri.
Tra questi: l’importanza di esprimere sé stessi e le emozioni recondite che abbiamo dentro; eliminando l’abitudine di sentirsi solo un numero, e ancora, la presa di coscienza della verità e del dolore che a volte essa porta con sé… il conseguenziale coraggio di rialzarsi e agire.

Una vigorosa critica alla società contemporanea, fa spesso capolino tra un tema e l’altro, stabilendosi così come cornice perfetta di un racconto in cui l’autore, non ha altro desiderio che illustrare le fasi per raggiungere le luci dell’alba di una nuova vita.

27 April 2022

RACCONTI DI SOLITUDINE di Jack London su EUDEMOLIBRIA - di Silvia Pantò (Instagram)


Buongiorno cari Demoners, nuovo giorno nuovo genere: il racconto. 
Sembra sempre di tornare bambini attraverso lo stile di questo genere letterario e, nonostante il carattere più feroce di questa piccola serie di racconti di Jack London, vi posso assicurare che il risultato sarà il medesimo. 

Racconti di solitudine di Jack London (edito da El Doctor Sax) racchiude una sorta di magia, quella dell’individuo che fa i conti con la sua natura e con la Natura stessa. 
Attraverso descrizioni pregne di umanità, London traccia le righe della chiara fragilità dell’uomo, illustrando le varie forme di reagire alle proprie debolezze. Evidenzia allo stesso tempo la capacità umana di aggrapparsi alla vita, dichiarando in ultima istanza l’uguaglianza dell’individuo con l’animale.

Protagonista di questi racconti è inoltre la solitudine, così come anticipa il titolo. 
London nei tre racconti che compongono questa mini raccolta, ci parla della solitudine presentandola sotto vari aspetti: 
la solitudine di chi non riceverà mai amore, di chi non possiede le giuste parole per dire quel che sente e quella di chi viene abbandonato al suo destino. 
Il bello di questo libro? 
È che Racconti di solitudine non si limita solo a raccontare delle storie ma rende viva ogni emozione, trasferendo ognuna di esse dalla pagina direttamente al cuore del lettore.

El Doctor Sax ha inoltre pensato anche agli amanti della lettura in lingua straniera, pubblicando il suddetto volume anche in lingua spagnola (Relatos de soledad). 
Quest'ultimo contiene un bonus, un quarto racconto, da non perdere.

Silvia Pantò

24 June 2021

FARSI MALE CON LO YOGA . Recensione di YOGA di Emmanuel Carrère - Enrico Romanetto



L’errore più semplice da commettere davanti alle trecento paginette di Yoga è quello di berlo come un bicchiere di acqua ghiacciata. Sensazione di fresco nell’immediato: Emmanuel Carrère è tornato. Poi gola e stomaco cominciano a raffreddarsi più del dovuto, ci si sente gonfi e si rischiano i crampi. Carrère si sfoga nel pieno di una nuova crisi di mezz’età che lo scrittore parigino non risolve nell’artificio del romanzo, con la violenza trasformata in catarsi come fa con Serotonina il suo non dichiarato antagonista letterario, Michel Houellebecq, che viene citato con un timore quasi adolescenziale. No. Carrère concede al lettore solo la possibilità di ricostruire una trama tutta immersa nel reale. Il suo. La sua vita è il baricentro egotico di tutti gli avvenimenti attraverso cui l’autore si ritrae mentre passa da un ritiro nel silenzio della meditazione Vipassana, fino al ricovero in una clinica psichiatrica e all’elettroshock. Nel mezzo, le sue manie. Prima blandite da una sorta di nuova coscienza, che l’ormai sessantenne si impone, poi combattute a colpi di scariche, annotate come in una sorta di diario esperienziale. 


Ossessioni borghesi, un po’ puerili, come quella di non riconoscersi nel grande scrittore che avrebbe voluto essere, oppure, una sessualità ancora vivace. È qui Carrère dà il meglio in termini di voyeurismo, citando anche Torino e celebrando la Holden di Alessandro Baricco come la migliore scuola di scrittura creativa. La letteratura c’entra poco, perché la vicenda non riguardo altro che una copula, mancata, con una giovane allieva incrociata durante una vacanza in Grecia. Quasi un ritiro per convalescenti agiati e pieni di guai incorniciato dall’isola in cui approdano i migranti più disperati, le cui storie diventano un’altra volta controcanto della propria vita agra come non era avvenuto A Calais. L’ultimo rigo ripaga della pazienza. Emmanuel Carrère si rivela per quello che nessuno si sarebbe atteso all’inizio. Lo stesso di prima, salvo far infuriare sicuramente più d’uno dei suoi “fedelissimi” con una scena finale in cui, davvero, dovrebbe concentrarsi tutta la curiosità del lettore. Così da scoprire perché non abbiamo tra le mani il volumetto sullo Yoga che l’autore si era ripromesso di scrivere.

Enrico Romanetto

22 June 2021

JOHN BARLEYCORN de Jack London - por Rafael Becerra

 


Una vez más el maestro Jack London escarba en sus recuerdos para ofrecernos otro libro autobiográfico lleno de aventuras de todo tipo. Pero esta vez lo hace narrando su relación intima con el alcohol, llamado John Barleycorn. Desenmascara a tan escurridizo personaje descubriendo todas sus tretas, todas las artimañas que utiliza para arrastrarte hasta el fondo del pozo y acabar contigo. Un demonio al que hay que conocer profundamente para poder sobrevivir a su abrazo y hacer que se doblegue si quieres que cabalgue contigo durante toda tu vida.

Desmadejando sus recuerdos, London nos habla de la temprana primera cerveza que lo llevó a su borrachera inaugural, y a partir de ahí, del profundo conocimiento que tuvo de tan nocivo camarada durante toda su vida. “John Barleycorn ha convertido en ruines a más hombres de los que ha llevado a la gloria” La narración que atrapa desde las primeras páginas se convierte en un catálogo del arte y la desgracia del bebedor, cuenta la ruina a la que te lleva la bebida sin control, pero también habla de la camaradería, de los momentos de euforia y los encuentros propiciados por ella, antes de caer atrapado en sus redes. Al mismo tiempo las vivencias de este gran aventurero nos desgrana una personalidad única siempre queriendo más, deseando empequeñecer el mundo ante sus ojos, esos ojos voraces, escrutadores, que almacenaban todo lo que veían para que los afortunados lectores soñáramos las aventuras de otro.


La vida alrededor de los muelles, embarcaderos, barcos de todos los calados, rutas comerciales, pirateo de ostras, tipos despreciables, y desgraciados de cualquier pelaje, pero sobre todo tabernas, saturadas de brebajes de todo tipo para demoler y doblegar mediante el embrutecimiento. “John Barleycorn destruye porque es accesible, está en cualquier calle, protegido por la ley, saludado por los policias, a quienes habla a quienes saluda y conduce a los lugares en donde sus devotos se encuentran sumidos en su ausencia”

El libro es de una honestidad aplastante, London no oculta nada, se desnuda en sus páginas para mostrar sus llagas de bebedor, los excesos de una vida en el filo de la navaja, que a la postre le pasaría factura. Una rama del árbol frondoso que fue ese gran aventurero, que exprimió su existencia para poder plasmarla en sus libros.
Las memorias alcohólicas es un relato de los que no se olvidan fácilmente, uno de esos volúmenes que se atesora con cariño y al que se promete una segunda lectura pasados unos años, justo quizás cuando nosotros mismos hallamos aprendido a ignorar o a dominar a ese espíritu burlón que nos ronda todos los días llamado John Barleycorn.

Rafael Becerra Bernal