26 July 2021

GLORIA FUERTES: LA PULCRITUD DE LA RESISTENCIA - por Rafael Becerra



Los censores de la época no veían ningún peligro en aquella señora de aspecto estrafalario que leía poemas a los niños. No suponían que representara ninguna amenaza, más bien, con su aspecto y sus lecturas la consideraban un entretenimiento para los más pequeños.

Gloria supo engañarlos, como si fuese el flautista de Hamelin, se atrajo a los más pequeños a la poesía, mediante juegos de palabras, historias locas y sus “humanos animalizados” que no animales humanizados. Sentada en aquel sillón de mimbre, con las gafas en la punta de la nariz, su eterna sonrisa, Gloria leía. Y los niños que la rodeaban seguían sus historias con la boca abierta. ¿Cuántos de los que fuimos testigos de aquello seguimos sus pasos? Desde aquella televisión en blanco y negro, donde tímidamente se colaban locos utópicos que con sus canciones, poemas, obras de teatro, abrían la mente de niños que los absorbían como esponjas, empapándose de aquella creatividad esperanzadora en aquel mundo gris.

Mucho más tarde descubrí los poemas de Gloria Fuertes, me sumergí de lleno en su poesía dolorosa y sincera, nostálgica de una infancia arrebatada y sobrada de posguerra, melancólica y amarga, y al mismo tiempo sembrada de un sentido del humor casi esperpéntico, dadas las condiciones de esa existencia enferma, donde la represión, la amenaza constante y las imposiciones ideológicas eran el pan nuestro de cada día.


Llevaba su carga con resignación, sin dejar que ésta la aplastara, con versos construyó un andamiaje que sujetara su desdicha, con humor apuntaló su existencia, y con los niños encontró la esperanza de que no todo estaba perdido, que en aquellos pequeños, tal vez, estuviera plantada la semilla del cambio, que esa generación que llegaba sabría encontrar otro camino distinto. No sé si fue así. Puede que todos esperemos lo mismo, que otros lleguen y lo hagan mejor. Que los errores se mueran de aburrimiento de tanto repetirlos. Lo verdaderamente importante es que no se rindió, creyó encontrar una vía de escape, un océano donde perderse para poderse encontrar: La Poesía. Y supo con maestría demostrar que sus versos emocionaban, que curaban, y que desde la sencillez podía contar y aliviar.

No la tomaban en serio, “ellos” los tocados por la historia, los que se sentaban al lado de su dios, esa horda que se apropiaba de la inteligencia creyendo que estaban llamados a “ser” y que se fagocitaban unos a otros mientras se ahogaban en sus mentiras y su mediocridad.

Gloria los sobrevivió a todos, está aquí con nosotros, en cada niño que descubre sus poemas, sus animales, sus historias, y en cada adulto que se acerca a su obra, para descubrir la cercanía de sus propios anhelos.

Rafael Becerra 





 

20 July 2021

UNA SVASTICA SUL VISO di Luca Buoncristiano su BENGALA - di Ray Banhoff



Scrittori buoni ce ne sono pochi e libri buoni ancora meno, per questo quando ne trovi uno è giusto condividerlo.
Joe Rotto è uno di questi.
Questo breve libro che ha scritto su Manson è illuminante, perché lo ha recitato dall'interno. Tutto il flusso di coscienza e la capillare ricostruzione storica della vicenda di Manson avevano bisogno di goccio di umanità per essere comprese.
Anche quando compie il male l'uomo è in mezzo agli uomini e di solito quel male nasce da ferite più antiche e profonde che poi sono anche l'unica spiegazione per capire l'inspiegabile.
Joe Rotto non assolve Manson ma condanna anche l'America.


Ti sei messo nei panni del mostro scrivendo il suo dolore in prima persona. Il finale del libro ribalta quasi la visuale, portando alla luce le “colpe” dell’America a cui ha attentato Manson. «Ti aspetti di spezzarmi? Impossibile! Mi hai rotto anni fa! Mi hai ucciso anni fa». 
Dentro di te però: Manson è colpevole?
Una svastica sul viso nasce dal suo dolore. Quando mi sono messo a leggere o guardare le sue interviste deliranti mi sono reso conto che dietro gli sproloqui, le boccacce, le minacce, c'era un piccolo uomo pieno di dolore e in questo dolore mi ci sono messo dentro. La scelta di utilizzare le sue dichiarazioni, rimaneggiarle, inserire delle cose mie, ha significato non annullare il mostro ma assumere la responsabilità di essere mostro. Manson è colpevole di essere Manson. Come tutti noi lo siamo. Colpevoli di essere. Il finale è un j'accuse alla società americana, ma anche semplicemente alla società e a stringere alla famiglia che della società porta ipocritamente avanti i valori.
Non lo giudico, non posso e non mi interessa. Sicuramente non è un assassino. Ciò che mi interessa è la narrazione di questa non vita che è una vita interiore. Manson non agisce, né quando è rinchiuso, né fuori, però parla, parla molto, ha molto da dire.

Cito un tuo passaggio: «Avete trovato me. Avete trovato il mostro.Questa strage vi serviva proprio. Tutto è diventato accettabile. Perché non si possono uccidere le star, perché non si può uccidere Hollywood… i vostri sogni preconfezionati per i videoregistratori dei vostri cervelli».Se la Family non avesse fatto fuori la Tate, Manson sarebbe diventato l’icona del male che è?
Assolutamente no. Il peccato più grande, lo scandalo di questa storia atroce sta proprio nell'aver ucciso un star hollywoodiana. Nell'aver violato un mondo fino allora inviolabile. E' qui che abbiamo una sostituzione, anzi una sovrapposizione. Nella sua tragica scomparsa, Sharon Tate diventa ancora più brillante, si ingigantisce e Charles Manson diviene anch'esso una star, un mito, un'icona. Due mondi apparentemente inconciliabili, quello delle star e quello dei delinquenti si sovrappongono, si uniscono e finiscono in un'unica narrazione.

Parlami del tuo rapporto con CM. Cosa ti ha spinto a scrivere di lui in prima persona, da dentro. E come è stato?
Fin da ragazzo mi ha sempre attirato. Mi faceva terrore e questo a me è sempre piaciuto. C'è qualcosa di assolutamente magnetico nella paura e gli occhi di Manson erano veramente magnetici e poi c'era la storia che è comunque una storia hollywoodiana.
Solo che a me non bastava, volevo vedere dietro la maschera cosa ci fosse e così ho guardato e mi sono messo anche io questa maschera e ho capito quanto sia difficile togliersela quando questa diviene la tua salvezza. Charles Manson è un uomo che pur di esistere decide di assumersi l'esistenza che gli viene attribuita: quella del mostro. Egli indossa quella maschera perché può parlare solo attraverso di essa. Senza è muto col suo dolore e il suo isolamento.

Non ti fa sorridere il fatto che di cognome fai "Buoncristiano" e che ti occupi del Diavolo moderno? Era il tuo karma forse?
Mi sono occupato molto anche di Carmelo Bene, di cui ho curato un volume edito da Bompiani (PANTA CARMELO BENE) frutto del lavoro di archivio che ho fatto sul suo lascito artistico. Forse lì la vicinanza dei due cognomi era più conciliante. Credendo che il destino sia nel cognome probabilmente ho qualcosa da espiare.


Sono molto affascinato dalla cultura americana e dalla nera ma ti chiedo una cosa da scrittore. Manson è il simbolo del male americano. Chi è il suo analogo in Italia?
Non c'è, non con quelle caratteristiche. Manson è frutto di quella cultura lì, di quella società lì, feroce e spersonalizzante. Non a caso è raro che ci siano serial killer da noi. Non siamo figli di Guerre Stellari o McDonald's. Nondimeno ci sono straordinari casi di cronaca nera, basti pensare al Delitto del Circeo, al Mostro di Firenze, la strage di Erba, Avetrana e così via. La mostruosità americana è più individuale, la nostra forse più condominiale.

Who is Joe Rotto? Che fai nella vita?
Joe Rotto, accompagnato dal suo fedele microcane Sid, è la mia creatura che mi porto dietro ormai da parecchi anni. Potrei definirlo, il mio amico immaginario cui ho dato volto e voce nei miei lavori precedenti (Libro Rotto e Album Rotto).
Joe è lo spacciatore per antonomasia, è colui che soddisfa qualsiasi vizio, che tu sia Michael Jackson, Axl Rose o un comune mortale. "Il mondo è fatto di dipendenze e io sono qui per questo" è il suo adagio.
Lui più che un mostro è un connettore di mostruosità.
Essendo un successo underground ormai mi si identifica con lui e quindi il creatore ha finito col prendere l'identità della sua creatura.
Oltre a scrivere, sono impiegato in un'azienda di armamenti.

La Nera, i delitti, la curiosità delle persone per questi brutti fatti. Che cosa rappresentano?
L'uomo tende al male, c'è poco da fare. Quando ci mettiamo al volante, tutti i santi giorni, auguriamo la morte almeno a una decina di persone e questo nel migliore dei casi. C'è una spinta al male che la maggior parte di noi domina ma nessuno può cancellare. Guardare l'orrore può allora essere catartico o più banalmente piacevole.
Quando si fa del male si pensa sempre di essere nel giusto. E' l'unica scelta possibile in quel momento. Dopo interverrà la legge o la religione o la coscienza a farci capire che forse, forse, abbiamo sbagliato, e non sempre.

Stando anche alle ultime dicerie, forse è Maryln Manson il suo unico vero erede nell’inconscio collettivo?
Marilyn Manson mi sembra solo l'ennesima vittima di questa isteria collettiva chiamata nuovo femminismo, contenuta a suo a volta in questa cazzata del politically correct, che ha come unica espressione la pubblica gogna e che sta rendendo questo mondo ancora più invivibile di quello che è. Non si possono distruggere le persone sui social, innocenti o colpevoli non mi interessa. Esiste la legge, esiste il commissariato, esistono i tribunali, si deve andare lì, no su instagram. I processi non si fanno con gli hashtag né tantomeno le battaglie per i diritti civili.




08 July 2021

La eterna belleza de la palabra: un retrato de Emily Dickinson - por Rafael Becerra

 




Existió una poetisa hecha de vapor de agua, de junco y arcilla, y de soplo de brisa de la tarde.
Existió esa mujer casi transparente que no nació para ser desentrañada, que nada tenía que ver con el mundo de los hombres y mujeres que la rodeaban. Ella vivió en una realidad que se nos escapa, de la que hemos desertado y a la que hemos traicionado, y sin embargo, la gente de su tiempo la clasificó pinchándola como a una mariposa en un sombrío cajón acristalado. Pero a ella eso no le importó; como mística, transitó sendas que no están a la vista de cualquiera, en sus menguadas fronteras físicas descubrió toda la grandeza de la existencia, rodeada de flores, de insectos, de amaneceres y de lluvia. Condensó en su bella poesía una página universal del libro de la vida.


Como un ser milenario que aprendió del detalle más insignificante de la naturaleza, la poetisa describe la grandeza de lo pequeño, sutíl engranaje sin el cual esta máquina perfecta no funcionaría.
¿Es posible púes dar con los secretos del alquimista del mundo?
Sí, pero solo una clase de seres están a la altura de vislumbrarlos, una clase nada común, nada pretenciosa; seres que permanecen en silencio maravillados y sumergidos en el más sencillo pensamiento, y algunos, generosos y plenos de amor nos cuentan sus secretos, nos esbozan delicadamente lo profundo y extraordinario de su labor de hormiguita. Su pensamiento tejido con sencillez y belleza, la urdimbre necesaria para la finalización de un tapiz que roza la perfección.
Existió una vez una poetisa, que nos regaló la belleza de unos versos eternos.


Otros pies van y vienen por mi huerto,
otros dedos la tierra han removido;
un trovador que se posó en el olmo
va diciendo el lugar de mi retiro.

Jugando hay otros niños en el prado
y debajo, cansada, se ha dormido otra gente;
y todavía vuelve, pensativa,
la primavera, y puntual, la nieve.


Rafael Becerra






06 July 2021

WILSON EL CHIFLADO - Mark Twain

TRADUCCIÓN:
RAFAEL BECERRA

PORTADA:
PAMELA VARGAS


Wilson el Chiflado es la historia de varias injusticias que se producen en veinte años de la vida del pequeño pueblo de Dawson's Landing. Un crimen sin resolver, una suplantación de personalidad, una acusación falsa de asesinato, un calendario genial, y sobre todas ellas la historia de un apodo que condena a su portador a la burla y el desaire de todo el pueblo durante muchos años. Por sus páginas desfilan la ironía, el humor, la tragedia, la ignorancia, la maldad y la paciencia de quién es tachado de chiflado y que a la postre intenta demostrar que tal vez todos estaban equivocados. ¿O no?

Cuenta la leyenda que a Mark Twain lo trajo un cometa. Él mismo predijo que se marcharía a la vuelta de este. Fue depositado a orillas de una de las grandes serpientes del mundo: El río Misisipi, por el que fue criado y donde pescó sus mejores historias. Hombre pasional, comprometido, y pesimista. Gran viajero y conferenciante, observó gran parte del mundo aplastado bajo la cadavérica mano del imperialismo, enfrentando su pluma contra tan despiadada bestia. Su pensamiento más oscuro sobre la raza humana queda reflejado en el calendario de Wilson el Chiflado y en el nuevo calendario de Wilson el Chiflado, inscrito, este último, en el libro Viaje alrededor del mundo siguiendo el ecuador.

Su definición más acertada la encontramos en sus propios escritos: «La mayoría siempre está equivocada. Cada vez que veas que estás al lado de la mayoría, será el momento de reformarte».










04 July 2021

#8 GORZANO. LEGGERE DOVE NON SI LEGGE - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato


In viaggio con Sangue e Latte, di Gaia Russo Frattasi ed Eugenio Di Donato un racconto tra Abruzzo, Lazio e Marche in 12 tappe.

Il bosco del Gorzano è un’invenzione di Gaia. È un viaggio in un cartone animato, è il bosco di Miyazaki popolato di maiali, uomini delle caldaie e incantesimi. Come l’incantesimo che ha colpito il nostro piccolo amico topolino che per svariati minuti ha tentato, senza riuscirvi, di liberarsi dalla morsa della fontana.

Nuotava con le zampette davanti velocissime, si muoveva come i topini che si vedono in Ratatouille. Tanto che non sai se i topi di campagna si siano sempre mossi così, morbidi e teneri, o abbiano imparato dopo aver visto il cartone.

Il bosco del Gorzano è stato un viaggio nel viaggio, un balsamo potente e rigeneratore dopo le case divelte di Preta. 

Una poesia dolce e una cura.

L’ennesima testimonianza che i libri possono portare ovunque, anche in mezzo agli incantesimi.

LEGGERE DOVE NON SI LEGGE from Gaia on Vimeo.