
ALORS, VOUS N'AIMEZ PAS LE CINÉMA FRANÇAIS?: I surrealisti e la critica della Settima arte - Giovanni Davide Locicero

Rafael Becerra Bernal
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A Pretara ci si andava da soli, a fare i traversi quando non si aveva una compagno con cui scalare. Ci si andava a provare la mitica Pino la Rana, un 6b ammanigliato sotto la pancia del Sasso.
Una via che a guardarla sembra impossibile da salire e che invece si riesce a scalare. Una via che oggi per la sua difficoltà fa ridere ma che nel ’95, in provincia di Teramo, non era affatto scontata. All’epoca non c’erano molte falesie chiodate nella provincia. E anche Pino la Rana oggi chiodata a fittoni resinati era protetta con un paio di cordini, due cavetti d’acciaio morsati intorno a una clessidra e un unico spit da 8 mm prima di arrivare in catena.
La prima volta che ho salito Pino La Rana è stata una grande, grandissima, soddisfazione. L’ho imparata guardando Gilberto. Eravamo in pochi a salirla nel ’95. Eravamo in pochi a scalare. All’epoca almeno a Teramo, ma credo in Abruzzo non esisteva ancora la resina.
Ci sono stato decine e decine di volte a Pretara, centinaia, senza esagerazione, davvero tante, ma non ero mai andato a vedere i lavatoi. Per noi arrampicatori Pretara era il Sasso. Il mondo cominciava e si esauriva intorno al Sasso. Un sasso che oggi non basta più, e che non bastava nemmeno allora, è, in effetti, una miniatura di falesia, ma resta bellissimo, piantato lì a un metro dal fiume, e con la sua via più difficile, La Sud del Camicia, un ostico 7a dà ancora del filo da torcere.
Su Castelli avrei molto da dire, è il luogo insieme a Milano dove ho trascorso più tempo, per ora mi taccio e lascio raccontare gli scorci del filmato.
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“La verdad es que hoy en día no somos, incluidos los caminantes, sino cruzados de corazón débil que acometen sin perseverancia empresas inacabables. Nuestras expediciones consisten solo en dar una vuelta, y al atardecer volvemos otra vez al lugar familiar del que salimos, donde tenemos el corazón. La mitad del camino no es otra cosa que desandar lo andado. Tal vez tuviéramos que prolongar el más breve de los paseos, con imperecedero espíritu de aventura, para no volver nunca, dispuestos a que solo regresasen a nuestros afligidos reinos, como reliquias, nuestros corazones embalsamados. Si te sientes dispuesto a abandonar padre y madre, hermano y hermana, esposa, hijo y amigos, y a no volver a verlos nunca; si has pagado tus deudas, hecho testamento, puesto en orden todos tus asuntos y eres un hombre libre, si es así, estás listo para una caminata”.
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A Madrid gli anni Ottanta stavano per finire. Mentre le notti di Malasaña correvano veloci, alcuni di noi avevano già intuito che la parola Movida si stava convertendo in un brand di patriots to arms molto lontani da La fantasia dei popoli che è giunta fino a noi ... mentre la movida è arrivata perfino nelle notti italiane del XXI secolo. Al tempo brancolavo nel buio cercando di scrivere la biografia di Franco Battiato. Cátedra Ediciones mi aveva dato un anticipo. Ero rimasto particolarmente colpito dalla lucidità del "pensautore" siciliano ...Le barricate in piazza le fai per conto della borghesia / Che crea falsi miti di progresso / Chi vi credete che noi siamo, per i capelli che portiamo? / Noi siamo delle lucciole che stanno nelle tenebre / Up patriots to arms, engagez-vous / La musica contemporanea, mi butta giù
Poi ricevetti una telefonata: Battiato accettava la mia intervista all'Hotel Ritz di Madrid. Io al Ritz?! Allora non avevo nemmeno i vestiti per entrarci, ma andai. «Come ti descriveresti?» gli chiesi di getto, senza pensarci due volte, mentre si stava ancora sedendo. Mi guardò negli occhi e mi disse: «Sono quello che, un tempo, si sarebbe chiamato "un uomo alla ricerca"... anche se, alla fine, non trovo mai niente». Come se la verità fosse il ritmo delle piante al sole sui balconi, o quel re del mondo che ci tiene prigioniero il cuore. La conversazione scorreva fluida fino a quando il dicografico mi tirò platealmente la manica della camicia... il mio tempo era scaduto. Battiato lo guardò accigliato: «Lascialo continuare, sa molto di me». Così presi il coraggio a due mani e gli dissi ancora: «Mia madre è nata in Sicilia, come te, a Messina, e mia nonna a Napoli». Si alzò per andarsene, mi tese la mano e mi disse: «Eduardo, prima di morire, devi assolutamente salpare sulla barca che parte da Napoli e approda a Messina all'alba... quando ti avvicini alla Sicilia, la nebbia del mattino si dirada e ti fa scoprire cose incredibili».
Questo sentimento popolare nasce da meccaniche divine
Dovrei cambiare l'oggetto dei miei desideri
Non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
Che non si parli più di dittature
Se avremo ancora un po' da vivere
La primavera intanto tarda ad arrivare
Eduardo Margaretto
Se acababan los años ochenta en Madrid. Mientras apurábamos
las noches de Malasaña algunos ya intuíamos que la palabra Movida se iba a convertir en una marca de patriotas alejada de la fantasía de los pueblos que han llegado hasta
nosotros… incluso en las noches italianas del siglo XXI. Yo andaba entonces
por calles oscuras intentando escribir la biografía de Franco Battiato. Cátedra
Ediciones me había dado un anticipo. Me impactó la claridad del ‘pensautor’
siciliano… las barricadas en la plaza las
hacéis por cuenta de la burguesía que crea falsos mitos de progreso / quién creéis que somos por el pelo que
llevamos / nosotros somos luciérnagas
que están en las tinieblas / la música
contemporánea me deprime / y no es culpa mía si existe la imbecilidad
Y entonces recibí una llamada… Battiato acepta tu entrevista
en el Hotel Ritz de Madrid. ¿Yo en el Ritz? Ni ropa tenía entonces, pero allí
que me fui. «¿Cómo te ves a ti mismo?» le solté sin pensármelo dos veces en
cuanto se sentó a la mesa. Me miró a los ojos y dijo: «Soy lo que antiguamente
se llamaba un hombre que busca… aunque al final no encuentre nada». Como si la
verdad fuese el ritmo de las plantas en los balcones, o ese rey del mundo que nos
tiene prisionero el corazón. Fluía la conversación hasta que el comercial de la discográfica sin
disimular me estiró de la manga de la camisa… se había terminado mi tiempo. Battiato le miró frunciendo el ceño: «Déjale que siga, éste sabe mucho de mí».
Y entonces se lo dije: «Mi madre ha nacido en Sicilia, como tú, en Messina, y
mi abuela en Nápoles». Se levantó para irse, me extendió la mano y dijo: «Antes
de morir, Eduardo, tienes que subirte al barco que de madrugada sale desde
Nápoles hacia Messina… cuando te acercas a Sicilia la bruma de la mañana se
abre y descubres cosas increíbles».
Este sentimiento popular nace de mecánicas divinas
Tendría que cambiar el objeto de mis deseos
no conformarme con pequeñas joyas cotidianas
Que no se hable más de dictaduras
si aún nos queda algo por vivir
La primavera tarda en llegar
Eduardo Margaretto
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