01 August 2020

SANGRE Y LECHE - Eugenio Di Donato

TRADUCCIÓN:
JUANJO MONSELL

PORTADA:
RICCARDO CECCHETTI


Sangre y Leche
: la existencia en dos palabras. Ludovico Travagli, un niño introvertido, criado en el campo, se encuentra trasplantado en una gran ciudad por varias vicisitudes familiares. La vida de Ludovico está marcada por algunos eventos dramáticos, y desde uno de ellos comenzará una narración en espiral, que pasará por momentos cruciales de su existencia. Hablará su deseo de emerger para escapar de un territorio, de una manera de pensar, e incluso de su nombre. Sangre y Leche afronta el tema de la falta de comunicación, no solo entre las diferentes generaciones, sino en un sentido más amplio, también entre todas las personas, revirtiendo el papel tradicional de la familia en el arquetipo del lugar del desencuentro.

Eugenio Di Donato (1976) crece en Castelli, un pequeño pueblo en los Apeninos de los Abruzos. Después de licenciarse se mudó a Milán. Se graduó en ingeniería, obtuvo un doctorado y durante años investigó la física de la materia y la arquitectura de las moléculas. En 2016 decide dedicarse a tiempo completo a la escritura.

«Por ahora, escribo, me concentro en las palabras. Sobre el sentido que revelan. Sobre la historia de un padre, un campesino que trabaja la tierra, hijo de unos padres que habían trabajado la tierra toda la vida, y que levanta la mirada y ve en el hijo, demasiado alto y con los pies y las manos demasiado grandes, un físico no apto para el trabajo en el campo. Y por primera vez, en la cadena de padres e hijos, renuncia a perpetuarla y le ofrece otra posibilidad. Mi madre me empujó fuera de casa, actuó como ese padre, incluso hizo más, usó su fuerza para que no volviese. Rompió la tradición».









25 July 2020

15 July 2020

FANTIANA - Escritos sobre John Fante seleccionados por Eduardo Margaretto


PORTADA DE 
MARCO DE LUCA

El nacimiento de este libro se enmarca en esas hermosas coincidencias relacionadas con libros que nos llevan a conocer a personas distintas a nosotros, por edad, origen geográfico o social que, gracias a la literatura, se convierten inmediatamente en nuestros amigos. Y eso pasó en diciembre de 2015 cuando conocimos a Eduardo Margaretto. Desde que presentamos su libro John Fante, vidas y obra (Alrevés, 2015) en nuestra librería de Valencia, han surgido una serie de sinergias muy potentes entre los fanáticos de John Fante que, desde ese día hasta hoy, primavera de 2020, nos ha llevado a conocer a fantianos de todo el mundo. Al final de cada encuentro con Eduardo nos despedíamos citándonos para la siguiente “Fantiana”, y así seguimos hasta que logró reunir esta espléndida colección de textos sobre Fante, que incluye a escritores, periodistas, libreros, profesores y simples lectores a los que este escritor, de alguna manera, les cambió la vida, como sólo la gran literatura sabe hacer. Este libro nació del deseo de celebrar a John Fante, que nos enseñó que no importa si eres italiano, filipino, americano, un viejo verde, un quinceañero, un desesperado sin un centavo o un ricachón con una mansión en Malibú. Lo importante es seguir vivos: es tener una California para soñar y una Torricella Peligna para llevar dentro de sí. Siempre. 

Los escritos sobre John Fante han sido seleccionados y traducidos al castellano por Eduardo Margaretto. Este primer volumen incluye los textos de: José Ángel Barrueco, Moisés Stanckowich, Isern Jesús M. Tibau, Francesco Spinoglio, Rosa Capoluongo, Ivan Pozzoni, Vito Sabato, Gloria Guerinoni, Jesús Mir Orea, Desirée D'Anniballe, Olga Jornet, David Vivancos Allepuz, Iván Rojo, Dawn Westlake, Adrián Estévez Iglesias, D.B. Paulksen.





07 July 2020

DIARIO DEL GRAN PARADISO - Anacleto Verrecchia


COPERTINA DI 
MARCO DE LUCA

«Dividere il cielo con gli stambecchi, ma anche con i camosci e le marmotte, è un’esperienza molto gradevole e unica nel suo genere: l’anima si allarga, lo spirito si arricchisce e l’innocenza degli animali fa dimenticare la malvagità degli umani». 


È questa la fondamentale esperienza fatta da Anacleto Verrecchia in gioventù, quando per tre anni visse, lavorò e meditò nel Parco del Gran Paradiso. Esperienza non d’isolamento, ma, piuttosto, di diradamento del commercio coi propri simili. Cosa cercava lassù? Certo, conforto da un tormentoso dolore, come l’essere stato testimone diretto, da bambino, degli orrori della Battaglia di Montecassino. Ma trovò anche altro: un punto nuovo d’osservazione degli uomini, la possibilità d’accedere ad un diverso grado di conoscenza. Di quel periodo è rimasto questo libro: un diario, uno zibaldone di riflessioni. Da luogo reale il Parco diventò per lui anche un luogo mentale, un rifugio, una costante del suo modo di giudicare e soprattutto del suo modo di essere.

Anacleto Verrecchia (Vallerotonda, 1926 - Torino, 2012) germanista e filosofo, ha vissuto fra Torino e Vienna, dove è stato per anni addetto culturale. Ha scritto numerosi libri tra i quali La catastofe di Nietzsche a Torino (Einaudi 1978), Giordano Bruno la falena dello spirito (Donzelli 2000) e Cieli d’Italia (El Doctor Sax 2019) e ha collaborato con le pagine culturali de La StampaDie Presse Die Welt. Verrecchia odiava la caccia, i politici, i cacalibri e i preti; invece amava molto Schopenhauer, la natura, le montagne, gli alberi monumentali e lo sguardo nobile degli animali. Lavorò sempre al confine tra letteratura e filosofia: la sua prosa filosofica chiara, energica e spesso polemica, è stata giudicata tra le migliori scritte oggi in Italia.

 «"Diario del Gran Paradiso" è senza alcun dubbio il libro più bello di Anacleto Verrecchia».
Sossio Giametta

 «Intanto Cognetti, per non perdere il lettore tra cazzuola e materiali idraulici, infila senza citarle perle di saggezza di Thoreau, Twain e soprattutto di Anacleto Verrecchia, autore di quel “Diario dal Gran Paradiso” che avremo letto in cento (tra cui Cognetti) perché è un capolavoro immenso scritto dal giornalista culturale de “La Stampa” e tra i massimi studiosi europei della vita di Nietzsche»
Gian Paolo Serino

 «Ho girato il mondo e fatto mille esperienze, sempre fedele alla mia idea che l’uomo, se non vuole arrugginire, deve di tanto in tanto cambiare lavoro e rinnovarsi. Così ho frequentato industriali e quattrinai, scrittori e professori, diplomatici e gente di mondo. Ma giuro, e prego il lettore di credermi, che non ho mai incontrato una creatura più nobile, più fiera e soprattutto più onesta dello stambecco, che vive in alto e disdegna le bassure. A lui dedico queste pagine della mia giovinezza».
Anacleto Verrecchia




30 June 2020

Una svastica sul viso di Luca Buoncristiano - Recensioni dei lettori su Amazon


DA LEGGERE!!
Luca Buoncristiano ha uno stile che ipnotizza. È difficile, se non impossibile, trovare un autore che distorce la verità visibile agli occhi di tutti, per mostrarcene un’altra, forse più logica della prima. Con una serie di aforismi già noti, e molte citazioni dello stesso Manson in varie interviste, Luca Buoncristiano riordina le carte in tavola per mostrarci qualcosa che ci era sfuggito. Un lungo monologo tra Charlie e Charlie, tra il mostro e l’uomo. Perché sì, era un mostro, ma era anche un uomo. Un bambino con un’infanzia difficile e senza amore. Consigliatissimo!!!

Jessica

CONSIGLIATISSIMO
Non si può non leggere tutto d'un fiato! Surreale e grottesco. Charlie esprime a mio parere un accusa alla società contemporanea dove un uomo può scivolare nei recessi più oscuri del delirio psicopatico. Una tragedia contemporanea proprio in virtù del sua straordinaria sensibilità umana.
Ha vissuto gran parte della sua vita in una scatola, come dice lui, che sa riempirsi delle diverse sfumature di luce e che può accendersi col buio della disperazione più nera. Geniale e consigliatissimo!!

Giovanni


MASON L'INFLUENCER
Bellissimo docu-fiction-libro che ci porta nella testa e cuore di Manson.
"Dopotutto, ho vissuto malgrado tutto affinchè la mia esistenza fosse un disturbo."
Dido Fontana


DA LEGGERE
Letto in un giorno. La scrittura è fluida, 
incuriosisce il lettore e aiuta a capire che spesso siamo quello che viviamo.
Lidia de Padua

26 June 2020

ICONOCLAST POSTERS - Marco De Luca



Iconoclast Posters es un post-libro artístico inspirado en los mitos e íconos de la cultura pop. Nuestras obras de arte tienen la intención de celebrar algunas figuras importantes del pasado, y también llevarlas de vuelta a un nivel más humano, usando ironía, sarcasmo y parodia, jugando y desmitificando iconos de los últimos dos siglos. Este libro fue pensado como un catálogo de arte y diseñado para ser recortado y poder usar los íconos para crear tu exposición personal. Iconoclast Posters es un proceso pop art para compartir obras de arte diferentes y significativas para la decoración del hogar, y ofrecer a nuestros clientes ilustraciones elaboradas a un precio asequible. 

Marco De Luca es un artista digital, nacido en Turín (Italia) en 1981. Estudiando historia, filosofía y griego antiguo en la escuela secundaria, comenzó a hacer las caricaturas de sus profesores. En 2012 se mudó a México para seguir con sus estudios universitarios en Iconografía, estudios que lo inspiraron en su trabajo artístico. 

Las impresiones y los canvas de los íconos de este libro se pueden comprar en la web Iconoclast Posters.





Iconoclast Posters è un post-book artistico ispirato ai miti e alle icone della cultura pop. Le nostre opere intendono celebrare alcune figure importanti del passato e riportarle ai giorni nostri a un livello più umano, usando ironia, sarcasmo e parodia, giocando e desmitificando le icone degli ultimi due secoli. Questo libro è stato pensato come un catalogo d'arte e progettato per essere ritagliato utilizzano le immagini per creare la tua mostra personale! Iconoclast Posters è il frutto di un processo creativo pop-art, che vuole portare opere d'arte elaborate e significative nell'arredamento di casa, per fornire ai nostri clienti opere d'arte molto raffinate a un prezzo accessibile. 

Marco De Luca è un artista digitale, nato a Torino nel 1981. Studiando storia, filosofia e greco antico al liceo classico, ha iniziato a realizzare le caricature dei suoi professori. Nel 2012 si è trasferito in Messico per approfondire gli studi universitari di Iconologia, studi che lo hanno particolarmente stimolato nel suo lavoro artistico. 

Stampe e tele delle icone di questo libro possono essere acquistate sul sito Web Iconoclast Posters



Iconoclast Posters is an artistical post-book inspired by pop-culture myths and icons. Our art works intend to celebrate some important figures from the past, and also bring them back to a more human level, using irony, sarcasm and parody, joking and demythologizing icons of the last two centuries. This book was thought off as an art catalog and designed to be cut out and to use icons to create your personal exhibition! Iconoclast Posters is a pop-art trial to bring sophisticated and meaningful artworks in the home décor. We want to provide our customers very fine artworks to an affordable price. 

Marco De Luca is a digital artist, born in Turin (Italy) in 1981. Studying history, philosophy and ancient greek at high school, he started making his teachers' caricatures. In 2012 he moved to Mexico to study Iconography at University, that inspired him in his artistic work. 

Prints and canvas of the icons on this book can be purchased on the website Iconoclast Posters.


22 June 2020

Recensione di Una svastica sul viso di Luca Buoncristiano - di Jane T. (italiano)


Una svastica sul viso di Luca Buoncristiano

“Sono fratello di questi corridoi da più di cinquant’anni. Questi soffitti sono i miei padri. Non ho mai chiesto a nessuno di proteggermi. Dormo su una branda di parole e non ci sono quadri su queste pareti.”

Charles Manson, il criminale statunitense più famoso della storia, noto in tutto il mondo per essere stato il mandante della strage in Cielo Drive. Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski, fu uccisa da alcuni membri della Famiglia Manson.
Era incinta di otto mesi.
L’infanzia di Charlie non inizia nel migliore dei modi. Un padre che non conosce e che mai conoscerà, una madre che scambia volentieri il figlio per un po’ d’alcool. Un bambino che nasce senza amore e che senza amore viene ricambiato, dove può trovarlo? Incapace di rispettare le regole che la vita ci impone, a tutti, inizia così un lungo percorso tra riformatorio e carcere, per anni, in cui affinerà al meglio la sua dote migliore: manipolare la gente.

“Sono un disertore della società. Un muto ragazzo di campagna mai cresciuto. Sono andato in prigione a otto anni e sono uscito a trentadue anni. Un bambino precoce di trentadue anni.”

Luca Buoncristiano (autore e illustratore dell’indimenticabile Libro Rotto) ci offre una piccola parte di Manson che molti di noi non vedono o si rifiutano di vedere. Ed è giusto, è difficile vedere qualcosa di umano verso colui che ha creato quella potente Famiglia che ha ucciso senza pietà persone senza colpa. Provando a non pensare a queste atrocità, ho ascoltato questo lungo monologo tra Charlie e Charlie, tra finzione e realtà, che Luca ha ingegnosamente ascoltato e riportato nel suo ultimo libro, Una svastica sul viso.

Luca Buoncristiano ha uno stile che ipnotizza. È difficile, se non impossibile, trovare un autore che distorce la verità visibile agli occhi di tutti, per mostrarcene un’altra, forse più logica della prima. Con una serie di aforismi già noti, e molte citazioni dello stesso Manson in varie interviste, Luca Buoncristiano riordina le carte in tavola per mostrarci qualcosa che in tutta questa lunga storia di Charles Manson, ci era sfuggita. Una parte, piccola, ma enorme di Charlie, che non avrei mai visto se Buoncristiano non lo avesse scritto. Prima cosa da fare quando lo si legge: matita alla mano, e sottolineare quei giochi di parole in cui Luca è ormai un professionista.



“Che cappa questa malinconia che non vuole andare più via. Ho ucciso qualcuno?”


Jane T.

17 June 2020

UNA SVASTICA SUL VISO - Luca Buoncristiano


Charles Manson è stato il criminale statunitense più famoso al mondo, noto per essere il mandante delle stragi Tate-LaBianca dove vennero uccise sette persone tra le quali Sharon Tate, la moglie del regista Roman Polanski, incinta di otto mesi. 


Con un’operazione di docufiction letteraria, frutto di un gioco tra finzione e realtà che utilizza le dichiarazioni dello stesso Manson, Luca Buoncristiano costruisce un monologo, uno stream of consciousness del Manson più intimo. 

Il risultato è un autoritratto surreale e lisergico, la disperata confessione di una delle più celebri icone del male, malgré lui. 

Luca Buoncristiano (Roma 1976) autore e illustratore, ha lavorato per radio e televisione. Ha collaborato con gli scrittori Sandro Veronesi e Edoardo Albinati ed è stato il curatore del lascito artistico di Carmelo Bene. 

Autore di Joe Rotto, apparso più dieci anni fa nel primo blog di sole illustrazioni italiano, ha pubblicato Mary e Joe Fazi Editore 2007, Panta Carmelo Bene Bompiani 2012, Libro Rotto El Doctor Sax 2017, Album Rotto El Doctor Sax 2018.



16 June 2020

SANGUE E LATTE di Eugenio Di Donato su LIBRI NELL'ARIA - Di Laura Salvadori (Instagram)






Sangue e Latte
di Laura Salvadori

Poco più di cento pagine. Pagine dense, che si appoggiano sull’anima e lì sedimentano. E covano, e prolificano e lasciano conseguenze.

La storia, scritta in prima persona, è un lungo monologo in cui il protagonista, Ludovico Travagli, parla di sé.

La storia di Ludovico non ha niente di diverso dalla storia di qualsiasi bambino nato negli anni del boom economico, in seno ad una famiglia attaccata alle tradizioni, dove l’unico dovere è il lavoro, dove si è abituati a non contare niente come individuo ma solo come uomo o donna dotato di braccia per lavorare e di un percorso prestabilito da seguire. Senza mai deviare, senza doversi interrogare su ciò che è giusto o sbagliato. Con l’assuefazione atavica a tacitare i desideri più intimi, come il bisogno di una carezza o di una semplice parola. Con il bisogno di essere approvato, di non deludere, di non tradire le aspettative. Dove i propri sentimenti sono tabù e neanche ci si affanna a conoscerli, figurarsi a dar loro una voce.

Ludovico da piccolo ha conosciuto il dolore e anche la vergogna che deriva dal non sapergli dare un nome. E’ cresciuto nascondendosi, negando se stesso, abbacinato dal bisogno di essere approvato. Sovrastato dalle figure dei nonni, creature votate al lavoro, presenti ma al tempo stesso distaccate, alle quale mostrare devozione. Deluso dai genitori, che hanno divorziato in un’epoca che disapprova il disgregarsi della famiglia. Allontanato dal suo paese prima e mandato a studiare nella metropoli poi, dove la spersonalizzazione e l’assenza di rapporti sociale imperversa. Indotto alla ricerca spasmodica di una realizzazione nel lavoro, non prima di aver accarezzato il sogno di una laurea, come atto dovuto verso chi, con sacrificio, ti ha permesso di studiare. Indottrinato dall’obbligo di essere felice e di rendere evidente queste felicità agli occhi, inquisitori ed esigenti, della famiglia.

Ludovico non ha fatto niente per sé ma tutto per gli altri. Persino il rapporto con la fidanzata, Agata, segue un sentiero già battuto.

Ed è così che Ludovico si ritroverà ad aspettare un figlio e lo perderà, subito, inspiegabilmente, vivendo la perdita come un castigo. Il nome del figlio nato morto ricorre spesso nel romanzo; Ludovico e Agata forse non sono stati degni di essere genitori. Perché un figlio non deve essere portatore di felicità, né di alcuna aspettativa per chi gli dà la vita.

Ludovico alla fine troverà il coraggio di togliersi di dosso il giogo delle aspettative e deciderà solo per se stesso. L’epilogo darà finalmente uno spiraglio di ossigeno al lettore e anche la certezza che il dolore, se condivido con qualcuno, porta spesso alla redenzione e alla libertà.

I miei complimento a Eugenio Di Donato. La sua scrittura è un soffio delicato, il cui respiro, prima debole e incerto, risale con forza le acque ferme e stagnanti verso la superficie, verso l’aria, che diventa densa di profumi e di suoni confortanti. Davvero ben fatto è lo studio introspettivo che conduce in questo suo romanzo, che è pieni di spunti, di riflessioni, di citazioni che ho spesso sottolineato per ricordarle.

Difficile staccarsi dall’idea che Sangue e latte sia un romanzo autobiografico. Se non lo fosse, è comunque profondamente intimo e indiscutibilmente il catalizzatore perfetto delle sensazioni dell’autore, del suo vissuto, del suo essere.


Sangue e latte è un romanzo in cui riconoscersi, in cui annegare i nostri ricordi e un pezzetto dei nostri dolori esistenziali, perché essere figli è un mestiere difficile, forse più dell’essere genitori. Essere figli e crescere implica la necessità di dover spezzare le catene, dolci ed infide, dell’innato desiderio di compiacere, che nasce insieme a noi e che chiede, incessantemente, di essere amati per come siamo.


Ringraziamo Laura Salvadori e la sua bellissima pagina Instagram Libri nell'Aria per averci concesso i diritti di riproduzione della sua recensione.

09 June 2020

Recensione di Sangue e Latte di Eugenio Di Donato - Di Federica Zuliani (Italiano)





«Sangue e Latte» 
di Federica Zuliani


«Sangue e Latte» è un lungo racconto di rapida e piacevole lettura. D’altra parte l’autore (E. Di Donato) adotta nella stesura uno stile conciso, quasi scarno, chiaro e scorrevole, molto equilibrato anche nell’affrontare argomenti che potrebbero diventare scabrosi: li annuncia, li sorvola, non ci insiste. Per sua ammissione si concentra sull’utilizzo e il significato delle parole, «sul senso che svelano», perché non vi siano dubbi o fraintendimenti sulla verità che egli intende riferire. Allora le parole acquistano, talvolta, la durezza di una lama che penetra a fondo nell’anima per non lasciare spazio all’inespresso o a dubbi interpretativi; diventano quasi un’autopunizione e il racconto si fa subito autoanalisi, una lunga confessione. Lentamente, con il procedere della narrazione e con l’intervento di nuovi elementi che si affacciano sul suo quotidiano, il protagonista sente sgretolarsi il muro di angoscia che lo blocca. Si rende così conto che il verbo «amare» non significa solo «dare» per gratificare chi ci sta accanto o per essere graditi, ma significa anche «prendere» in una accezione più ampia che sconfina nel «l’apprendere». Indica, dunque, la possibilità di non chiudersi in se stessi, ma di chiedere, capire, socializzare per scambiare idee, per diventare migliori e conquistare ciò che la vita può offrire. Alla luce di questa nuova consapevolezza la famiglia di origine del protagonista e sopratutto le tradizioni che considerava condizionanti della sua vita, acquistano un nuovo valore: sono riconosciute come il punto di forza dell’esistere, dell’operare per costruire il proprio futuro. «Ora … (conclude infatti) … può ribaltare il dolore e trasformare i vincoli in spinte vitali».


È interessante scoprire che il titolo del libro «Sangue e Latte» significa nella tradizione abruzzese «la nascita e la crescita» di ogni individuo. Vi sono inoltre, fra i tanti, due elementi interessanti ai fini dell’interpretazione del racconto e riguardano il cognome del protagonista: Travagli. Egli lo svela solo a fine narrazione, quando il lungo travaglio dell’autoanalisi ha portato alla rinascita e il cognome rappresenta allora la presa di coscienza della propria identità, mentre, all’inizio del romanzo, dovendo parlare del suo nome come firma sul certificato di morte del figlio, egli scrive solamente: «la mia». Questa volta il cognome celato rappresenterebbe un indizio di ciò che sarà il tema, l’argomento di tutto il racconto, appunto un travaglio metaforico.

Federica Zuliani 
Classe 1935, è nata a Sirmione; è una poetessa, pittrice e corista sezione soprano.