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09 February 2021

SANGUE E LATTE di Eugenio Di Donato su LIBRI LETTI (Instagram)

 


Voto: 7+ Ho letto questo libro tutto d'un fiato, non solo perché è breve (poco più di 100 pagine), ma soprattutto perché è intenso. La trama, scarna ma essenziale, è solo il sottofondo dei veri protagonisti di questo libro: i pensieri. Ho trovato tante riflessioni interessanti, tra cui quelle sul rapporto genitori-figli; in particolar modo mi ha colpito la descrizione della vita dei nonni, così vivida e realistica. 

Ciò che emerge di più dalla lettura di questo libro è l'urgenza dell'autore di comunicare, come uno sfogo (ma ragionato) ciò che ha compreso dalle sue esperienze. Oltre a quelle scritte, ho percepito anche tante parole non dette (non ancora, magari), che scalpitano per uscire fuori. 

06 February 2021

SANGRE Y LECHE de Eugenio di Donato en LAU_LAU_MON (Instagram)


"He dejado mi trabajo como ingeniero, el invocado contrato permanente. Nuestro hijo murió hace cinco años. Nacido muerto dice el informe del hospital. Bajo, a la derecha, en letra legible, tal y como se requiere, la forma del padre, la mía."

Pues así empieza Sangre y leche...
En ella Ludovico nos hace un repaso de su vida, pasado y presente, de lo que eran sus anhelos y en lo que ha resultado su presente.

"Escondí mi sentir para evitar ser defraudado, marginado, incomprendido."

"Me ahogaba, no estaba bien e, impertérrito, continuaba viviendo del mismo modo. Usaba cualquier excusa para eludir las señales de alarma que el cuerpo me enviaba."

He disfrutado mucho su lectura.

18 December 2020

Sangue e latte di Eugenio di Donato su Artemisrory_bookclub - di Federica Piras


Tutto ha avuto inizio da qui, da un semplice messaggio. Un giorno un autore sbucato fuori dal nulla mi ha scritto, sfidandomi con grande ironia e nonchalance – e voi sapete quanto io ami profondamente l'ironia – a leggere il suo romanzo, e magari a commentarlo. Diceva che sarebbe stato un gesto forte da parte mia. 


E così è stato: forte e genuino come il libro di cui ora voglio parlarvi.Ci troviamo in un castello di regole e rigida consuetudine; in aperta campagna, dove il tempo è scandito dai ritmi della semina, del raccolto e delle stagioni, sullo sfondo di una comunità riottosa al nuovo e di una famiglia vecchio stampo. Ma quel tempo è già trascorso, pur sopravvivendo nel presente.

Perché il nostro vissuto ci condiziona sempre, addossandoci il ruolo acclamato e richiesto dalla società. Perché non siamo null'altro che questo: un insieme sconnesso e vacillante di tradizione, abitudini e costumi ereditari. È incredibilmente difficile trovare la propria strada, avventurarsi al di fuori del caldo nido innervato dalla dea Educazione. È puro dolore recidere il legame con le origini, sofferta la lotta per sradicare la memoria, come far deragliare un treno lanciato in corsa lungo una traiettoria già segnata.

In poco più di un centinaio di pagine è condensata tutta l'essenza della fragilità umana, marchingegno difettoso e deciso a fermarsi.
Questa è la storia di Ludovico Travagli, che già nel nome porta i segni della sfida che si chiama vita.

"Latte e sangue", così si dice in Abruzzo per invitare chi si incontra a diventare uomo, a crescere ed evolvere. Ed è proprio questo il fulcro, l'Essenziale.
Non basta esistere per essere. Bisogna anche afferrare, stringere ciò che di buono la vita ha da offrirci.
Rinnegare il passato, questo no, mai: accettarne le implicazioni, perdonare se stessi sempre.
Aprirsi al dialogo, dismettere il giudizio: parlare e finalmente strapparci al vincolo alienante di castrazioni, a cui noi stessi, spesso, ci condanniamo.

Eugenio di Donato ha uno stile che ho amato moltissimo: direi "ermetico" e al contempo estremamente schietto, nudo, graffiante nella sua semplicità. Le parole sono come i tagli su tela di Fontana: ferite aperte, da cui trapela la luce. È stata una delle letture più belle di quest'anno, ha lasciato il segno.

14 August 2020

01 August 2020

SANGRE Y LECHE - Eugenio Di Donato

TRADUCCIÓN:
JUANJO MONSELL

PORTADA:
RICCARDO CECCHETTI


Sangre y Leche
: la existencia en dos palabras. Ludovico Travagli, un niño introvertido, criado en el campo, se encuentra trasplantado en una gran ciudad por varias vicisitudes familiares. La vida de Ludovico está marcada por algunos eventos dramáticos, y desde uno de ellos comenzará una narración en espiral, que pasará por momentos cruciales de su existencia. Hablará su deseo de emerger para escapar de un territorio, de una manera de pensar, e incluso de su nombre. Sangre y Leche afronta el tema de la falta de comunicación, no solo entre las diferentes generaciones, sino en un sentido más amplio, también entre todas las personas, revirtiendo el papel tradicional de la familia en el arquetipo del lugar del desencuentro.

Eugenio Di Donato (1976) crece en Castelli, un pequeño pueblo en los Apeninos de los Abruzos. Después de licenciarse se mudó a Milán. Se graduó en ingeniería, obtuvo un doctorado y durante años investigó la física de la materia y la arquitectura de las moléculas. En 2016 decide dedicarse a tiempo completo a la escritura.

«Por ahora, escribo, me concentro en las palabras. Sobre el sentido que revelan. Sobre la historia de un padre, un campesino que trabaja la tierra, hijo de unos padres que habían trabajado la tierra toda la vida, y que levanta la mirada y ve en el hijo, demasiado alto y con los pies y las manos demasiado grandes, un físico no apto para el trabajo en el campo. Y por primera vez, en la cadena de padres e hijos, renuncia a perpetuarla y le ofrece otra posibilidad. Mi madre me empujó fuera de casa, actuó como ese padre, incluso hizo más, usó su fuerza para que no volviese. Rompió la tradición».









16 June 2020

SANGUE E LATTE di Eugenio Di Donato su LIBRI NELL'ARIA - Di Laura Salvadori (Instagram)






Sangue e Latte
di Laura Salvadori

Poco più di cento pagine. Pagine dense, che si appoggiano sull’anima e lì sedimentano. E covano, e prolificano e lasciano conseguenze.

La storia, scritta in prima persona, è un lungo monologo in cui il protagonista, Ludovico Travagli, parla di sé.

La storia di Ludovico non ha niente di diverso dalla storia di qualsiasi bambino nato negli anni del boom economico, in seno ad una famiglia attaccata alle tradizioni, dove l’unico dovere è il lavoro, dove si è abituati a non contare niente come individuo ma solo come uomo o donna dotato di braccia per lavorare e di un percorso prestabilito da seguire. Senza mai deviare, senza doversi interrogare su ciò che è giusto o sbagliato. Con l’assuefazione atavica a tacitare i desideri più intimi, come il bisogno di una carezza o di una semplice parola. Con il bisogno di essere approvato, di non deludere, di non tradire le aspettative. Dove i propri sentimenti sono tabù e neanche ci si affanna a conoscerli, figurarsi a dar loro una voce.

Ludovico da piccolo ha conosciuto il dolore e anche la vergogna che deriva dal non sapergli dare un nome. E’ cresciuto nascondendosi, negando se stesso, abbacinato dal bisogno di essere approvato. Sovrastato dalle figure dei nonni, creature votate al lavoro, presenti ma al tempo stesso distaccate, alle quale mostrare devozione. Deluso dai genitori, che hanno divorziato in un’epoca che disapprova il disgregarsi della famiglia. Allontanato dal suo paese prima e mandato a studiare nella metropoli poi, dove la spersonalizzazione e l’assenza di rapporti sociale imperversa. Indotto alla ricerca spasmodica di una realizzazione nel lavoro, non prima di aver accarezzato il sogno di una laurea, come atto dovuto verso chi, con sacrificio, ti ha permesso di studiare. Indottrinato dall’obbligo di essere felice e di rendere evidente queste felicità agli occhi, inquisitori ed esigenti, della famiglia.

Ludovico non ha fatto niente per sé ma tutto per gli altri. Persino il rapporto con la fidanzata, Agata, segue un sentiero già battuto.

Ed è così che Ludovico si ritroverà ad aspettare un figlio e lo perderà, subito, inspiegabilmente, vivendo la perdita come un castigo. Il nome del figlio nato morto ricorre spesso nel romanzo; Ludovico e Agata forse non sono stati degni di essere genitori. Perché un figlio non deve essere portatore di felicità, né di alcuna aspettativa per chi gli dà la vita.

Ludovico alla fine troverà il coraggio di togliersi di dosso il giogo delle aspettative e deciderà solo per se stesso. L’epilogo darà finalmente uno spiraglio di ossigeno al lettore e anche la certezza che il dolore, se condivido con qualcuno, porta spesso alla redenzione e alla libertà.

I miei complimento a Eugenio Di Donato. La sua scrittura è un soffio delicato, il cui respiro, prima debole e incerto, risale con forza le acque ferme e stagnanti verso la superficie, verso l’aria, che diventa densa di profumi e di suoni confortanti. Davvero ben fatto è lo studio introspettivo che conduce in questo suo romanzo, che è pieni di spunti, di riflessioni, di citazioni che ho spesso sottolineato per ricordarle.

Difficile staccarsi dall’idea che Sangue e latte sia un romanzo autobiografico. Se non lo fosse, è comunque profondamente intimo e indiscutibilmente il catalizzatore perfetto delle sensazioni dell’autore, del suo vissuto, del suo essere.


Sangue e latte è un romanzo in cui riconoscersi, in cui annegare i nostri ricordi e un pezzetto dei nostri dolori esistenziali, perché essere figli è un mestiere difficile, forse più dell’essere genitori. Essere figli e crescere implica la necessità di dover spezzare le catene, dolci ed infide, dell’innato desiderio di compiacere, che nasce insieme a noi e che chiede, incessantemente, di essere amati per come siamo.


Ringraziamo Laura Salvadori e la sua bellissima pagina Instagram Libri nell'Aria per averci concesso i diritti di riproduzione della sua recensione.

09 June 2020

Recensione di Sangue e Latte di Eugenio Di Donato - Di Federica Zuliani (Italiano)





«Sangue e Latte» 
di Federica Zuliani


«Sangue e Latte» è un lungo racconto di rapida e piacevole lettura. D’altra parte l’autore (E. Di Donato) adotta nella stesura uno stile conciso, quasi scarno, chiaro e scorrevole, molto equilibrato anche nell’affrontare argomenti che potrebbero diventare scabrosi: li annuncia, li sorvola, non ci insiste. Per sua ammissione si concentra sull’utilizzo e il significato delle parole, «sul senso che svelano», perché non vi siano dubbi o fraintendimenti sulla verità che egli intende riferire. Allora le parole acquistano, talvolta, la durezza di una lama che penetra a fondo nell’anima per non lasciare spazio all’inespresso o a dubbi interpretativi; diventano quasi un’autopunizione e il racconto si fa subito autoanalisi, una lunga confessione. Lentamente, con il procedere della narrazione e con l’intervento di nuovi elementi che si affacciano sul suo quotidiano, il protagonista sente sgretolarsi il muro di angoscia che lo blocca. Si rende così conto che il verbo «amare» non significa solo «dare» per gratificare chi ci sta accanto o per essere graditi, ma significa anche «prendere» in una accezione più ampia che sconfina nel «l’apprendere». Indica, dunque, la possibilità di non chiudersi in se stessi, ma di chiedere, capire, socializzare per scambiare idee, per diventare migliori e conquistare ciò che la vita può offrire. Alla luce di questa nuova consapevolezza la famiglia di origine del protagonista e sopratutto le tradizioni che considerava condizionanti della sua vita, acquistano un nuovo valore: sono riconosciute come il punto di forza dell’esistere, dell’operare per costruire il proprio futuro. «Ora … (conclude infatti) … può ribaltare il dolore e trasformare i vincoli in spinte vitali».


È interessante scoprire che il titolo del libro «Sangue e Latte» significa nella tradizione abruzzese «la nascita e la crescita» di ogni individuo. Vi sono inoltre, fra i tanti, due elementi interessanti ai fini dell’interpretazione del racconto e riguardano il cognome del protagonista: Travagli. Egli lo svela solo a fine narrazione, quando il lungo travaglio dell’autoanalisi ha portato alla rinascita e il cognome rappresenta allora la presa di coscienza della propria identità, mentre, all’inizio del romanzo, dovendo parlare del suo nome come firma sul certificato di morte del figlio, egli scrive solamente: «la mia». Questa volta il cognome celato rappresenterebbe un indizio di ciò che sarà il tema, l’argomento di tutto il racconto, appunto un travaglio metaforico.

Federica Zuliani 
Classe 1935, è nata a Sirmione; è una poetessa, pittrice e corista sezione soprano.

26 May 2020

SANGUE E LATTE di Eugenio di Donato - di Jane T.

 


“Parlare, mettere in discussione il mio stile di vita e accettare che da solo non sarei riuscito a trovare il modo per stare bene sono le cose più intelligenti che abbia mai fatto.”

È difficile spezzare quella catena che ti fa abbracciare ogni giorno le tue abitudini, confortanti e necessarie. Quelle cose che ripeti ogni giorno, perché ne hai il controllo, conosci l’inizio e conosci la fine della tua giornata. Cambiarle richiede uno sforzo disumano che tutti siamo in grado di tirare fuori, ma per sapere che c’è, il più delle volte, dobbiamo essere messi alla prova. Uscire dal guscio sembra impossibile, mettersi in gioco fa paura, ma la prova sta proprio in questo passaggio.

Una delle cose che più amo nella lettura, è trovare quei momenti che parlano anche di me, e così è stato con “Sangue e Latte” di Eugenio Di Donato, che mi ha regalato il suo, di passaggio, quello tra il vecchio e il nuovo.
Parlare non è facile, ma farlo rende in qualche modo la vita più semplice.

Grazie Eugenio per questo piccolo gioiello.
Jane T.

07 May 2020

Sangue e latte di Eugenio di Donato - Recensioni dei lettori su Amazon



GRANDE STORIA, SCRITTURA AVVINCENTE
Tradizioni e aspettative, nonni e genitori. Case antiche, campi, icone di un mondo immobile in un tempo che non può che correre. Un figlio che non sa scegliere, perché non ha idea di quello che potrebbe davvero essere. Tanto meno di quello che davvero vuole. Sangue e latte parla di questa ricerca, dolorosa ma necessaria, racconta un uomo e quindi una famiglia, un singolo e quindi tutti noi lettori, con parole scelte una ad una perché stiano giuste vicine, come le pietre di quelle case secolari da cui tutto ha origine.

Mario Pellizzari


UN VIAGGIO NEL TEMPO E NELLO SPAZIO
Sangue e latte di Eugenio Di Donato è un romanzo di formazione, non nel significato classico del termine, perché il protagonista di questa storia, Ludovico, non è un adolescente alle prese con i primi passi nel mondo adulto, ma un adulto che si muove a ritroso, verso l'infanzia e gli avvenimenti più importanti del suo passato recente, alla ricerca dei nodi della sua vita ancora da sciogliere. 

Angelica E. Moranelli



DA LEGGERE TUTTO D'UN FIATO
Eugenio Di Donato con “Sangue e latte” ci imprigiona nei suoi pensieri che sono anche i nostri, nelle sue storie in cui anche noi, in qualche modo, abbiamo camminato. Costruisce una ragnatela di parole ed emozioni contrastanti da cui non riusciamo a liberarci, un labirinto di cui non troviamo l’uscita non perché non possiamo, ma perché non vogliamo. Ci fa risentire inadeguati come quando eravamo adolescenti e forti come possiamo essere, in qualsiasi momento, da adulti. Una scrittura avvolgente, coinvolgente, delicata e allo stesso tempo sradicante, come un albero estrapolato con tutte le sue radici, come la vita quando fa al posto nostro una scelta. Definitiva e irreversibile.
La Marianne Vague


COMPRATO PER CASO, È STATO UNA PIACEVOLE SORPRESA!
L'ho letto tutto d'un fiato. Mi ha appassionato a tal punto da leggerlo in un giorno. Mi ha colpito l'immagine dell'uomo che ammette i suoi limiti, le sue paure, il suo dolore e trova il coraggio di chiedere aiuto e capire cosa non va. Ci sono molti spunti di riflessione nelle ultime pagine. Domande che almeno una volta ci siamo posti nella vita, ma sappiamo trovare tutti una risposta?
Archiviato in libreria tra i miei preferiti. Assolutamente da comprare.
Alex Senatore


EVVIVA, DIVENTARE ADULTI
Una scrittura che incastra tasselli di storie e vicende con fluidità e fa sentire con i cinque sensi e ancora più in profondità. La trovo un’opera coraggiosa che racconta un uomo capace di crescere di guardarsi dentro e che impara a comunicarlo... finalmente. Un libro che è andato a pescare anche dentro di me e mi ha commosso.
Shara Tidona

VERO E INTRIGANTE
Poche pagine per viaggiare lontani o molto vicino attraverso un’esperienza raccontata con un linguaggio fluente, chiaro,accattivante. In due ore leggi, continui a voltare pagina, divori quella storia, non è la tua , forse non è quella di nessuno o di tanti, ma poco conta perché senti che è vera la sua essenza, come la vita, irresistibilmente intrigante. Vi sorprenderà.
Andrea


FANTASTICO
Letteralmente un intenso travaglio che vi terrà incollati fino a che non lo avrete finito di leggere. 
Una piacevole sopresa che racconta una realtà dura e cruda che però lascia sperare.
Stefano


CRUDO E INTENSO
Il racconto é a tratti descritto crudamente e caratterizzato da una intensità che non si perde mai. E' un viaggio introspettivo in cui tutti possono riconoscersi, anche solo per alcuni aspetti o esperienze, ma svela un ritratto profondamente onesto delle emozioni, che non può lasciare indifferenti. Da leggere e conservare dentro di sé!
Ale






01 May 2020

SANGUE E LATTE - Eugenio Di Donato

COPERTINA: RICCARDO CECCHETTI



Sangue e Latte, in due parole l’esistenza. Ludovico Travagli, ragazzo introverso, cresciuto in campagna, per varie vicissitudini familiari si ritrova trapiantato in una grande città. La vita di Ludovico è segnata da alcuni eventi drammatici, e proprio il racconto di uno di questi darà inizio a una narrazione a spirale, che attraverserà momenti cruciali della sua esistenza, racconterà del desiderio di emergere per sottrarsi a un territorio, a un modo di fare, e perfino al proprio nome. Sangue e Latte affronta il grande tema della mancanza di comunicazione non solo tra generazioni diverse, ma anche fra i singoli individui, capovolgendo il ruolo tradizionale della famiglia nell’archetipo del luogo del disincontro.


Eugenio Di Donato (1976) cresce a Castelli, un paesino dell’Appennino abruzzese. Dopo la maturità si trasferisce a Milano. Si laurea in ingegneria, consegue il Phd e per anni si occupa di fisica della materia e architettura delle molecole. Nel 2016 decide di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura.

«Per ora scrivo, mi concentro sulle parole. Sul senso che svelano. Sul racconto di un padre, un contadino che dissoda la terra, figlio di padri che avevano dissodato la terra, che alza lo sguardo e vede nel figlio, troppo alto e con i piedi e le mani troppo grandi, un fisico non adatto al lavoro nei campi. E per la prima volta nella catena dei padri e dei figli rinuncia a tramandare se stesso e gli dona un’altra possibilità. Mia madre mi ha spinto fuori di casa, ha agito come quel padre, anzi ha fatto di più, ha usato la sua forza per non farmi rientrare. Ha rotto la tradizione».