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16 January 2023
27 September 2019
Il Pinguino Rosa su La Matita nel caffé - di Fabiana D'urso (italiano)
Nat e il Pinguino Rosa
Ci vuole un grande entusiasmo nella vita per portare avanti i progetti in cui crediamo, quando poi incontriamo le persone giuste (e non è mai un caso) semplicemente le cose si realizzano. La città di Valencia è stata il trait-d'union per Natalia Verginella, illustratrice, e Gabriele Nero, giovane editore italiano trasferitosi in Spagna. Laureata a Milano in Storia e Critica dell'Arte, dopo diverse esperienze maturate nell'ambito della fotografia e della grafica web sia in Italia che all'estero, Natalia ha deciso, insieme al suo gatto blu, di seguire solo la linea dell'illustrazione. Le chiedo di parlarmi del Pinguino Rosa e di Gabriele Nero (connubio cromatico anche di nomi...).
Ho conosciuto Gabriele Nero, editore della Casa editrice El Doctor Sax nella sua libreria in Calle Quart a Valencia nel 2014. Vivevo in quel barrio e la sua era la mia libreria di quartiere. È stata la musica che ascoltava a portarmi lì la prima volta. Da quel momento è iniziato un meraviglioso scambio di idee ed è nata una grande amicizia. Sai Fabiana quando le idee si trasformano in realtà si sprigiona un'energia incredibile e l'incontro con Gabriele nella mia vita rappresenta questo: energia creativa! Un'idea è come un germoglio per la nascita di altre idee, e infatti, ho mostrato a Gabriele delle semplici illustrazioni pensate per i più piccoli, e a quel punto abbiamo deciso di lanciare una collana di libri per l'infanzia, la Pinguino Rosa Books. Per ora la collana si compone di una sezione di libri bilingue e di una sezione di libri da colorare.
Questo progetto nasce con l'obiettivo di avvicinare i bambini al mondo dei libri fin dalla tenera età con un approccio multiculturale. In una società sempre più multietnica e variegata, in cui le famiglie bilingue sono sempre più numerose, i coloratissimi libri della Pinguino Rosa Books offrono ai più piccoli un primo passo per imparare non solo delle semplici parole in varie lingue, ma anche a cogliere le differenze e le novità, e ad essere empatici verso la complessità del reale e verso gli altri. Stimolare un bambino fin dalla nascita verso un cammino bilingue lo renderà consapevole che il mondo può essere raccontato con codici diversi e che le differenze sono una ricchezza.Per questo motivo il motto del Pinguino Rosa Books è “For penguins who look beyond the South Pole!”. I primi titoli bilingue della collana sono pensati per i più piccoli (1-3 anni) e sono pubblicati in cinque lingue: italiano, spagnolo, francese, inglese, tedesco.
Hanno per protagonisti, Martin, un buffo bimbo dai capelli arancioni, e il suo gatto Pof. Sono realizzati con forme semplici e colori vivaci. Sono facilmente sfogliabili e trasportabili in carrozzine e passeggini! Martin e Pof non sono solo degli amici, ma diventano anche delle figure di riferimento che accompagnano i bimbi verso la conquista delle prime parole. Ultimo titolo pubblicato della collana è un colouring book dedicato a Martin e Pof, pensato per i primi passi da artisti!
Fabiana D'Urso
L'articolo è apparso il 27 settembre 2019 su La Matita nel caffè.
Il blog purtroppo non esiste più, ma ringraziamo Fabiana D'Urso per averci concesso la riproduzione ed averci dedicato questo bellissimo articolo!
26 August 2019
12 January 2019
19 November 2018
El Doctor Sax su Il Corriere della Sera - di Massimiliano Nerozzi (Italiano)
Precisazione sul discorso TAV, posto che possa fregare realmente a qualcuno la mia opinione sul tema:
Il mio discorso dell'intervista al Corriere della Sera su Torino entrava in un'ottica un po' più ampia e amara, nel senso che mentre i torinesi e i piemontesi si accapigliavano per 20 anni su un tunnel ferroviario, gli Agnelli svendevano la Fiat agli americani, Marchionne obbligava gli operai diMirafiori al referendum "o fai come dico io, o ti tolgo il lavoro", mentre, chi la governava invece di opporsi a questi ricatti, con Marchionne ci giocava a scopone e lottizzava una città. Forse più che su un tunnel avremmo duvuto scannarci sui temi veri che hanno stravolto e affossato la città di Torino: dal flop post Olimpico, alla chiusura (il fallimento!) della Fiat e di tutto l'indotto, ad una città che invece di reinventarsi, alimentava un sistema di potere fine a se stesso.
Penso che l'argomento TAV venga utilizzato strumentalmente da 20 anni a seconda degli interessi del momento, da varie forze politiche. Penso che nonostante tutte le campagne anti-TAV, alle quali ho partecipato in prima persona, questa grande opera non sia mai stata messa in realmente in discussione dagli enti pubblici. Penso che visto lo stato dei lavori non avrebbe senso lasciare incompiuta un'opera, già poco utile, così come poco utili, anacronistiche e strumentali (se non a fini meramente politici e propagandistici) mi appaiono le 2 manifestazioni, pro e contro il TAV.
Detto anche che non sono un ingegnere civile, ma che mi occupo di libri e letteratura, vorrei vedere la stessa mobilitazione e lo stesso dibattito per temi come il Salone del Libro, dove magari, invece di fare i soliti giochini di palazzo, e scannarsi tra "analfabeti funzionali" e "madamine radical chic", si pensasse a salvare una delle eccellenze delle città che siamo ad un passo da perdere definitivamente. Sperando di non fare ancora una volta la fine dei capponi di Renzo....
17 February 2018
John Fante: el escritor más italiano de América - Gabriele Nero (Español)
Holden
Caulfield, el protagonista de “El guardián entre el centeno”, para juzgar a un
escritor, tenía un método infalible: empezaba leyendo un libro, creaba un diálogo
imaginario con el escritor, para terminar el libro preguntándose “¿este tipo
podría ser mi amigo?" o "¿me gustaría llamarlo para que me hablara de
su vida?". Bueno, personalmente hubiera estado horas escuchando a
John Fante contar las historias imposibles de su familia, con John Fante
me hubiera pegado una gran comida de spaghetti acompañados de
una buena botella de vino tinto y con John Fante hubiera salido de fiesta,
incluso solo para una copa en uno de sus absurdos bares de la periferia de
Los Ángeles.
Desde la
periferia del mundo empezó la historia de John Fante (así como la de su álter ego literario
Arturo Bandini), desde Torricella Peligna, un pequeño pueblo en las montañas de
los Abruzos, del que su padre, Nicola Fante, albañil, se marchó a principios
del siglo XX para buscar fortuna en América. La familia Fante se instaló en
Denver, Colorado, en la región del Mid West, donde los inviernos son largos y
llenos de nieve, en las afueras del sueño americano, en definitiva, en los
Abruzos de América. Aquí los Fante construyeron su Little Italy, hecha de
espaguetis y de vino tinto, de deudas de juego y de viejas vestidas de
negro, de misas dominicales y de blasfemias en italiano. Pero John
Fante era ambicioso y, a pesar de tener veinte años en los años de la Gran
Depresión, él nunca dejó de creer en su talento. Fante y Bandini tenían un gran
sueño en común: Los Ángeles, California.
En todos los relatos de Fante, también en otros en
los que el protagonista no se llama Bandini, siempre hay un autobús que coger,
un viaje para empezar, un lugar donde llegar, una ciudad en la que demostrar
todo el valor de Arturo Bandini, y que casi nunca logra expresar en su
totalidad. Jugador de béisbol, guionista de Hollywood, escritor o monaguillo,
los protagonistas de sus obras, todos tienen la presunción típicamente italiana
de ser los mejores en todo lo que hacen, pero, por diferentes razones (el
destino, el origen humilde, ser italiano y católico, por supuesto que no
lo ayudaban) nunca pudo probarlo. ¡Después de todo, su padre Nicola Fante
hubiera sido el mejor albañil de Denver... si, al menos, lo hubieran contratado
para trabajar!
John
Fante no logró el éxito internacional en vida. Pero no tenéis que pensar en el
típico escritor bohemio que murió pobre y entre dificultades. Quizá por
el genio italico que corría por sus venas, con el tiempo,
Fante tuvo éxito en el mundo del cine como guionista en Hollywood, y vivió una
segunda parte de vida como un rico burgués americano, con una bella esposa,
cuatro hijos, una villa de dos plantas en Malibù y un coche descapotable.
"¡Bandini
es un terrone!" (apodo despectivo con el que los
italianos del Norte llaman a los del Sur, para indicar su carácter peleón y ruidoso)
¡Como todos los habitantes del Sur, Bandini es cabezota, arrogante, niño de
mamá, mujeriego y bebedor, pero al mismo tiempo es una persona verdadera,
generosa, instintiva y pasional! Es un profesional del arte de buscarse la
vida y de la ostentación de su supuesto talento, del cual nadie tiene pruebas,
pero del que está tan convencido que al final acaba convenciendo también al
lector.
Como en un transfert,
el lector acaba convencido más que por el estilo de Bandini, por el estilo de
Fante, maestro de síntesis y elegancia. En la prosa de Fante las frases son
cortas, sencillas y simples, y se suceden con un ritmo rápido, con algo que, a
veces, suena como una sentencia. Leer a Fante es fácil. ¡Sus libros se pueden regalar tanto a un niño de 14 años como a un abuelo de 80 años, tanto a uno de esos
lectores ocasionales que lee un libro al año, como a un estudiante de filosofía!
¡Leer a Fante es divertido, es ligero! Es enfrentarse al deseo de afirmación de
toda una generación masacrada por dos guerras, el Crack del 29 y con las
familias divididas por las primeras migraciones masivas. ¡Sin embargo, no creo
que todos puedan leer a John Fante! No creo que se pueda entender por completo
su obra si uno no ha tenido un testimonio directo o indirecto de algún tipo de
migración.
"Era imposible volver a encontrar mi soledad después de que ella se fue, o escapar de su extraño perfume." |
La Italianità de Fante no tiene
nada que ver con el patriotismo, es más un sentimiento de rebelión. Fante ama
profundamente la idea de la América mestiza como la tierra de los sueños, y
odia profundamente a los estadounidenses que traicionan este ideal, que lo
discriminan, que se ríen de él, ¡que le llaman dago! A la niña engreída
y rica de su clase que ostentaba la noble descendencia de Mary Stewart, el
pequeño Bandini le reprochó ser el bisnieto del bandido Mingo de Torricella
Peligna. John acaba idealizando Torricella Peligna e Italia, tanto que se
convierten en un refugio identitario mediante el cual defenderse y
contraatacar!
Son
divertidísimas las cartas desde Italia dirigidas a su mujer Joyce, en las
que Fante habla sin filtros de sus viajes a finales de los años cincuenta y
principios de los sesenta, de cómo su visión bucólica del Bel Paese choca
y desaparece cuando llega en la Roma filoamericana en esos años, entre
la Dolce Vita y el Boom económico. Como muchos otros, decidió no
visitar Torricella Peligna durante su estancia en Roma, solamente para evitar el
riesgo de sentirse decepcionado al no encontrar el pequeño mundo antiguo que
animaba los cuentos de Nicola Fante. ¡Tal vez en esta no-identidad, en este ego
que a veces se autocomplace y a veces se injuria, a veces italiano, a veces
americano, a veces conservador, a veces democrático, y otras totalmente anárquico,
está el éxito del personaje literario de Gabriel Arturo Bandini, único,
verdadero y demasiado moderno también para nosotros!
Migraciones,
guerras, segundas generaciones (o más bien nuevas identidades mestizas),
la crisis económica y el desempleo resultante, todos son temas sobre los que, hoy,más que nunca, estamos obligados a pensar. Podéis imaginar, entonces, cómo
treinta años después de su muerte, la voz de John Fante retumba fuerte a
través de los millones de lectores de todo el mundo, que, como un precioso
tesoro escondido, se han atrevido a descubrir y a amar uno de los más grandes escritores del siglo
XX.
El
lado que más admiro de Fante, y desde luego de Bandini, es su feroz autocrítica. De hecho, justo cuando John y Arturo, llegan a alcanzar sus
sueños pronto se dan cuenta de que tal vez no era exactamente lo que querían en
las frías noches de Colorado. Una vez conquistada la California, Fante empieza
a fantasear con una nueva vida en Roma entre heladerías, Via del Corso y miles
de pequeños automóviles Fiat pasando a todo trapo por callejuelas donde no
pasaría ni un carro de mulas.
A
pesar de que Bandini había sufrido el frío y el hambre en su juventud, la
marginación por sus orígenes, y a pesar de que se encontró sin un duro durmiendo en los
barcos abandonados en la playa, sus páginas más amargas son, sin duda, aquellas
en las que Bandini viene contratado y pagado generosamente por un gran
productor de Hollywood para no escribir (en "Los Sueños de Bunker Hill”).
De hecho, Bandini amaba demasiado la vida para quedarse encerrado en una
oficina, donde entre otras cosas no podía escribir nada que satisficiera ni a
él ni a sus productores. "I can't get no satisfaction", como
cantaban los Stones, acabará siendo el himno de la generación de los hijos de Fante,
sin embargo, Bandini sentía que estaba perdiendo su talento, y lo único que
podía hacer era meterse en problemas como seducir a las secretarias y a las
agentes literarias. Así Bandini, a la manera de Francisco de Asís, lo deja
todo, renuncia a su vida burguesa y se vuelve al austero cuarto de la
pensión de Bunker Hill, la misma donde había llegado hacía unos años
cuando dejó Colorado, con el mismo objetivo de entonces: escribir. La saga de
Bandini termina justo en el momento en que el personaje literario y el escritor
se enfrentan por primera vez delante de una máquina de escribir y de una
hoja en blanco.
Aquí
tenéis un extracto de ese momento, uno de los últimos párrafos que, en
1982, John, ciego y mutilado por la diabetes, dictó a Joyce, su mujer:
“Fui a la máquina de
escribir y me senté. Mi idea era escribir una frase, una sola frase perfecta.
Si podía escribir una buena frase podría escribir dos, y si podía escribir dos
podría escribir tres, y si podía escribir tres, podría escribir eternamente. Pero ¿y
si no me salía? ¿Y si había perdido todo mi hermoso talento? (..) Tenia
diecisiete dólares en la cartera. Diecisiete dólares y miedo a escribir. Me
senté muy tieso en la máquina y me soplé los dedos. Por favor, Dios mío, por
favor Knut Hamsun, no me abandonéis ahora. Me puse a escribir y escribí.”
En memoria de John Fante, que nos enseñó que no importa si eres italiano, filipino, americano, un viejo verde, un quinceañero, un desesperado sin un centavo o un ricachón con una mansión en Malibú. Lo importante es seguir vivos: es tener una California para soñar y una Torricella Peligna para llevar dentro, siempre.
Gabriele Nero
22 July 2017
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