Sangue e Latte, in due parole l’esistenza. Ludovico Travagli, ragazzo introverso, cresciuto in campagna, per varie vicissitudini familiari si ritrova trapiantato in una grande città. La vita di Ludovico è segnata da alcuni eventi drammatici, e proprio il racconto di uno di questi darà inizio a una narrazione a spirale, che attraverserà momenti cruciali della sua esistenza, racconterà del desiderio di emergere per sottrarsi a un territorio, a un modo di fare, e perfino al proprio nome. Sangue e Latte affronta il grande tema della mancanza di comunicazione non solo tra generazioni diverse, ma anche fra i singoli individui, capovolgendo il ruolo tradizionale della famiglia nell’archetipo del luogo del disincontro.
«Per ora scrivo, mi concentro
sulle parole. Sul senso che svelano. Sul racconto di un padre, un contadino che
dissoda la terra, figlio di padri che avevano dissodato la terra, che alza lo
sguardo e vede nel figlio, troppo alto e con i piedi e le mani troppo grandi,
un fisico non adatto al lavoro nei campi. E per la prima volta nella catena dei
padri e dei figli rinuncia a tramandare se stesso e gli dona un’altra
possibilità. Mia madre mi ha spinto fuori di casa, ha agito come quel padre,
anzi ha fatto di più, ha usato la sua forza per non farmi rientrare. Ha rotto
la tradizione».
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