31 October 2021

EL DIABLO EN EL CUERPO de Raymond Radiguet en LOS CONJURADOS (Instagram)


"Era como esos poetas que saben que la verdadera poesía es una cosa «maldita», pero que, a pesar de su certeza, sufren a veces al no obtener los sufragios que desprecian." pág.85.

"Nada absorbe más que el amor. No se es perezoso, porque, al estar enamorado, la pereza es parte del juego. El amor siente confusamente que su único derivado real es el trabajo. Incluso lo considera un rival. Y no soporta a ninguno. Pero el amor es una pereza beneficiosa, como la suave lluvia que fecunda.
Cuando la juventud es simplona, es por la falta de haber sido perezosa. Lo que quita valor a nuestros sistemas educativos, es que van dirigidos a los mediocres, a causa de su número." pág. 89.

"Me gustaba tanto esta orilla izquierda del Marne, que frecuentaba la otra, tan diferente, a fin de poder contemplar la que me gustaba. La orilla derecha es menos tranquila, consagrada a los hortelanos, a los labradores, mientras que la mía lo está a los ociosos. Atábamos la barca a un árbol, íbamos a tendernos en mitad del trigo. El campo, bajo la brisa de la tarde, se estremecía. Nuestro egoísmo, en su escondite, olvidaba los perjuicios, sacrificando el trigo al confort de nuestro amor." pág. 91

He puesto tres frases de este libro escrito cuando su autor, "El nuevo Rimbaud" tenía diecisiete años, pero dan ganas de reproducir el libro entero. Es una historia de amor y pasión entre el protagonista de 16 estudiante precoz y Marthe de 19 casada con un soldado que está en el frente en la 1ª Guerra Mundial. Una historia por momentos bella, algo triste, salvaje, entusiasta, vital. También una crónica de costumbres rancias enfrentadas a los rebeldes amantes. #maravillaenestadopuro Un libro extraordinario, excéntrico, raro, pero con una sensación de sublime verdad, pues podemos reconocer que hay amores así, como se nos relata en este fresco de las vidas de dos jóvenes de 1920. Radiguet murió a los 20 años, fue amigo de Jean Cocteau y pudo ver antes de irse, que en los tres meses posteriores a su publicación se vendieron 100.000 ejemplares del mismo. Todo un éxito para aquella época. Aquí editado por El Doctor Sax.
Imagen a la derecha: El autor retratado por Amedeo Modigliani.

24 October 2021

TRANSMISSION di Alessandro Angeli su LA LETTRICE ERRANTE (Instagram)

 



"Listen to the silence, let it ring on eyes, dark grey lenses frightened of the sun we would have a fine time living in the night left to blind destruction, waiting for our sight..."

Inizia così la canzone dei Joy Division che dà il titolo al libro di Alessandro Angeli, edito da El Doctor Sax. Le onde in copertina si propagano dal disco alla carta: chiara dimostrazione che contenere la forza espressiva della band britannica risulta impossibile. Il sasso da loro gettato nelle acque torbide della musica di fine anni '70 sta ancora diramando le sue vibrazioni.

Di certo non conosciuti come i Beatles, ad esempio, i #joydivision hanno lasciato comunque il loro segno, che si fa ancora più potente considerando i pochi anni di carriera. Ian Curtis, frontman del gruppo, morì suicida a soli ventitré anni.

Dalla periferia di Manchester, il giovane #iancurtis, che alla scuola preferiva i piaceri distruttivi di fumo e alcool, sposatosi giovanissimo con Debbie, suonava con i Warsaw, prima che questi evolvessero nei Joy Division. Il nome, ripreso dalla sezione del lager in cui venivano relegate le donne destinate alle perversioni sessuali dei nazisti, fu scovato da Ian, dedito alla lettura, nel libro "The House of Dolls".

I riferimenti alla politica nazista, sottolineati dall'autore della biografia, sono da intendersi come una rivelazione del malessere interiore di Ian. Instabilità, disagio, malcontento e soprattutto paura: nei suoi testi emerge una profonda sofferenza, aggravata dalle prime crisi epilettiche.

Nel giro di poco tempo la fama del gruppo cresce, tanto da riuscire ad esibirsi in un tour europeo e vedersi aprire le porte del Nuovo Continente. Ma i Joy Division, in America, non giungeranno mai. Alla vigilia della partenza, Ian Curtis la fa finita.

Sulla sua lapide è riportato il titolo di una delle sue canzoni più famose: "Love will tear us apart" (l'amore ci farà a pezzi).

#transmission è un libro che ho divorato: nelle parole dell'autore e tra i testi riportati, ho sentito l'eco della musica dei Joy Division, sentito il tormento del protagonista e percepito la potenza della creatività in grado di perpetuarsi oltre la morte.




IL PRIMO DIO di Emanuel Carnevali su LEGGI.SCRIVI.DOMANDA - di Eugenio Di Donato (Instagram)

 






Un libro assolutamente da leggere.

New York è piena di cimici. L'America è spietata con i miserabili. Nella città più giovane del mondo Emanuel cerca lavoro, e quando non cerca lavoro, cerca da mangiare. Ha sempre fame fame fame. Raccoglie da terra tozzi di pane e cicche di sigarette e non è la cosa più abietta a cui si sia abbassato.

Emanuel non è un servo, e per dimostrarlo a se stesso e al mondo scrive. Scrive poesie. Sente in cuor suo di essere un grande poeta. Ma proprio quando finalmente la sua opera è riconosciuta da quei «grandi» presso i quali ha cercato consenso per l'intera vita, si ammala pesantemente come se ubbidisse alle sue stesse parole: «non ho mai voluto essere ricco né tantomeno sfuggire alla povertà, e questo ha generato una gran confusione»

Leggete "il primo Dio" e leggete "Transmission (El Doctor Sax 2021)" entrambi, Carnevali e Ian Curtis, sono incapaci di sfuggire al contenitore che li contiene. Entrambi emettono, e ferocemente si estinguono incapaci di riconoscersi nello stare bene e nel successo.







20 October 2021

TRANSMISSION di Alessandro Angeli su LEGGI.SCRIVI.DOMANDA - di Eugenio Di Donato (Instagram)

 



Transmission, El Doctor Sax 2021, di Alessandro Angeli la cui copertina riporta uno spettro, un messaggio captato dalle «remotità» del cosmo, è la storia dei Joy Division e di Ian Curtis.

È un libro sulla musica e su un suo figlio prediletto, ma è anche e soprattutto uno squarcio sull'essere umano e sulla sua fragilità di cui Ian si fa portatore. Un libro sulla paura e sulla malattia, su come il terrore di ammalarsi e la sua ossessione possano generare la malattia stessa. Un libro sulla premonizione. Su un intuito feroce e mortale proveniente da un insondato aldilà alla stregua della radiazione elettromagnetica che troviamo in copertina. Dove le stelle e un giovane poco più che adolescente sembrano condividere lo stesso destino.

Emettere ed estinguersi.

Non sapevo niente dei Joy Division, niente di Ian Curtis e nulla di Alessandro Angeli. Ho letto il libro in stato «immersivo», Angeli mi ha trasformato in un sottomarino e mi ha catapultato nel mare stellare e buio di Ian.

Grazie




05 October 2021

MUTAGÉNESIS de Marina González & Manuel Garrido - por Rafael Becerra


Existe una literatura de consumo, que juega en las grandes ligas, generalmente orientada a un público poco exigente que busca más el entretenimiento que el conocimiento. Nada que objetar, salvo en el caso bastante frecuente de que estos libros saturen el mercado literario sin dejar espacio a otras obras. Hay un gran negocio en las publicaciones de libros, las revistas especializadas están al servicio de las grandes empresas editoras, y ellos suelen dictar lo que hay que leer. Todo lo que no esté en sus catálogos para ellos no existe, y solo ocasionalmente se sumergen allí en busca de nuevos escritores que se adapten a su modo de funcionar.

Afortunadamente ese monopolio deja un terreno inexplorado para lectores exigentes, y editores con buen ojo y mejor criterio. Un ejemplo de ello es el libro MUTAGÉNESIS escrito por Marina González e ilustrado por Manuel Garrido. Los cuentos de esta joya están englobados bajo el subtitulo: Relatos sobre la supervivencia, y en ellos la autora nos va desgranando una serie de situaciones que nos pueden pasar a diario ante nuestros ojos sin ser capaces de detectarlas. Los personajes del libro si que se percatan, y sus razonamientos y reacciones pudieran ser los de cualquiera; no hay héroes. Solo supervivientes, en una cotidianidad plagada de peligros, camuflados y edulcorados para que no seamos conscientes de ellos. El libro además, se enriquece con los linograbados que acompañan a cada uno de los relatos, potenciando su fuerza con una mirada independiente y exótica. Un proceso artesano que en palabras de su autor le llevó un año de trabajo.

El conjunto es un libro sólido, apetecible y sorprendente, con un estilo fresco y profundo al mismo tiempo, que nos muestra la vida, desde dentro de la misma, con su crudeza y su indiferencia hacia los seres desvalidos que la pueblan. Un trabajo muy recomendable, que nos enseña que la gran literatura, no está donde nos dicen que está.

Rafael Becerra




 

03 October 2021

LA LINGUA LUDICA DI DESNOS, DARD E ASTÉRIX - Antonino Velez


Il comune denominatore dei tre articoli contenuti nel presente volume sono i giochi di parole analizzati in tutte le loro sfaccettature e sfumature e osservati in una prospettiva traduttologica. Dalla poesia di Desnos (Rose Sélavy) ai fumetti di Asterix passando per il giallo di Frédéric Dard (Sanantonio) il fil rouge che li lega è l’uso del calembour come elemento che in apparenza svolge un ruolo meramente ludico ma che nella sostanza diventa ribellione linguistica e sovvertimento delle regole.

Antonino Velez, traduttore e interprete di formazione, docente di lingua e traduzione francese dell’Università di Palermo, si occupa prevalentemente di traduzione, linguistica e didattica del francese. Le sue ricerche nel campo della traduzione spaziano da quella letteraria (poesia, gialli) a quella dei fumetti, alla traduzione multimediale, al sottotitolaggio e alla traduzione musicale.

François Proïa, professore ordinario di letteratura francese all’Università di Chieti-Pescara, si è occupato delle Avanguardie e dei poeti maledetti, oltre che di ricerche e pubblicazioni sulla la storia e la cultura francese. Dal 2021 dirige per El Doctor Sax la collana L’Écume des jours.





16 September 2021

El retrato de Charles Bukowski - por Rafael Becerra

 


Atravesar un pantano como todo el mundo puede adivinar tiene muchas cosas malas: las picaduras de mosquitos, el fango, la suciedad, la humedad y todas las que cada cual pueda imaginar. También tiene cosas buenas siempre dependiendo de hacía donde se vaya.

Hoy me adentro en ese pantano imaginario para hablar de un escritor amado y odiado a partes iguales: Charles Bukowski, muchas veces arrastrado a una mitomanía que él siempre rehusó. Las razones por las que un tipo como Bukowski tiene fama mundial se nos pueden escapar, pero lo que nadie puede obviar es que de alguna forma él dió el salto de las revistas “pulp” y las publicaciones underground a las grandes editoriales. ¿Y qué tiene su escritura para cautivar a millones de lectores? En mi humilde opinión creo que la sinceridad. Desconozco si el autor fue alguna vez consciente de la fama que se le venía encima, pero estoy seguro de que conocer a fondo su propia realidad lo llevaba a transgredir con descaro cualquier tipo de norma ya fuera literaria o de urbanidad. El resto, una legión de lectores deseosos de sumergirse en lo diferente, lo provocativo, lo sugerente: pura pornografía literaria. No es difícil imaginarlos comprando aquellas publicaciones camufladas entre otras revistas, abrirlas en soledad, en busca de lo diferente, del descaro.

Bukowski era un tío con gracia, un tocapelotas graduado en los caminos del alcohol y la indiferencia, nada afín a fanfarrias patrióticas ni militares. La vida lo había maleado de tal modo que el engaño no hacía mella en él. De modo que sus relatos están bañados en humor, a menudo rozando el cachondeo, y otras dotados de una crudeza y profundidad que nos deja “con las patas temblando”.

Y aquí llega la poesía donde la bofetada deja marca, donde el dolor y la decepción supuran y entonces entendemos algo de la soledad de aquel borracho que agarra el bolígrafo y el cuaderno desesperado y escribe acongojado para evitar clavar la pluma en su corazón. Todavía en las noches en lo más profundo de las ciudades, donde la mano farsante del bienestar no llega, es posible encontrar personajes similares a él, seres graduados en auto-destrucción que van dejando caer versos y gestos que nunca estarán plasmados en la historia de la literatura, y cuyo fin es una licenciatura en suicidio.

No se compliquen la vida, lean a Bukowski, se van a reír, aunque alguno se muerda el labio hasta sangrar, merece la pena, pero no crean que han descubierto nada, no es uno de los nuestros, no lo olviden, está muy lejos de parecerse a cualquiera de nosotros, de hecho es inalcanzable por la sencilla razón de que su tiempo es otro, los escenarios de sus relatos son irreconocibles en nuestro tiempo, ahora hay demasiado maquillaje y por desgracia creemos tener todo bajo control. Solo una cosa, cuando en la soledad de la noche, escuchen a un borracho cantando por la calle, orinando en la puerta de su casa, indiferente a las amenazas y a policía local, acuérdense de aquel tipo que andaba tambaleándose de bar en bar con los bolsillos llenos de hojas manuscritas. ¡Salud!


07 September 2021

TRANSMISSION - Alessandro Angeli


El miedo nos impide ser felices y más pasan los años más este oscuro patrón parece imponerse sobre cualquier situación que emerge en nuestra vida. En los ojos de Ian Curtis, líder de los Joy Division, bardo del post punk inglés, el miedo resulta muy evidente. Escribiendo sobre él el autor descubrió que también habría podido hablar de sí mismo. Es así como nació este relato de imágenes capaz de desvelar las fragilidades y la soledad de un chaval de esa Manchester espectral y enfadada de finales de los años ’70. Una ciudad de hierro y sombras, esas mismas sombras que atraviesan el alma de Ian. El miedo también se puede convertir en una enfermedad, pero como escribe Melville: «Detrás de cada gran empresa hay un hombre y detrás de cada hombre existe siempre una enfermedad». Esta novela biográfica narra la parábola de Ian Curtis y sus palabras, la voz de un poeta moderno que a las confortables promesas de la fama antepuso su autenticidad.

Alessandro Angeli nació en Roma en 1972, es profesor de literatura y lector de una agencia literaria. En Italia publicó libros sobre Joe Strummer, Morrissey, Woody Guthrie, Jim Morrison y la biografía del minero antifascista italiano Antonio Gamberi, además de la novela Io non sono la Coop, infelice epilogo di uno stagionale nel tritacarne della grande distribuzione.

Eduardo Margaretto, traductor del volumen, nació en Valencia en 1963, es traductor, periodista, escritor, guionista, presentador de radio y televisión. Es autor de las biografías en castellano de Franco Battiato, Elvis Costello y John Fante. Desde 2021 dirige para El Doctor Sax la colección de libros dedicados a la música Marquee Moon.




TRANSMISSION - Alessandro Angeli

 
La paura ci impedisce di essere felici e più passano gli anni più questa oscura padrona sembra imporsi su ogni lato della nostra vita. Negli occhi di Ian Curtis, leader dei Joy Division, bardo del post punk inglese, la paura è lampante. Scrivendo di lui l’autore ha scoperto che avrebbe potuto parlare anche di sé, è così che nasce questo racconto di immagini, capace di svelare le fragilità e la solitudine di un ragazzo nella Manchester spettrale e arrabbiata degli ultimi anni '70. Una città di ferro e ombre, quelle stesse ombre che attraversano l'animo di lan. La paura può diventare anche una malattia ma, come scrive Melville: “Dietro ogni grande impresa c’è un uomo e dietro ogni uomo esiste sempre una malattia”. Questo romanzo biografico racconta la parabola di Ian Curtis e le sue parole, la voce di un poeta moderno, che alle rassicuranti promesse della fama ha anteposto la sua autenticità.

Alessandro Angeli è nato a Roma nel 1972, è insegnante di lettere e lettore per un’agenzia letteraria. Tra i suoi libri: Nostra patria è il mondo intero, biografia in libertà di Antonio Gamberi, poeta del popolo, pastore, minatore, antifascista (2016). Io non sono la Coop, infelice epilogo di uno stagionale nel tritacarne della grande distribuzione (2016). Combattevamo i fascisti per mare e per terra. Vita e ballate di Woody Guthrie (2018). Pam e Jim, una preghiera americana (2019). The Clash 1977, RiPunk Joe Strummer (2020). Morrissey, the eternal boy (2021).







CAGLIARI CAMPIONE di Enrico Romanetto & Riccardo Cecchetti su CORNER LIBRI DI CALCIO (Instagram)

 




Prima del Verona di Bagnoli, prima della Sampdoria di Boskov, ci fu un'altra di quelle favole calcistiche che ti entrano nel cuore e meritano di essere ricordate e raccontate in un libro. Una di quelle favole eterne da raccontare ai propri figli e nipoti è il Cagliari di Scopigno, campione d'Italia nella stagione 69/70.


In questo bellissimo libro celebrativo, scritto con passione e sentimento dal giornalista Enrico Romanetto, si ripercorre una delle imprese sportive più romantiche di sempre. Grazie anche alle bellissime illustrazioni di Riccardo Cecchetti (scorrete il dito per vedere un breve video) rivivremo le gesta di Gigi Riva, Nenè, Albertosi che a suon di goal fecero sognare tutta la Sardegna e stupirono l'Italia intera.


All'Interno troverete anche il film del campionato 1969/1970 con tutti i risultati della lunga cavalcata verso il sogno scudetto e le immagini più belle di quel Cagliari campione d'Italia che fu capace di andare oltre l'ostacolo segnando, di fatto, il riscatto di un'isola e di un popolo.
Un altro di quei libri che non può mancare in una libreria di un calciofilo.

⚽ VOTO: 9 (CONSIGLIATO)

22 August 2021

REYPUEBLO di Marco De Luca su CORNER LIBRI DI CALCIO (Instagram)

 






Era il 25 novembre del 2020 quando i media sportivi di tutto il mondo scrivevano: "È morto il calcio". Sì perché Diego Armando Maradona è stato l'essenza del calcio in tutto il suo splendore dentro a quel rettangolo verde. Fuori dal campo poteva dividere l'opinione pubblica ma gli bastava toccare quella sfera e tutto il mondo era ai suoi piedi.
A tal proposito mi è stato inviato dalla casa editrice El Doctor Sax (che ringrazio molto) questo bel libro.

Un bel tributo al Pibe de Oro realizzato e illustrato da Marco De Luca attraverso una raccolta di tanti aforismi come ad esempio: "Io non sono un mago. I maghi sono quelli che vivono a Villa Fiorito con soli mille pesos al mese" oppure "voglio diventare l'idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires".
Aforismi che lo hanno caratterizzato in particolare nella sua esperienza partenopea a Napoli ma anche in Argentina al Boca Juniors. Un bel volume che nella sua semplicità racchiude tanta passione e sentimento verso il grande Maradona.

⚽ VOTO: 7,5 (CONSIGLIATO)


#10 RIVISONDOLI - LEGGERE DOVE NON SI LEGGE: In viaggio con Sangue e Latte - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato



LEGGERE DOVE NON SI LEGGE - in viaggio con Sangue e Latte, di Gaia Russo Frattasi ed Eugenio Di Donato un racconto tra Abruzzo, Lazio e Marche in 10 tappe.


Siamo arrivati alla fine di questo viaggio, spero vi sia piaciuto, che vi sia venuta la voglia di visitare almeno uno dei posti narrati, di scoprirne gli spazi e i linguaggi e perché no di prendere in mano un libro e scoprire cosa c'è dentro.

Sangue e latte è il libro protagonista di questa storia e come tutti i libri ha voglia di essere letto. I libri normalmente si acquistano in libreria, sangue e latte a parte qualche rara libraio/a che ha deciso di ordinarlo direttamente dalla casa editrice non ha questa fortuna. Si trova on line in formato cartaceo e in ebook. Spero vi siate incuriositi a sufficienza da farvelo recapitare a casa.



Grazie per averci seguito,

Eugenio Di Donato
Gaia Russo Frattasi
Gabriele Nero


LEGGERE DOVE NON SI LEGGE from Gaia on Vimeo.

05 August 2021

#9 CAPRICCHIA. LEGGERE DOVE NON SI LEGGE: In viaggio con Sangue e Latte - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato





LEGGERE DOVE NON SI LEGGE - in viaggio con Sangue e Latte, di Gaia Russo Frattasi ed Eugenio Di Donato un racconto tra Abruzzo, Lazio e Marche in 10 tappe.


NONA TAPPA. CAPRICCHIA
  
Capricchia è attaccata a Preta a soli cinquecento metri il linea d’aria. Insieme a Castel Trione costituiscono le frazioni ai piedi del Gorzano.

A Capricchia ci accoglie un punto di ristoro, la cucina dove dal 24 agosto vigili del fuoco, polizia, militari, protezione civile e volontari facevano sosta. Il bar della Proloco di Capricchia, a sette chilometri da Amatrice, era l'unico funzionante nei primi mesi dopo il sisma.

Capricchia, ci racconta Roberto, è l’unica frazione ad aver aumentato il numero degli abitanti. Sono passati da 10 a 23. Le altre si sono spopolate.

Roberto, Paolo e Luigi ci accolgono al loro tavolo, ci offrono il caffè e parlano della frazione, di ciò che succede in questo borgo di circa 20 anime. Ci portano a vedere le casette di legno del Villaggio Vittoria, dedicato al ricordo delle vittime del sisma collegate a Capricchia. Oggi ci dimorano i paesani originari del borgo che ritornano in estate. Ci conducono poi lungo un vicolo che assomiglia a un sentiero per mostrarci la parte del paese dietro il ristoro. La parte terremotata. Alcune case, le più dilaniate sono state demolite, altre lo saranno quando partirà la ricostruzione.

Indicano col dito le loro case, è la volta di Roberto, poi di Luigi, poi indicano le case degli amici. Quella di Fabrizio, di Antonio e di Franca. Sono lì, tra le macerie, tra muri diroccati ed arbusti cresciuti selvaggi.

Qualcuna si è salvata, ne è uscita miracolosamente illesa, resta comunque inaccessibile per via dello stato delle abitazioni adiacenti.

Roberto, Paolo e Luigi sono allegri, è una bella giornata e domani ci sarà la festa della Panonta. È il 20 agosto e Capricchia si popola di gente, arrivano dal Reatino, da Roma tornano tutti o quasi, i figli e i nipoti originari della frazione sparsi per l’Italia. La Panonta è un rito, più che una festa.

Ci invitano, ci dicono che saremo loro ospiti.


LEGGERE DOVE NON SI LEGGE from Gaia on Vimeo.

26 July 2021

GLORIA FUERTES: LA PULCRITUD DE LA RESISTENCIA - por Rafael Becerra



Los censores de la época no veían ningún peligro en aquella señora de aspecto estrafalario que leía poemas a los niños. No suponían que representara ninguna amenaza, más bien, con su aspecto y sus lecturas la consideraban un entretenimiento para los más pequeños.

Gloria supo engañarlos, como si fuese el flautista de Hamelin, se atrajo a los más pequeños a la poesía, mediante juegos de palabras, historias locas y sus “humanos animalizados” que no animales humanizados. Sentada en aquel sillón de mimbre, con las gafas en la punta de la nariz, su eterna sonrisa, Gloria leía. Y los niños que la rodeaban seguían sus historias con la boca abierta. ¿Cuántos de los que fuimos testigos de aquello seguimos sus pasos? Desde aquella televisión en blanco y negro, donde tímidamente se colaban locos utópicos que con sus canciones, poemas, obras de teatro, abrían la mente de niños que los absorbían como esponjas, empapándose de aquella creatividad esperanzadora en aquel mundo gris.

Mucho más tarde descubrí los poemas de Gloria Fuertes, me sumergí de lleno en su poesía dolorosa y sincera, nostálgica de una infancia arrebatada y sobrada de posguerra, melancólica y amarga, y al mismo tiempo sembrada de un sentido del humor casi esperpéntico, dadas las condiciones de esa existencia enferma, donde la represión, la amenaza constante y las imposiciones ideológicas eran el pan nuestro de cada día.


Llevaba su carga con resignación, sin dejar que ésta la aplastara, con versos construyó un andamiaje que sujetara su desdicha, con humor apuntaló su existencia, y con los niños encontró la esperanza de que no todo estaba perdido, que en aquellos pequeños, tal vez, estuviera plantada la semilla del cambio, que esa generación que llegaba sabría encontrar otro camino distinto. No sé si fue así. Puede que todos esperemos lo mismo, que otros lleguen y lo hagan mejor. Que los errores se mueran de aburrimiento de tanto repetirlos. Lo verdaderamente importante es que no se rindió, creyó encontrar una vía de escape, un océano donde perderse para poderse encontrar: La Poesía. Y supo con maestría demostrar que sus versos emocionaban, que curaban, y que desde la sencillez podía contar y aliviar.

No la tomaban en serio, “ellos” los tocados por la historia, los que se sentaban al lado de su dios, esa horda que se apropiaba de la inteligencia creyendo que estaban llamados a “ser” y que se fagocitaban unos a otros mientras se ahogaban en sus mentiras y su mediocridad.

Gloria los sobrevivió a todos, está aquí con nosotros, en cada niño que descubre sus poemas, sus animales, sus historias, y en cada adulto que se acerca a su obra, para descubrir la cercanía de sus propios anhelos.

Rafael Becerra 





 

20 July 2021

UNA SVASTICA SUL VISO di Luca Buoncristiano su BENGALA - di Ray Banhoff



Scrittori buoni ce ne sono pochi e libri buoni ancora meno, per questo quando ne trovi uno è giusto condividerlo.
Joe Rotto è uno di questi.
Questo breve libro che ha scritto su Manson è illuminante, perché lo ha recitato dall'interno. Tutto il flusso di coscienza e la capillare ricostruzione storica della vicenda di Manson avevano bisogno di goccio di umanità per essere comprese.
Anche quando compie il male l'uomo è in mezzo agli uomini e di solito quel male nasce da ferite più antiche e profonde che poi sono anche l'unica spiegazione per capire l'inspiegabile.
Joe Rotto non assolve Manson ma condanna anche l'America.


Ti sei messo nei panni del mostro scrivendo il suo dolore in prima persona. Il finale del libro ribalta quasi la visuale, portando alla luce le “colpe” dell’America a cui ha attentato Manson. «Ti aspetti di spezzarmi? Impossibile! Mi hai rotto anni fa! Mi hai ucciso anni fa». 
Dentro di te però: Manson è colpevole?
Una svastica sul viso nasce dal suo dolore. Quando mi sono messo a leggere o guardare le sue interviste deliranti mi sono reso conto che dietro gli sproloqui, le boccacce, le minacce, c'era un piccolo uomo pieno di dolore e in questo dolore mi ci sono messo dentro. La scelta di utilizzare le sue dichiarazioni, rimaneggiarle, inserire delle cose mie, ha significato non annullare il mostro ma assumere la responsabilità di essere mostro. Manson è colpevole di essere Manson. Come tutti noi lo siamo. Colpevoli di essere. Il finale è un j'accuse alla società americana, ma anche semplicemente alla società e a stringere alla famiglia che della società porta ipocritamente avanti i valori.
Non lo giudico, non posso e non mi interessa. Sicuramente non è un assassino. Ciò che mi interessa è la narrazione di questa non vita che è una vita interiore. Manson non agisce, né quando è rinchiuso, né fuori, però parla, parla molto, ha molto da dire.

Cito un tuo passaggio: «Avete trovato me. Avete trovato il mostro.Questa strage vi serviva proprio. Tutto è diventato accettabile. Perché non si possono uccidere le star, perché non si può uccidere Hollywood… i vostri sogni preconfezionati per i videoregistratori dei vostri cervelli».Se la Family non avesse fatto fuori la Tate, Manson sarebbe diventato l’icona del male che è?
Assolutamente no. Il peccato più grande, lo scandalo di questa storia atroce sta proprio nell'aver ucciso un star hollywoodiana. Nell'aver violato un mondo fino allora inviolabile. E' qui che abbiamo una sostituzione, anzi una sovrapposizione. Nella sua tragica scomparsa, Sharon Tate diventa ancora più brillante, si ingigantisce e Charles Manson diviene anch'esso una star, un mito, un'icona. Due mondi apparentemente inconciliabili, quello delle star e quello dei delinquenti si sovrappongono, si uniscono e finiscono in un'unica narrazione.

Parlami del tuo rapporto con CM. Cosa ti ha spinto a scrivere di lui in prima persona, da dentro. E come è stato?
Fin da ragazzo mi ha sempre attirato. Mi faceva terrore e questo a me è sempre piaciuto. C'è qualcosa di assolutamente magnetico nella paura e gli occhi di Manson erano veramente magnetici e poi c'era la storia che è comunque una storia hollywoodiana.
Solo che a me non bastava, volevo vedere dietro la maschera cosa ci fosse e così ho guardato e mi sono messo anche io questa maschera e ho capito quanto sia difficile togliersela quando questa diviene la tua salvezza. Charles Manson è un uomo che pur di esistere decide di assumersi l'esistenza che gli viene attribuita: quella del mostro. Egli indossa quella maschera perché può parlare solo attraverso di essa. Senza è muto col suo dolore e il suo isolamento.

Non ti fa sorridere il fatto che di cognome fai "Buoncristiano" e che ti occupi del Diavolo moderno? Era il tuo karma forse?
Mi sono occupato molto anche di Carmelo Bene, di cui ho curato un volume edito da Bompiani (PANTA CARMELO BENE) frutto del lavoro di archivio che ho fatto sul suo lascito artistico. Forse lì la vicinanza dei due cognomi era più conciliante. Credendo che il destino sia nel cognome probabilmente ho qualcosa da espiare.


Sono molto affascinato dalla cultura americana e dalla nera ma ti chiedo una cosa da scrittore. Manson è il simbolo del male americano. Chi è il suo analogo in Italia?
Non c'è, non con quelle caratteristiche. Manson è frutto di quella cultura lì, di quella società lì, feroce e spersonalizzante. Non a caso è raro che ci siano serial killer da noi. Non siamo figli di Guerre Stellari o McDonald's. Nondimeno ci sono straordinari casi di cronaca nera, basti pensare al Delitto del Circeo, al Mostro di Firenze, la strage di Erba, Avetrana e così via. La mostruosità americana è più individuale, la nostra forse più condominiale.

Who is Joe Rotto? Che fai nella vita?
Joe Rotto, accompagnato dal suo fedele microcane Sid, è la mia creatura che mi porto dietro ormai da parecchi anni. Potrei definirlo, il mio amico immaginario cui ho dato volto e voce nei miei lavori precedenti (Libro Rotto e Album Rotto).
Joe è lo spacciatore per antonomasia, è colui che soddisfa qualsiasi vizio, che tu sia Michael Jackson, Axl Rose o un comune mortale. "Il mondo è fatto di dipendenze e io sono qui per questo" è il suo adagio.
Lui più che un mostro è un connettore di mostruosità.
Essendo un successo underground ormai mi si identifica con lui e quindi il creatore ha finito col prendere l'identità della sua creatura.
Oltre a scrivere, sono impiegato in un'azienda di armamenti.

La Nera, i delitti, la curiosità delle persone per questi brutti fatti. Che cosa rappresentano?
L'uomo tende al male, c'è poco da fare. Quando ci mettiamo al volante, tutti i santi giorni, auguriamo la morte almeno a una decina di persone e questo nel migliore dei casi. C'è una spinta al male che la maggior parte di noi domina ma nessuno può cancellare. Guardare l'orrore può allora essere catartico o più banalmente piacevole.
Quando si fa del male si pensa sempre di essere nel giusto. E' l'unica scelta possibile in quel momento. Dopo interverrà la legge o la religione o la coscienza a farci capire che forse, forse, abbiamo sbagliato, e non sempre.

Stando anche alle ultime dicerie, forse è Maryln Manson il suo unico vero erede nell’inconscio collettivo?
Marilyn Manson mi sembra solo l'ennesima vittima di questa isteria collettiva chiamata nuovo femminismo, contenuta a suo a volta in questa cazzata del politically correct, che ha come unica espressione la pubblica gogna e che sta rendendo questo mondo ancora più invivibile di quello che è. Non si possono distruggere le persone sui social, innocenti o colpevoli non mi interessa. Esiste la legge, esiste il commissariato, esistono i tribunali, si deve andare lì, no su instagram. I processi non si fanno con gli hashtag né tantomeno le battaglie per i diritti civili.