19 December 2017

08 December 2017

VENERE IN PESCI - Max Mohr

IL PRIMO LIBRO DI MAX MOHR TRADOTTO IN ITALIANO

TRADUZIONE: SARA FERRO WEIL


Berlino, anni Venti. Un medico, il dottor Quaß e una dottoressa in medicina, non abilitata, la signorina Otterloo, entrambi con rapporti di lavoro traballanti, si incontrano in occasione di un parto in una ricca villa dove, per un equivoco, prestano ambedue assistenza alla partoriente, non senza pestarsi i piedi. Fanno la conoscenza di uno strano personaggio, il dottor Abba, un americano di colore, antidiluviano, figlio di un cantante jazz, ricco di nascita,  apostata, matematico, astronomo, anzi no, indubbiamente astrologo, spregiudicato e con guizzi bipolari. Assieme finiranno per aprire alle porte della città una “clinica medico-astrologica“, fondata allo scopo di circonvenire, molto elegantemente, schiere di nuovi ricchi e tutta una varietà di appartenenti al bel mondo, che come stregati dal dottor Abba, a frotte aderiranno entusiasti all'impresa. Ed ecco sfilare davanti al lettore una serie di personaggi disparatissimi, i cui tratti caratteriali, molto peculiari vengono descritti con arguzia politicamente scorretta e messi a nudo con eleganza alludendo ai problemi sociali della Repubblica di Weimar. Ci si muove tra la satira costante, la parodia, il nonsense e l'invettiva sociale elegantemente scoccata, che col senno di poi, sembrano un oscuri e grotteschi presagi del Nazionalsocialismo degli anni a venire.

Max Mohr (1891-1937) fu uno scrittore di successo nel periodo tra le due guerre. Nonostante fosse medico di professione, cercò sempre nuovi spazi dove far crescere il proprio talento per la scrittura. Intrattenne una serie di amicizie letterarie del calibro di Karl Kraus, Heinrich e Thomas Mann, D.H. Lawrence. Medico da campo volontario nella Prima Guerra Mondiale, non abbandonò mai la professione ma allo stesso tempo divenne uno degli autori di teatro più in voga della sua epoca, dedicandosi anche alla narrativa. Di famiglia ebraica, intuita l’eventualità di cupi scenari, visto l’'esacerbato clima sociale e politico in Germania, prese già nel 1934 la via dell'esilio, stabilendosi in Cina. Nemmeno qui conobbe pace: il paese era sconvolto dalla guerra civile, dall'inizio del conflitto mondiale e dalla guerra sinogiapponese. A Shanghai sbarcò il lunario grazie all’attività di medico (non a favore della comunità tedesca, che come in patria, rifiutava i medici ebrei), poi nel 1937, la prematura morte d’infarto. In Germania, intanto i suoi libri ardevano sulle tristemente famose pire ariane.


"Ultimo a spingersi in uno scompartimento non fumatori del metrò di Berlino in direzione ovest fu un giovanotto con una grossa borsa valigia in nappa di maialino. Il vagone era sovraffollato, era giusto orario di chiusura per negozi e attività. Il vagone era surriscaldato, era un aprile caldo. Nella vettura erano stipati l'una contro l'altra molestandosi scambievolmente, quarantasette persone: dodici manifatturieri tessili, cinque signori del settore dei generi alimentari, quattro signori del ramo automobilistico, un alto funzionario statale e due di media statura, un parrucchiere, un docente di medio alto tedesco, un dentista, un giornalista, due camerieri, il giovanotto con la grossa borsa valigia in nappa di maialino, sei segretarie d'ufficio, una consorte di una certa età e due giovani, un'insegnante di ginnastica moderna, due zie zitelle, un'attempata individualista dalla provincia e tre amanti.

La carrozza in testa si mise in moto tirando in avanti per i tubi neri. Sopra il centro della città strepitante, sopra le luci elettriche del ventesimo secolo, sopra le prime luci celesti della giovane notte. Nel cielo del Sud trovavasi la costellazione del Leone a fornire asilo al lento Nettuno peregrino. Il Dragone sfrecciante nel cielo del Nord si inalberava di fianco al Piccolo Carro fino al margine della Via Lattea, per frantumarsi poi davanti alla placida e impavida Vega. Marte era coperto da una piccola nuvola solitaria e Venere era in procinto di tramontare, sprofondandosi là nel mare di lacrime dell'Ovest."

Max Mohr



26 November 2017

MOLESTANDO A AMÉRICA~DISTURBING AMERICA - Emanuel Carnevali (ESPAÑOL - ENGLISH)

INTRODUCCIÓN Y TRADUCCIÓN:
JUANJO MONSELL

(ESPAÑOL - ENGLISH)

Emanuel Carnevali nació en Florencia el 4 de diciembre de 1897. Su infancia transcurrió entre Pistoia, Biella y Cossato. Tras la muerte de su madre, en 1911 Carnevali obtuvo una beca en Venecia, donde pasó dos años antes de ser expulsado del colegio.Tal y como narra él mismo en su novela “Il primo dio”, decidió emigrar a los Estados Unidos en 1914, con solamente dieciséis años, a causa de los continuos enfrentamientos con el padre.

Vivió hasta 1922 entre Nueva York y Chicago, al principio sin conocer una sola palabra de inglés y desempeñando trabajos temporales: friegaplatos, dependiente de una tienda de comestibles, camarero, limpiador de suelos, paleador de nieve, etc… Sufrió el hambre, la miseria y privaciones de todo tipo. Con el tiempo aprendió la lengua (leyendo los carteles comerciales de Nueva York), comenzó a escribir y a enviar sus versos a todas las revistas que conocía. Inicialmente rechazadas, sus poesías comenzaron poco a poco a ser publicadas y Carnevali se dio a conocer en el ambiente literario y trabó amistad con varios poetas como Max Eastman, Ezra Pound, Robert McAlmon y William Carlos Williams. Olvidado por la crítica y el público, ha dejado un pequeño pero tajante y fuerte rastro en la literatura americana del siglo XIX. Viviendo en la miseria, pasando de un trabajo a otro, de un amor a otro, frecuentando prostitutas y matones, logró ser parte, como extranjero, de la renovación de la vanguardia literaria americana de la época. Afectado por una enfermedad nerviosa, en 1922 volvió a Italia, donde vivió sus últimos veinte años entre hospitales y clínicas donde continuó escribiendo. Murió el 11 de enero de 1942 en la Clínica Neurológica de Bolonia.


Este volumen, el primer libro de Carnevali traducido al español, recoge toda su obra poética e incluye poemas inéditos. Edición bilingüe español-inglés.


"Vengo de América, donde todo Es más grande, pero menos majestuoso; Donde no hay vino. Llego a la tierra del vino – Vino para el alma. Italia es una pequeña familia; América es una huérfana Independiente y arrogante, Demente y sublime, Sin tradición para guiarla, Precipitándose de cabeza en una carrera loca que llama progreso. América tremendamente laboriosa, Constructora de las ciudades mecánicas. Pero con las prisas la gente se olvida de amar; Pero con las prisas uno abandona y pierde la bondad. Y el hambre es el patrimonio del emigrante"

Emanuel Carnevali




25 November 2017

LIBRO ROTTO - Luca Buoncristiano



 PREFAZIONE DI
SANDRO VERONESI 
+
 IL LIBRO ROTTO 
SECONDO DON MAZEL 
DI MAURO APRILE ZANETTI

Joe Rotto è l’archetipo del più cattivo dei salesmen, uno spacciatore di peccati che vende di tutto: armi, droghe, esplosivi, cadillac e cacciabombardieri. I suoi clienti vanno dai più miserabili alle celebrities d’America. “Il mondo è fatto di dipendenze, ed io sono qui per questo” è il suo adagio. La storia ha inizio quando si trova nella discoteca più in voga della città, per curare i suoi affari assieme al fedele cagnetto Sid, e decide di fare una telefonata per recuperare un debito non ancora saldato dal Re del pop in persona: Michael Jackson, minacciandolo di prendersi la sua amata Neverland. Da questo momento in poi, il viaggio di Joe e Sid verso la Città degli Angeli, si tramuterà in una vertigionosa discesa nei più reconditi angoli del mondo Rotto. 





"Joe Rotto inizia dentro ognuno di noi" 
(Sandro Veronesi) 

"Finalmente la verità su Michael Jackson" 
(Mick Jagger) 

“In Rotto non ci sono eventi, sei tu piuttosto l’evento perché sei in quello che accade con vergogna” 
(Mauro Aprile Zanetti) 

"Rotto, American Beauty!" 
(Kevin Spacey)










22 November 2017

06 November 2017

L'ALCIBIADE FANCIULLO A SCOLA - Antonio Rocco


Questo libretto satirico è un vero e proprio scherzo letterario pubblicato per la prima volta nel 1652, in ambienti culturali che orbitavano intorno all’Accademia degli Incogniti di Venezia. Dal momento della sua riscoperta, avvenuta nell’Ottocento l’Alcibiade fanciullo a scola, divenne oggetto di numerose interpretazioni critiche: parodia licenziosa dei testi classici sull’amore socratico; divertissement di un intellettuale ateo e annoiato, satira di costume rivolta contro i professori universitari suoi contemporanei o testo erotico? L’opera è considerata oggi un classico di storia dell’omosessualità e di storia del dissenso religioso. All’interno de l’Alcibiade, Antonio Rocco mette in scena un pericoloso e paradossale capovolgimento della morale tradizionale: operazione apparentemente satirica e quasi burlesca, ma di gusto tipicamente libertino. Lo fa intervenendo sul paradigma maestro/allievo, codificato nel topos culturale e letterario della pederastia nella cultura dell’Antica Grecia. Ribaltando il Simposio di Platone, a cui l’opera s’ispira dichiaratamente, l’autore attribuisce all’allievo Alcibiade la parte del sedotto, mentre lascia quella del seduttore al maestro Filotimo, il quale mirava a ottenere il consenso sessuale dell’allievo, sostenendo un surreale encomio della pederastia e della sodomia.



Antonio Rocco rappresentò una delle voci più anticonformiste dell’ambiente filosofico e anticlericale della Repubblica di Venezia. Nato a Scurcola Marsicana (L’Aquila) nel 1586,prima di approdare in terra veneta perfezionò i suoi studi a Roma e a Perugia; giunto infine a Padova, entrò in contatto con la filosofia dell’aristotelismo eterodosso di stampo naturalistico. Si introdusse, fin dal suo arrivo a Venezia, negli ambienti accademici della Repubblica di Venezia. Fu un intellettuale legato al libertinismo e all'Aristotelismo eretico. Di questa sua militanza filosofica è testimonianza soprattutto la sua strenua battaglia contro Galileo Galilei nel nome della visione aristotelica della scienza, anche se allo stesso tempo Rocco fu uno strenuo critico nei confronti dell’ortodossia cattolica. Secondo quanto si legge nelle Glorie degli Incogniti fu il professore di filosofia e di retorica di più di trecento studenti. Ridotto infine all’infermità, Antonio Rocco morì a Venezia nel 1653.







VALENCIA WALLS & WORDS - Pamela Vargas (Coedición Pam & Uma Vlc)

ESPAÑOL - ENGLISH

Desde la sinergia entre Pam (photos & design), Uma Valencia (Urban Museum of Arts) y El Doctor Sax nace el proyecto editorial de Pamela Vargas: "Valencia Walls & Words", una muestra fotográfica sobre los muros y el arte urbano del centro de Valencia. Texturas y colores inmortalizados en imágenes tomadas entre los años 2015 y 2017. Las imágenes van unidas a citas de grandes pensadores de la historia en donde se busca hacer una unión entre la reflexión y la expresión urbana. Un viaje visual por el barrio más antiguo y colorido de Valencia amenizado por frases de personajes con los que nos hubiera gustado dar un paseo por estas callejuelas, por este museo de arte urbano al aire libre: el Barrio del Carmen!











30 September 2017

24 September 2017

SAGGIO SULL'ARTE CONTEMPORANEA L'INISMO - Eugenio Giannì



Eugenio Giannì, estetologo e teorico dell’arte, aderì all’Inismo, movimento internazionale d’avanguardia, nel settembre 1990. Docente di Teoria della comunicazione visiva presso l’Istituto Statale d’Arte di Arezzo, di Estetologia presso lo Studio Paolino Internazionale della Comunicazione Sociale (SPICS) e nell’Università Pontificia di Roma, è autore di numerose pubblicazioni tra cui “Estetologia del colore. La dinamica del movimento nell’arte “e "Nuovi linguaggi delle poetiche visive contemporanee: l'INIsmo”. 

Nel 1980 L’Internazionale Novatrice Infinitesimale si affaccia alla luce del sole. In quell’anno, contrariamente a quanto è accaduto ai movimenti dopo le grandi avanguardie storiche, non solo riesce a superare gradualmente e brillantemente le sue fasi iniziali, ma sostanzia il movimento come la quarta avanguardia dopo Futurismo, Dadaismo e Surrealismo. La ragione si annida nella consapevolezza che qualora s’intenda ribaltare la cultura, la rivoluzione deve essere innovativa e permanente: non una rivoluzione come mutamento della ricerca, arte del non-senso o atteggiamento ideologico eversivo, ma una rivoluzione come innovazione del sapere e abolizione dei settori operativi. L'Inismo è un’avanguardia che, anticipando le esperienze di fine secolo, trasforma l’arte del fare in arte della vita.









24 July 2017

CUENTOS DE UN BEBEDOR DE ÉTER - Jean Lorrain

TRADUCCIÓN: DANI CASQUERO SOLER Y GABRIELE NERO




Los “Cuentos de un bebedor de éter” son alucinaciones, donde como en un baile de máscaras se mezclan pesadillas y miedos con la bohème de París, en la cumbre de la Belle Époque. Este libro de relatos breves sobre la "eteromanía", refleja las características básicas de la obra de Lorrain: pesimismo, permisividad, comprensión del vicio y compulsiva búsqueda de "paraísos artificiales", enmarcadas en una visión fantástica de la vida.

Jean Lorrain (Fécamp, 9 de agosto 1855- París 30 de junio 1906). “Pintor complaciente de ebriedad y perversiones” como lo describe el Grand Larousse Encyclopédique, Jean Lorrain (nacido Paul Duval) fue poeta, cuentista, novelista y eteromaníaco. Nacido en Fécamp en 1855, nunca pudo conocer a Charles Swinburne, quien vivía en la región, pero sí fascinarse por su vida excéntrica, de la que circulaban distintas anécdotas. Instalado en París (más precisamente en Montmartre), logró que su padre aceptara su vocación para las letras, a condición de que escribiera bajo seudónimo como Baudelaire y Monsieur La Putaine. Su homosexualidad fue descarada, excéntrica y casi militante.

«Al bajar la escalera del palacio, ella se cruzó con grandes sombras que subían en sentido contrario: eran formas de caballeros con cascos, damas con capirotes y monjes con capuchas; también había entre ellos prelados con mitras, lansquenetes y pajes; el perfil de los morriones, de las banderas y las lanzas destacaba en negro sobre la alta tapicería, pero no eran más que sombras y no hacían ningún ruido. Gerda se detuvo, no atreviéndose a dar otro paso ante ese cortejo silencioso.  “No temas” graznó el cuervo posado sobre su hombro, “son más vacíos que el humo, son los Sueños; en cuanto se apagan las luces, todas las noches invaden el palacio”».
Jean Lorrain






22 July 2017