Emanuel Carnevali (Firenze, 4 dicembre 1897 - Bologna, 11gennaio 1942) rappresenta uno dei casi più singolari di letteratura dell'emigrazione. In questo intensissimo romanzo autobiografico Carnevali ci racconta il dramma di un'esistenza che non trova pace fin dall'infanzia, che lo spinge ad emigrare in America, dove il suo desiderio di affermazione si scontra contro una società che lo emargina e lo relega a umili lavori. Impara l'inglese da autodidatta e comincia a scrivere, soprattutto poesia, ma proprio quando il successo e i riconoscimenti di grandi scrittori come Sherwood Anderson e William Carlos Williams sembrano sfiorarlo, viene colpito da una forma acuta di encefalite che lo costringe a tornare in Italia e concludere i suoi giorni in un manicomio.
"Questa era la New York a lungo sognata, questa terribile rete di scale di sicurezza. Questa non era la New York che avevamo tanto sognato, la città così cara alla fantasia, così accarezzata fra tutte le speranze che un uomo può concepire: questo sogno di chi non sogna, il rifugio di chi non ha casa, questa città impossibile. Il miserabile panorama che avevamo davanti agli occhi era quello di una delle più grandi città del mondo."