07 September 2021
CAGLIARI CAMPIONE di Enrico Romanetto & Riccardo Cecchetti su CORNER LIBRI DI CALCIO (Instagram)
In questo bellissimo libro celebrativo, scritto con passione e sentimento dal giornalista Enrico Romanetto, si ripercorre una delle imprese sportive più romantiche di sempre. Grazie anche alle bellissime illustrazioni di Riccardo Cecchetti (scorrete il dito per vedere un breve video) rivivremo le gesta di Gigi Riva, Nenè, Albertosi che a suon di goal fecero sognare tutta la Sardegna e stupirono l'Italia intera.
All'Interno troverete anche il film del campionato 1969/1970 con tutti i risultati della lunga cavalcata verso il sogno scudetto e le immagini più belle di quel Cagliari campione d'Italia che fu capace di andare oltre l'ostacolo segnando, di fatto, il riscatto di un'isola e di un popolo.
Un altro di quei libri che non può mancare in una libreria di un calciofilo.
06 September 2021
05 September 2021
22 August 2021
REYPUEBLO di Marco De Luca su CORNER LIBRI DI CALCIO (Instagram)
Un bel tributo al Pibe de Oro realizzato e illustrato da Marco De Luca attraverso una raccolta di tanti aforismi come ad esempio: "Io non sono un mago. I maghi sono quelli che vivono a Villa Fiorito con soli mille pesos al mese" oppure "voglio diventare l'idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires".
Aforismi che lo hanno caratterizzato in particolare nella sua esperienza partenopea a Napoli ma anche in Argentina al Boca Juniors. Un bel volume che nella sua semplicità racchiude tanta passione e sentimento verso il grande Maradona.
⚽ VOTO: 7,5 (CONSIGLIATO)
#10 RIVISONDOLI - LEGGERE DOVE NON SI LEGGE: In viaggio con Sangue e Latte - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato
Siamo arrivati alla fine di questo viaggio, spero vi sia piaciuto, che vi sia venuta la voglia di visitare almeno uno dei posti narrati, di scoprirne gli spazi e i linguaggi e perché no di prendere in mano un libro e scoprire cosa c'è dentro.
Sangue e latte è il libro protagonista di questa storia e come tutti i libri ha voglia di essere letto. I libri normalmente si acquistano in libreria, sangue e latte a parte qualche rara libraio/a che ha deciso di ordinarlo direttamente dalla casa editrice non ha questa fortuna. Si trova on line in formato cartaceo e in ebook. Spero vi siate incuriositi a sufficienza da farvelo recapitare a casa.
Grazie per averci seguito,
Eugenio Di Donato
Gaia Russo Frattasi
Gabriele Nero
LEGGERE DOVE NON SI LEGGE from Gaia on Vimeo.
05 August 2021
#9 CAPRICCHIA. LEGGERE DOVE NON SI LEGGE: In viaggio con Sangue e Latte - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato
LEGGERE DOVE NON SI LEGGE - in viaggio con Sangue e Latte, di Gaia Russo Frattasi ed Eugenio Di Donato un racconto tra Abruzzo, Lazio e Marche in 10 tappe.
Qualcuna si è salvata, ne è uscita miracolosamente illesa, resta comunque inaccessibile per via dello stato delle abitazioni adiacenti.
LEGGERE DOVE NON SI LEGGE from Gaia on Vimeo.
26 July 2021
GLORIA FUERTES: LA PULCRITUD DE LA RESISTENCIA - por Rafael Becerra
Gloria supo engañarlos, como si fuese el flautista de Hamelin, se atrajo a los más pequeños a la poesía, mediante juegos de palabras, historias locas y sus “humanos animalizados” que no animales humanizados. Sentada en aquel sillón de mimbre, con las gafas en la punta de la nariz, su eterna sonrisa, Gloria leía. Y los niños que la rodeaban seguían sus historias con la boca abierta. ¿Cuántos de los que fuimos testigos de aquello seguimos sus pasos? Desde aquella televisión en blanco y negro, donde tímidamente se colaban locos utópicos que con sus canciones, poemas, obras de teatro, abrían la mente de niños que los absorbían como esponjas, empapándose de aquella creatividad esperanzadora en aquel mundo gris.
Mucho más tarde descubrí los poemas de Gloria Fuertes, me sumergí de lleno en su poesía dolorosa y sincera, nostálgica de una infancia arrebatada y sobrada de posguerra, melancólica y amarga, y al mismo tiempo sembrada de un sentido del humor casi esperpéntico, dadas las condiciones de esa existencia enferma, donde la represión, la amenaza constante y las imposiciones ideológicas eran el pan nuestro de cada día.
Llevaba su carga con resignación, sin dejar que ésta la aplastara, con versos construyó un andamiaje que sujetara su desdicha, con humor apuntaló su existencia, y con los niños encontró la esperanza de que no todo estaba perdido, que en aquellos pequeños, tal vez, estuviera plantada la semilla del cambio, que esa generación que llegaba sabría encontrar otro camino distinto. No sé si fue así. Puede que todos esperemos lo mismo, que otros lleguen y lo hagan mejor. Que los errores se mueran de aburrimiento de tanto repetirlos. Lo verdaderamente importante es que no se rindió, creyó encontrar una vía de escape, un océano donde perderse para poderse encontrar: La Poesía. Y supo con maestría demostrar que sus versos emocionaban, que curaban, y que desde la sencillez podía contar y aliviar.
No la tomaban en serio, “ellos” los tocados por la historia, los que se sentaban al lado de su dios, esa horda que se apropiaba de la inteligencia creyendo que estaban llamados a “ser” y que se fagocitaban unos a otros mientras se ahogaban en sus mentiras y su mediocridad.
Gloria los sobrevivió a todos, está aquí con nosotros, en cada niño que descubre sus poemas, sus animales, sus historias, y en cada adulto que se acerca a su obra, para descubrir la cercanía de sus propios anhelos.
20 July 2021
UNA SVASTICA SUL VISO di Luca Buoncristiano su BENGALA - di Ray Banhoff
Scrittori buoni ce ne sono pochi e libri buoni ancora meno, per questo quando ne trovi uno è giusto condividerlo.
Joe Rotto è uno di questi.
Questo breve libro che ha scritto su Manson è illuminante, perché lo ha recitato dall'interno. Tutto il flusso di coscienza e la capillare ricostruzione storica della vicenda di Manson avevano bisogno di goccio di umanità per essere comprese.
Anche quando compie il male l'uomo è in mezzo agli uomini e di solito quel male nasce da ferite più antiche e profonde che poi sono anche l'unica spiegazione per capire l'inspiegabile.
Joe Rotto non assolve Manson ma condanna anche l'America.
Ti sei messo nei panni del mostro scrivendo il suo dolore in prima persona. Il finale del libro ribalta quasi la visuale, portando alla luce le “colpe” dell’America a cui ha attentato Manson. «Ti aspetti di spezzarmi? Impossibile! Mi hai rotto anni fa! Mi hai ucciso anni fa». Dentro di te però: Manson è colpevole?
Non lo giudico, non posso e non mi interessa. Sicuramente non è un assassino. Ciò che mi interessa è la narrazione di questa non vita che è una vita interiore. Manson non agisce, né quando è rinchiuso, né fuori, però parla, parla molto, ha molto da dire.
Parlami del tuo rapporto con CM. Cosa ti ha spinto a scrivere di lui in prima persona, da dentro. E come è stato?
Fin da ragazzo mi ha sempre attirato. Mi faceva terrore e questo a me è sempre piaciuto. C'è qualcosa di assolutamente magnetico nella paura e gli occhi di Manson erano veramente magnetici e poi c'era la storia che è comunque una storia hollywoodiana.
Solo che a me non bastava, volevo vedere dietro la maschera cosa ci fosse e così ho guardato e mi sono messo anche io questa maschera e ho capito quanto sia difficile togliersela quando questa diviene la tua salvezza. Charles Manson è un uomo che pur di esistere decide di assumersi l'esistenza che gli viene attribuita: quella del mostro. Egli indossa quella maschera perché può parlare solo attraverso di essa. Senza è muto col suo dolore e il suo isolamento.
Non ti fa sorridere il fatto che di cognome fai "Buoncristiano" e che ti occupi del Diavolo moderno? Era il tuo karma forse?
Mi sono occupato molto anche di Carmelo Bene, di cui ho curato un volume edito da Bompiani (PANTA CARMELO BENE) frutto del lavoro di archivio che ho fatto sul suo lascito artistico. Forse lì la vicinanza dei due cognomi era più conciliante. Credendo che il destino sia nel cognome probabilmente ho qualcosa da espiare.
Non c'è, non con quelle caratteristiche. Manson è frutto di quella cultura lì, di quella società lì, feroce e spersonalizzante. Non a caso è raro che ci siano serial killer da noi. Non siamo figli di Guerre Stellari o McDonald's. Nondimeno ci sono straordinari casi di cronaca nera, basti pensare al Delitto del Circeo, al Mostro di Firenze, la strage di Erba, Avetrana e così via. La mostruosità americana è più individuale, la nostra forse più condominiale.
Who is Joe Rotto? Che fai nella vita?
Joe Rotto, accompagnato dal suo fedele microcane Sid, è la mia creatura che mi porto dietro ormai da parecchi anni. Potrei definirlo, il mio amico immaginario cui ho dato volto e voce nei miei lavori precedenti (Libro Rotto e Album Rotto).
Joe è lo spacciatore per antonomasia, è colui che soddisfa qualsiasi vizio, che tu sia Michael Jackson, Axl Rose o un comune mortale. "Il mondo è fatto di dipendenze e io sono qui per questo" è il suo adagio.
Lui più che un mostro è un connettore di mostruosità.
Essendo un successo underground ormai mi si identifica con lui e quindi il creatore ha finito col prendere l'identità della sua creatura.
Oltre a scrivere, sono impiegato in un'azienda di armamenti.
La Nera, i delitti, la curiosità delle persone per questi brutti fatti. Che cosa rappresentano?
L'uomo tende al male, c'è poco da fare. Quando ci mettiamo al volante, tutti i santi giorni, auguriamo la morte almeno a una decina di persone e questo nel migliore dei casi. C'è una spinta al male che la maggior parte di noi domina ma nessuno può cancellare. Guardare l'orrore può allora essere catartico o più banalmente piacevole.
Quando si fa del male si pensa sempre di essere nel giusto. E' l'unica scelta possibile in quel momento. Dopo interverrà la legge o la religione o la coscienza a farci capire che forse, forse, abbiamo sbagliato, e non sempre.
Stando anche alle ultime dicerie, forse è Maryln Manson il suo unico vero erede nell’inconscio collettivo?
Marilyn Manson mi sembra solo l'ennesima vittima di questa isteria collettiva chiamata nuovo femminismo, contenuta a suo a volta in questa cazzata del politically correct, che ha come unica espressione la pubblica gogna e che sta rendendo questo mondo ancora più invivibile di quello che è. Non si possono distruggere le persone sui social, innocenti o colpevoli non mi interessa. Esiste la legge, esiste il commissariato, esistono i tribunali, si deve andare lì, no su instagram. I processi non si fanno con gli hashtag né tantomeno le battaglie per i diritti civili.
18 July 2021
09 July 2021
08 July 2021
La eterna belleza de la palabra: un retrato de Emily Dickinson - por Rafael Becerra
Existió esa mujer casi transparente que no nació para ser desentrañada, que nada tenía que ver con el mundo de los hombres y mujeres que la rodeaban. Ella vivió en una realidad que se nos escapa, de la que hemos desertado y a la que hemos traicionado, y sin embargo, la gente de su tiempo la clasificó pinchándola como a una mariposa en un sombrío cajón acristalado. Pero a ella eso no le importó; como mística, transitó sendas que no están a la vista de cualquiera, en sus menguadas fronteras físicas descubrió toda la grandeza de la existencia, rodeada de flores, de insectos, de amaneceres y de lluvia. Condensó en su bella poesía una página universal del libro de la vida.
Como un ser milenario que aprendió del detalle más insignificante de la naturaleza, la poetisa describe la grandeza de lo pequeño, sutíl engranaje sin el cual esta máquina perfecta no funcionaría.
¿Es posible púes dar con los secretos del alquimista del mundo?
Sí, pero solo una clase de seres están a la altura de vislumbrarlos, una clase nada común, nada pretenciosa; seres que permanecen en silencio maravillados y sumergidos en el más sencillo pensamiento, y algunos, generosos y plenos de amor nos cuentan sus secretos, nos esbozan delicadamente lo profundo y extraordinario de su labor de hormiguita. Su pensamiento tejido con sencillez y belleza, la urdimbre necesaria para la finalización de un tapiz que roza la perfección.
Existió una vez una poetisa, que nos regaló la belleza de unos versos eternos.
Otros pies van y vienen por mi huerto,
otros dedos la tierra han removido;
un trovador que se posó en el olmo
va diciendo el lugar de mi retiro.
Jugando hay otros niños en el prado
y debajo, cansada, se ha dormido otra gente;
y todavía vuelve, pensativa,
la primavera, y puntual, la nieve.
06 July 2021
WILSON EL CHIFLADO - Mark Twain
04 July 2021
#8 GORZANO. LEGGERE DOVE NON SI LEGGE - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato
In viaggio con Sangue e Latte, di Gaia Russo Frattasi ed Eugenio Di Donato un racconto tra Abruzzo, Lazio e Marche in 12 tappe.
Il bosco del Gorzano è un’invenzione di Gaia. È un viaggio in un cartone animato, è il bosco di Miyazaki popolato di maiali, uomini delle caldaie e incantesimi. Come l’incantesimo che ha colpito il nostro piccolo amico topolino che per svariati minuti ha tentato, senza riuscirvi, di liberarsi dalla morsa della fontana.
Nuotava con le zampette davanti velocissime, si muoveva come i topini che si vedono in Ratatouille. Tanto che non sai se i topi di campagna si siano sempre mossi così, morbidi e teneri, o abbiano imparato dopo aver visto il cartone.
LEGGERE DOVE NON SI LEGGE from Gaia on Vimeo.
28 June 2021
ALORS, VOUS N'AIMEZ PAS LE CINÉMA FRANÇAIS?: I surrealisti e la critica della Settima arte - Giovanni Davide Locicero
24 June 2021
FARSI MALE CON LO YOGA . Recensione di YOGA di Emmanuel Carrère - Enrico Romanetto
22 June 2021
JOHN BARLEYCORN de Jack London - por Rafael Becerra
Una vez más el maestro Jack London escarba en sus recuerdos para ofrecernos otro libro autobiográfico lleno de aventuras de todo tipo. Pero esta vez lo hace narrando su relación intima con el alcohol, llamado John Barleycorn. Desenmascara a tan escurridizo personaje descubriendo todas sus tretas, todas las artimañas que utiliza para arrastrarte hasta el fondo del pozo y acabar contigo. Un demonio al que hay que conocer profundamente para poder sobrevivir a su abrazo y hacer que se doblegue si quieres que cabalgue contigo durante toda tu vida.
Desmadejando sus recuerdos, London nos habla de la temprana primera cerveza que lo llevó a su borrachera inaugural, y a partir de ahí, del profundo conocimiento que tuvo de tan nocivo camarada durante toda su vida. “John Barleycorn ha convertido en ruines a más hombres de los que ha llevado a la gloria” La narración que atrapa desde las primeras páginas se convierte en un catálogo del arte y la desgracia del bebedor, cuenta la ruina a la que te lleva la bebida sin control, pero también habla de la camaradería, de los momentos de euforia y los encuentros propiciados por ella, antes de caer atrapado en sus redes. Al mismo tiempo las vivencias de este gran aventurero nos desgrana una personalidad única siempre queriendo más, deseando empequeñecer el mundo ante sus ojos, esos ojos voraces, escrutadores, que almacenaban todo lo que veían para que los afortunados lectores soñáramos las aventuras de otro.
La vida alrededor de los muelles, embarcaderos, barcos de todos los calados, rutas comerciales, pirateo de ostras, tipos despreciables, y desgraciados de cualquier pelaje, pero sobre todo tabernas, saturadas de brebajes de todo tipo para demoler y doblegar mediante el embrutecimiento. “John Barleycorn destruye porque es accesible, está en cualquier calle, protegido por la ley, saludado por los policias, a quienes habla a quienes saluda y conduce a los lugares en donde sus devotos se encuentran sumidos en su ausencia”
El libro es de una honestidad aplastante, London no oculta nada, se desnuda en sus páginas para mostrar sus llagas de bebedor, los excesos de una vida en el filo de la navaja, que a la postre le pasaría factura. Una rama del árbol frondoso que fue ese gran aventurero, que exprimió su existencia para poder plasmarla en sus libros.
Las memorias alcohólicas es un relato de los que no se olvidan fácilmente, uno de esos volúmenes que se atesora con cariño y al que se promete una segunda lectura pasados unos años, justo quizás cuando nosotros mismos hallamos aprendido a ignorar o a dominar a ese espíritu burlón que nos ronda todos los días llamado John Barleycorn.
Rafael Becerra Bernal
19 June 2021
17 June 2021
15 June 2021
14 June 2021
13 June 2021
12 June 2021
#7 PRETA. LEGGERE DOVE NON SI LEGGE - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato
In viaggio con Sangue e Latte, di Gaia Russo Frattasi ed Eugenio Di Donato un racconto tra Abruzzo, Lazio e Marche in 12 tappe.
A Preta non c’ero mai stato. Ci arriviamo passando per Campotosto, un paese che non esiste più. Circumnavighiamo il lago omonimo e arriviamo a Mascione. Passiamo per Capitignano e Monte Reale che con il suo nome e l’immenso viale alberato evoca grandi città reali come Torino e Caserta.
È tardi, il sole è sceso da un pezzo e Montereale è quasi deserta. Lungo il viale è aperta una rosticceria. Beviamo una birra e sgranocchiamo delle crocchette di patate appena sfornate. Di fronte a noi tre signore chiacchierano nella frescura della sera. Rifocillati continuiamo il giro quando ci coglie intenso l’odore del pane. Esplode da dietro le mura di una grossa casa in pietra, si infila potente nelle narici, riempie l’aria e corre giù lungo la via.
È il forno del paese, il forno del territorio, da qui parte il pane per i comuni in basso lungo la vallata, per il centro commerciale. Perfino per L’Aquila.
Ha salvato diverse persone quella notte, il signore è un volontario della croce rossa. Hanno caricato sull’unica ambulanza tutte le persone che potevano. Quando hanno finito le garze hanno bendato i feriti con le magliette, sistemato i cadaveri come potevano uno accanto all’altro.
LEGGERE DOVE NON SI LEGGE from Gaia on Vimeo.
05 June 2021
#6 PRETARA CASTELLI. LEGGERE DOVE NON SI LEGGE - di Gaia Russo Frattasi e Eugenio Di Donato
A Pretara ci si andava da soli, a fare i traversi quando non si aveva una compagno con cui scalare. Ci si andava a provare la mitica Pino la Rana, un 6b ammanigliato sotto la pancia del Sasso.
Una via che a guardarla sembra impossibile da salire e che invece si riesce a scalare. Una via che oggi per la sua difficoltà fa ridere ma che nel ’95, in provincia di Teramo, non era affatto scontata. All’epoca non c’erano molte falesie chiodate nella provincia. E anche Pino la Rana oggi chiodata a fittoni resinati era protetta con un paio di cordini, due cavetti d’acciaio morsati intorno a una clessidra e un unico spit da 8 mm prima di arrivare in catena.
La prima volta che ho salito Pino La Rana è stata una grande, grandissima, soddisfazione. L’ho imparata guardando Gilberto. Eravamo in pochi a salirla nel ’95. Eravamo in pochi a scalare. All’epoca almeno a Teramo, ma credo in Abruzzo non esisteva ancora la resina.
Ci sono stato decine e decine di volte a Pretara, centinaia, senza esagerazione, davvero tante, ma non ero mai andato a vedere i lavatoi. Per noi arrampicatori Pretara era il Sasso. Il mondo cominciava e si esauriva intorno al Sasso. Un sasso che oggi non basta più, e che non bastava nemmeno allora, è, in effetti, una miniatura di falesia, ma resta bellissimo, piantato lì a un metro dal fiume, e con la sua via più difficile, La Sud del Camicia, un ostico 7a dà ancora del filo da torcere.
Su Castelli avrei molto da dire, è il luogo insieme a Milano dove ho trascorso più tempo, per ora mi taccio e lascio raccontare gli scorci del filmato.
LEGGERE DOVE NON SI LEGGE from Gaia on Vimeo.