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22 August 2021

#10 RIVISONDOLI - LEGGERE DOVE NON SI LEGGE: In viaggio con Sangue e Latte - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato



LEGGERE DOVE NON SI LEGGE - in viaggio con Sangue e Latte, di Gaia Russo Frattasi ed Eugenio Di Donato un racconto tra Abruzzo, Lazio e Marche in 10 tappe.


Siamo arrivati alla fine di questo viaggio, spero vi sia piaciuto, che vi sia venuta la voglia di visitare almeno uno dei posti narrati, di scoprirne gli spazi e i linguaggi e perché no di prendere in mano un libro e scoprire cosa c'è dentro.

Sangue e latte è il libro protagonista di questa storia e come tutti i libri ha voglia di essere letto. I libri normalmente si acquistano in libreria, sangue e latte a parte qualche rara libraio/a che ha deciso di ordinarlo direttamente dalla casa editrice non ha questa fortuna. Si trova on line in formato cartaceo e in ebook. Spero vi siate incuriositi a sufficienza da farvelo recapitare a casa.



Grazie per averci seguito,

Eugenio Di Donato
Gaia Russo Frattasi
Gabriele Nero


LEGGERE DOVE NON SI LEGGE from Gaia on Vimeo.

05 August 2021

#9 CAPRICCHIA. LEGGERE DOVE NON SI LEGGE: In viaggio con Sangue e Latte - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato





LEGGERE DOVE NON SI LEGGE - in viaggio con Sangue e Latte, di Gaia Russo Frattasi ed Eugenio Di Donato un racconto tra Abruzzo, Lazio e Marche in 10 tappe.


NONA TAPPA. CAPRICCHIA
  
Capricchia è attaccata a Preta a soli cinquecento metri il linea d’aria. Insieme a Castel Trione costituiscono le frazioni ai piedi del Gorzano.

A Capricchia ci accoglie un punto di ristoro, la cucina dove dal 24 agosto vigili del fuoco, polizia, militari, protezione civile e volontari facevano sosta. Il bar della Proloco di Capricchia, a sette chilometri da Amatrice, era l'unico funzionante nei primi mesi dopo il sisma.

Capricchia, ci racconta Roberto, è l’unica frazione ad aver aumentato il numero degli abitanti. Sono passati da 10 a 23. Le altre si sono spopolate.

Roberto, Paolo e Luigi ci accolgono al loro tavolo, ci offrono il caffè e parlano della frazione, di ciò che succede in questo borgo di circa 20 anime. Ci portano a vedere le casette di legno del Villaggio Vittoria, dedicato al ricordo delle vittime del sisma collegate a Capricchia. Oggi ci dimorano i paesani originari del borgo che ritornano in estate. Ci conducono poi lungo un vicolo che assomiglia a un sentiero per mostrarci la parte del paese dietro il ristoro. La parte terremotata. Alcune case, le più dilaniate sono state demolite, altre lo saranno quando partirà la ricostruzione.

Indicano col dito le loro case, è la volta di Roberto, poi di Luigi, poi indicano le case degli amici. Quella di Fabrizio, di Antonio e di Franca. Sono lì, tra le macerie, tra muri diroccati ed arbusti cresciuti selvaggi.

Qualcuna si è salvata, ne è uscita miracolosamente illesa, resta comunque inaccessibile per via dello stato delle abitazioni adiacenti.

Roberto, Paolo e Luigi sono allegri, è una bella giornata e domani ci sarà la festa della Panonta. È il 20 agosto e Capricchia si popola di gente, arrivano dal Reatino, da Roma tornano tutti o quasi, i figli e i nipoti originari della frazione sparsi per l’Italia. La Panonta è un rito, più che una festa.

Ci invitano, ci dicono che saremo loro ospiti.


LEGGERE DOVE NON SI LEGGE from Gaia on Vimeo.

04 July 2021

#8 GORZANO. LEGGERE DOVE NON SI LEGGE - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato


In viaggio con Sangue e Latte, di Gaia Russo Frattasi ed Eugenio Di Donato un racconto tra Abruzzo, Lazio e Marche in 12 tappe.

Il bosco del Gorzano è un’invenzione di Gaia. È un viaggio in un cartone animato, è il bosco di Miyazaki popolato di maiali, uomini delle caldaie e incantesimi. Come l’incantesimo che ha colpito il nostro piccolo amico topolino che per svariati minuti ha tentato, senza riuscirvi, di liberarsi dalla morsa della fontana.

Nuotava con le zampette davanti velocissime, si muoveva come i topini che si vedono in Ratatouille. Tanto che non sai se i topi di campagna si siano sempre mossi così, morbidi e teneri, o abbiano imparato dopo aver visto il cartone.

Il bosco del Gorzano è stato un viaggio nel viaggio, un balsamo potente e rigeneratore dopo le case divelte di Preta. 

Una poesia dolce e una cura.

L’ennesima testimonianza che i libri possono portare ovunque, anche in mezzo agli incantesimi.

LEGGERE DOVE NON SI LEGGE from Gaia on Vimeo.

12 June 2021

#7 PRETA. LEGGERE DOVE NON SI LEGGE - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato



In viaggio con Sangue e Latte, di Gaia Russo Frattasi ed Eugenio Di Donato un racconto tra Abruzzo, Lazio e Marche in 12 tappe.

A Preta non c’ero mai stato. Ci arriviamo passando per Campotosto, un paese che non esiste più. Circumnavighiamo il lago omonimo e arriviamo a Mascione. Passiamo per Capitignano e Monte Reale che con il suo nome e l’immenso viale alberato evoca grandi città reali come Torino e Caserta.
È tardi, il sole è sceso da un pezzo e Montereale è quasi deserta. Lungo il viale è aperta una rosticceria. Beviamo una birra e sgranocchiamo delle crocchette di patate appena sfornate. Di fronte a noi tre signore chiacchierano nella frescura della sera. Rifocillati continuiamo il giro quando ci coglie intenso l’odore del pane. Esplode da dietro le mura di una grossa casa in pietra, si infila potente nelle narici, riempie l’aria e corre giù lungo la via.

È il forno del paese, il forno del territorio, da qui parte il pane per i comuni in basso lungo la vallata, per il centro commerciale. Perfino per L’Aquila.

Siamo ancora stregati dal profumo del pane quando da un vicolo spunta un signore con una sedia. Si siede all’angolo con la casa del forno. Aspetta la figlia che arriva con l’ultima Corriera. Sono quasi le undici. Tutti i giorni la figlia va a Roma e torna indietro. Due ore e mezza ad andare due ore e mezza a tornare.

Il signore guarda lungo il viale deserto, guarda la piazza in fondo dove adesso sarà arrivato l’odore del pane e dove sosterà la corriera. Tra tre quarti d’ora scenderà sua figlia. Ha gli occhi vacui.

Montereale è a pochi chilometri da Amatrice.

È stato tra i primi a partire quella notte. Il primo ad arrivare ad Amatrice dal lato di Monte Reale.

Era buio, l’illuminazione era saltata, e ci ha messo un po’ a capire che il paese non c’era più. Se n’è accorto quando i fari dell’automobile hanno illuminato le macerie. Quando si è dovuto fermare perché le case erano sulla strada.
Ha salvato diverse persone quella notte, il signore è un volontario della croce rossa. Hanno caricato sull’unica ambulanza tutte le persone che potevano. Quando hanno finito le garze hanno bendato i feriti con le magliette, sistemato i cadaveri come potevano uno accanto all’altro.

Gli si rompe la voce. Piange.

Non smette di piangere.

Racconta e ripete che nel buio, tra le macerie, ne è sicuro, ha calpestato i corpi di due bambine.

Se ne vergogna, quest’uomo che ha salvato la vita ad almeno dieci persone si vergogna.

Il signore si volta, ha riconosciuto il rombo della corriera, ci guarda e per la prima volta sorride. Si asciuga gli occhi e si ricompone.


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05 June 2021

#6 PRETARA CASTELLI. LEGGERE DOVE NON SI LEGGE - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato

 


In viaggio con Sangue e Latte, di Gaia Russo Frattasi ed Eugenio Di Donato un racconto tra Abruzzo, Lazio e Marche in 12 tappe.

Ai piedi e sopra il Sasso di Pretara ho passato un numero enorme di pomeriggi. Ci venivo con Tommaso, con Gilberto, Con Gabriele Schirano e anche con mio fratello. Venti, Venticinque anni fa. Ci sono arrivato in auto, con il furgone, in bici, in auto-stop. 

A Pretara ci si andava da soli, a fare i traversi quando non si aveva una compagno con cui scalare. Ci si andava a provare la mitica Pino la Rana, un 6b ammanigliato sotto la pancia del Sasso. 

Una via che a guardarla sembra impossibile da salire e che invece si riesce a scalare. Una via che oggi per la sua difficoltà fa ridere ma che nel ’95, in provincia di Teramo, non era affatto scontata. All’epoca non c’erano molte falesie chiodate nella provincia. E anche Pino la Rana oggi chiodata a fittoni resinati era protetta con un paio di cordini, due cavetti d’acciaio morsati intorno a una clessidra e un unico spit da 8 mm prima di arrivare in catena. 

La prima volta che ho salito Pino La Rana è stata una grande, grandissima, soddisfazione. L’ho imparata guardando Gilberto. Eravamo in pochi a salirla nel ’95. Eravamo in pochi a scalare. All’epoca almeno a Teramo, ma credo in Abruzzo non esisteva ancora la resina. 

Ci sono stato decine e decine di volte a Pretara, centinaia, senza esagerazione, davvero tante, ma non ero mai andato a vedere i lavatoi. Per noi arrampicatori Pretara era il Sasso. Il mondo cominciava e si esauriva intorno al Sasso. Un sasso che oggi non basta più, e che non bastava nemmeno allora, è, in effetti, una miniatura di falesia, ma resta bellissimo, piantato lì a un metro dal fiume, e con la sua via più difficile, La Sud del Camicia, un ostico 7a dà ancora del filo da torcere. 

Su Castelli avrei molto da dire, è il luogo insieme a Milano dove ho trascorso più tempo, per ora mi taccio e lascio raccontare gli scorci del filmato.


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29 May 2021

#5 FONDO DELLA SALSA. LEGGERE DOVE NON SI LEGGE - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato


In viaggio con Sangue e Latte, di Gaia Russo Frattasi ed Eugenio Di Donato un racconto tra Abruzzo, Lazio e Marche in 12 tappe.

C’era una volta il nevaio più a Sud d’Europa.

I paesani si arrampicavano con i muli e le scuri per tagliare blocchi di ghiaccio. Ci andavo anch’io da bambino, mio padre ogni anno mi portava a visitare la fabbrica del ghiaccio. C’era neve ovunque, c’erano grotte enormi in cui potevi correrci dentro e l’acqua sgorgava in rivoli gelidi.

C’era un mare di neve. Una montagna di neve. Era il nevaio del Fondo Della Salsa, giaceva sul fondo della parete Nord del Monte Camicia. La neve è scomparsa, si fa fatica a scorgere una pozza d’acqua e pensare che qui, ai piedi del nevaio, era tutto un gorgoglio. La sentivi l’acqua, scorreva viva sotto i sassi.

Le cose cambiano, anche noi cambiamo, invecchiamo e c’è ben poco da fare. Pare sia il processo naturale.

Forse il destino del nevaio del Fondo della Salsa era quello di sciogliersi, di scomparire senza lasciare traccia se non nella memoria di chi ci ha camminato sopra e di qualche fotografia ingiallita.

Il pianeta Terra si scalda e i nevai e i ghiacciai si sciolgono. Si sciolgono a velocità inaspettate, è un dato di fatto. Accertato e misurato.

Eppure ignoriamo questo dato, di fatto facciamo finta che non esista.

LEGGERE DOVE NON SI LEGGE from Gaia on Vimeo.

22 May 2021

#4 BISENTI. LEGGERE DOVE NON SI LEGGE- di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato


In viaggio con Sangue e Latte, di Gaia Russo Frattasi ed Eugenio Di Donato un racconto tra Abruzzo, Lazio e Marche in 12 tappe.

Lasciamo Arsita alle nostre spalle e proseguiamo verso Bisenti. Sono le tre del pomeriggio circa, il sole è alto e il paese appare semi disabitato. Io e Gaia camminiamo tra l’intimorito e l’interdetto, ci guardiamo stupiti, sono moltissime le case puntellate e sorrette da impalcature, anche a Bisenti come a Castelli, ad Arsita e a Isola del Gran Sasso il sisma del 2017 ha inferto danni pesanti.

La chiesa, epicentro del paese, è armata. Travi d’acciaio l’avvolgono per garantirne la staticità.

Stiamo andando via, quando tre signori, tre uomini seduti a un tavolo del bar della piazza incuriositi probabilmente dalla telecamera di Gaia con un cenno della mano ci invitano a sederci con loro. Al tavolo c’è anche il parroco, un uomo giovane cordiale e spigliato. Mi ricorda il parroco di Castelli di quando ero bambino, Don Biagio, per il quale noi ragazzi del paese facevamo i chierichetti. I più fortunati durante la pasqua partivano in macchina con Don Biagio per il giro di benedizione delle case delle numerose frazioni del comune. E la macchina si riempiva di uova, di pizze di formaggio e persino di qualche buona spalla di agnello. A Don Biagio brillavano gli occhi, un po’ per i doni e un po’ per i numerosi bicchierini di vino offerti dai contadini.

Io e Gaia ci sediamo al tavolo, ci offrono un bicchiere di vino e del pecorino di Farindola tipico della zona. Una volta rifocillati il Parroco ci invita a visitare l’interno della chiesa di Santa Maria degli Angeli. Il fiore all’occhiello dell’intero paese.

Cerco di parlare dei libri, della lettura, ma non c’è nulla da fare, il parroco ha voglia di raccontare la storia dei santi che occupano sotto forma di statue i vari angoli e nicchie della chiesa.

Si è fatto tardi, il sole sta per tramontare ed è l’ora «giusta» per mostrare a Gaia, prima, il bar di Castagna Vecchia, e poi, il mitico caffè sulla provinciale al bivio per Castel Castagna.

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15 May 2021

#3 IN BETWEEN. LEGGERE DOVE NON SI LEGGE : In viaggio con Sangue e Latte - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato


LEGGERE DOVE NON SI LEGGE: In viaggio con Sangue e Latte - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato. un racconto tra Abruzzo, Lazio e Marche in 12 tappe.


TERZA TAPPA: CAMPO IMPERATORE
Si sale di nuovo da Castelli, questa volta i chilometri di tornanti sono una ventina. Superiamo Rigopiano, qualche curva in provincia di Pescara e si entra nel territorio Aquilano. Ci siamo quasi, un chilometro scarso e raggiungeremo Vado di Sole. Dopo il passo, poco più in basso, si apre il mare brullo di Campo Imperatore. Gaia mi fa fermare, accelerare, tornare indietro. Avanzare di nuovo. Vuole riprendere i faggi, in prossimità del vado, prima di cedere il passo all’erba, si diradano e il sole filtra nel mezzo. È una bellissima giornata e il chiaro scuro ti scompiglia l’anima.

Gaia con in piedi sul sedile, la telecamera puntata come un cannone fuori dal finestrino fa ancora una paio di riprese. Si volta soddisfatta e si siede come una persona normale. È un chiaro segnale che posso procedere verso Campo Imperatore, l’altopiano che da un lato è stretto dalla possente catena del massiccio del Gran Sasso e dall’altro si increspa in onde di colli e scende morbido come una pennellata verso il comune di Santo Stefano di Sessanio.

Per chi non l’ha visto Campo Imperatore è difficile da immaginare, sembra di approdare sulla luna, non c’è niente o quasi. Erba e sassi, erba a perdita d’occhio, e qualche abete sparuto che strappato dal bosco, si ritrova lì, solo in mezzo al nulla, e miracolosamente sopravvive. Cresce nano però, senza la protezione dei suoi simili il sole rovente in estate e il vento e la neve d’inverno non gli lasciano tregua.

Ci risiamo, Gaia ha rimesso i piedi sul sedile, è seduta sul finestrino con il busto completamente fuori, all’aria, e entrambe le mani sulla telecamera. Con una mano tengo il volante e con l’altra una gamba. L’auto raglia come un somaro, procediamo a passo d’uomo.


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08 May 2021

#2 RIGOPIANO. LEGGERE DOVE NON SI LEGGE: In viaggio con Sangue e Latte - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato

 


LEGGERE DOVE NON SI LEGGE: In viaggio con Sangue e Latte - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato. un racconto tra Abruzzo, Lazio e Marche in 12 tappe.


SECONDA TAPPA: RIGOPIANO

Saliamo lungo i dodici chilometri di tornanti che portano da Castelli a Rigopiano. Sì, avete capito bene, Rigopiano, il terremoto e le nevicate furibonde del gennaio 2017.

A Rigopiano ci andavo a mangiare gli arrosticini nelle sere d’estate, ricordo una sera di Agosto eravamo forse una dozzina di ragazzi. Era notte, e di notte a Rigopiano se alzi lo sguardo al cielo ti ci ritrovi dentro. Vedi una stella cadente dietro l’altra. Sembra che piova.

Eravamo stesi sul prato, attoniti e mezzi infreddoliti, avvolti negli abiti leggeri dell’estate, e all’improvviso tra l’umidità della sera giunge lo scirocco. Non l’ho più sentito sulla pelle in quel modo, in bilico, tra il limitare del bosco e il fresco della notte.

A Rigopiano c’erano il camping Siella, il campeggio libero e tante storie da raccontare. Per noi bambini del paese era il regno dei funghi degli adulti, un posto di montagna abitato da muschi e alberi immensi, vi vivono specie autoctone di licheni e faggi centenari. Era il luogo dove i padri, d’inverno, nelle giornate di buon umore ci portavano a fare le discese con lo slittino.

Da ragazzi era la «salita». Chiunque avesse avuto qualche velleità ciclistica doveva cimentarsi con i tornanti. Antonio, il più veloce, impiegava poco più di quaranta minuti a coprire i dodici chilometri. Nel nostro mondo, una saetta.

Parcheggio, dico a Gaia che lì, proprio alle nostre spalle, a pochi metri, c’era il gazebo degli arrosticini. Gaia non mi ascolta, ha già la telecamera in mano e sta filmando il taglio. 

Una fascia senz’alberi, larga decine e decine di metri che solca la montagna. È l’impronta della valanga. Intorno il bosco è intatto, lussureggiante, totalmente estraneo all’accaduto.

Gaia si volta di scatto, è tesa, raggiunge il guard-rail e punta la telecamera verso il mare. Pochi metri più in basso, al di là della strada che disegna un tornante sotto di noi c’era l’albergo di Rigopiano. Non c’è più niente, si distingue solo il perimetro a forma di ottagono della vasca della spa.

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