21 August 2018

WILSON LO SVITATO - Mark Twain (NUOVA EDIZIONE 2018)



La storia è ambientata nella prima metà dell'800, a Dawson’s Landing, una cittadina della Louisiana sulle rive del Mississipi dove vive una comunità di famiglie borghesi quasi tutte in possesso di campi di lavoro e di schiavi neri. Un piccolo mondo chiuso in se stesso, in cui si tramandano i privilegi di generazione in generazione, dove a trionfare sono il pettegolezzo e una morale comune di provincia. E' in questa cittadina che giunge in un giorno d'inverno del 1830 un giovane avvocato in cerca di fortuna, David Wilson, con una ossessiva passione per le impronte digitali, che verrà soprannominato Lo Svitato a causa di una sfortunata battuta pronunciata proprio il giorno del suo arrivo. Wilson è l’elemento singolare, il singolo che entra a risolvere i vari dualismi che si troverà a sbrogliare. Wilson è poco più di una comparsa per buona parte del romanzo, ma che invece assumerà un ruolo di primaria importanza nell'ultimo atto di un intrigo assai curioso. La vicenda ruota intorno alla figura di Roxanne, una schiava mulatta che fa di tutto per assicurare al suo figliolo una vita migliore, scambiandolo di culla con il figlio del suo padrone, stravolgendo le esistenze dei due bambini. Vite ambigue che porteranno un ragazzo mulatto a vivere tra i privilegi e i vizi di un bianco proprietario terriero e un bianco a vivere come uno schiavo con sangue nero. Twain fa emergere come le differenze razziali e la schiavitù siano in realtà categorie inesistenti,facendo capire al lettore come sia l’ambiente circostante a formare l’individuo mettendo in evidenza l’ottusità della mentalità dei suoi contemporanei. 



Nato 30 novembre 1835 in Florida, Mark Twain " venne al mondo come una cometa", " e morì il 21 aprile 1910, il giorno dopo il passaggio della cometa di Halley attraverso l’orbita terrestre. Il suo vero nome era Samuel Longhorne Clemens, pescò il suo nome d'arte dai suoi giorni come pilota battello sul Mississippi, dove il grido "Mark Twain" veniva usato dai marinai per segnalare la profondità dell’acqua. Mark Twain era uno scrittore di talento, un sagace oratore e umorista brillante. Mise in luce le contraddizioni di un nuovo paese che stava crescendo economicamente, ma che rimaneva fossilizzato dal punto di vista culturale e sociale. Twain fu uno dei primi intellettuali antimperialisti che utilizzò la letterataura come strumento di denuncia contro il modello nascente dell’ Ugly American, tema che caratterizzerà tutta la letteratura statunitense del XX secolo. Non è certo un caso che William Faulkner sostenesse che “Twain è il padre di tutta la letteratura americana”.





03 August 2018

Opera Iniqua recensione - "Il coraggio dell'inattuale" di Daniele Mattei



Il libro di Federico Febbo è inattuale ma proprio per questo attuale. E rivoltoso. È rivoltoso il linguaggio, lo stile, il détournement elegante, l’allegoria sottile.

È rivoltoso il suo essere un massimalista e narrare una storia fregandosene delle storie, storielle, novelle e novellini inutili e minimaliste. Federico non vuole, anzi esige che sia il lettore a venire verso l’opera e non il contrario. Non svende nè tantomeno vende, semmai cerca una chiave per l’innominabile attuale come ben l’ha chiamato Calasso, che diciamo oltre che innominabile è sempre più ignobile. E a questo gioco al ribasso gioca il quasi intero mondo letterario.

Opera Iniqua è maestra di allegorie, Federico Febbo è l’antitesi e l’antidoto dell’attuale meccanismo di produzione letteraria: piccole storie per piccoli sommovimenti, più intestinali che intellettuali. Federico vola alto, indica una strada, smarrendola, smarrendosi e smarrendoci, ma sa bene quale è la sua strada, ch’è quella di una ossessiva ricerca del vero cercato tramite il suo percorso. D’altronde a ogni artista è dato il compito morale di smarrirsi e smarrirci come vuole.
Ricercare. Ricostruire.

Oggi ciò tanto più appare antimoderno quanto in realtà è rivoluzionario. Cosa intendo per vero? E perché ricostruire oggi, nel compiaciuto nichilismo e annichilente panorama è rivoluzionario?

Febbo lo sa, anche se lo svela non facilmente, ma non ha alcuna intenzione di prenderci in giro e sopratutto di prendersi in giro. È vero, disprezza il mondo, ma se ci fosse anche solo una piccola pietra da levigare in mezzo al marcio per far rilùcere uno straccio di verità e bellezza - dentro questo orrore più ridicolo che tremendo - sono sicuro, lo troveremmo là ad adempiere al suo compito.
Daniele Mattei

23 July 2018

20 July 2018

24 June 2018

Opera Iniqua recensione di Fabrizio Salvati

 



Un romanzo senza tempo, una sfida, una provocazione continua verso se stessi, verso gli altri.Tanti spunti stimolanti, momenti di grandissima intensità, scene e caratteri che restano scolpiti nella testa e ti accompagnano anche al termine della lettura.

Opera Iniqua ha la capacità di creare immagini fortissime e di scioglierle nell'istante in cui faticosamente provi ad afferrarle, lasciandoti inesorabilmente spaesato ed in cerca di nuovi riferimenti. Una rincorsa continua da parte di chi legge nel tentativo di decifrare il gioco perverso dell'autore, che cambia le regole in corsa e lascia che le domande si accumulino, prendendosi tutto il proprio nobile spazio di eccellente romanziere per eventuali risposte.

In queste pagine non c'è luogo per la salvezza, la redenzione, qui si respira l'arte nella sua pienezza, a volte indecifrabile, a volte paurosa, e quindi pura.
Febbo pretende tanto da se stesso, è evidente l'accuratezza di questo lavoro, la costruzione minuziosa, la ricerca dei particolari mai fine a se stessa, ma pretende ancora di più dal lettore, in qualche modo cerca di scuoterlo, di schiaffeggiarlo, di sputargli (letteralmente) in faccia la sua verità, le sue verità, le sue menzogne.

In un continuo viaggio interiore, insieme al protagonista veniamo catapultati da Roma a Vulci, da Bologna all'abbazia di Altacomba, dal sacro al profano, dalla bellezza fino all'aberrazione dell'inenarrabile; veniamo presi per mano dallo scrittore e guidati ognuno nel proprio personalissimo viaggio, ma sul più bello, Febbo ha la grandezza ed il coraggio di spegnere tutte le luci, e gli astri celesti, lasciandoci al buio, in ginocchio a vagare tra le nostre ancestrali paure, immersi nei nostri fantasmi. Mai titolo fu più azzeccato. Un romanzo imprescindibile, da leggere ed assaporare, fino all'ultima goccia del suo nettare dolce e velenoso.


31 May 2018

Dino Campana: el poeta maldito de la literatura italiana



Dino Campana nace en Marradi, un pequeño pueblo de la provincia de Florencia, el 20 de agosto de 1885, hijo de Giovanni Campana, director de escuela, descrito como un hombre débil y de carácter sumiso, y de Francesca Luti, una mujer severa y ferviente creyente católica.
Su infancia transcurre de un modo aparentemente tranquilo hasta los 15 años, edad en que comienza a sufrir y le son diagnosticados trastornos nerviosos.
Estudia en Faenza y Carmagnola antes de regresar de nuevo a Marradi. Las crisis nerviosas se agudizan tras su vuelta a Marradi y comienza a padecer frecuentes cambios de humor, síntomas de las difíciles relaciones con la familia y el pueblo natal.
Tras cumplir los 18 años, estudia química en Bolonia y Florencia. Pronto comienza a sentir un deseo incontrolable de huir y dedicarse a una vida errabunda. La primera reacción de la familia, del pueblo así como también de las autoridades públicas fue la de considerar las extrañezas de Campana como signos evidentes de su locura. Cada una de sus huidas a países extranjeros era seguida de un internamiento en un manicomio.
Es internado por primera vez en el manicomio de Imola (Bolonia) en septiembre de 1905. Intenta fugarse entre mayo y julio de 1906 para llegar a Suiza y, desde allí, a Francia. Es arrestado en Bardonecchia (Turín) y encerrado de nuevo en Imola.
En el otoño de 1907, ya salido del manicomio, Campana parte desde Génova con rumbo a Argentina, país por el que se dedica a vagabundear. En 1909 reaparece en Marradi, donde es arrestado e internado por un breve período de tiempo en el San Salvi de Florencia. Tras el internamiento, viaja a Bélgica y es arrestado en Bruselas, por lo que es internado en la maison de santé de Tournay en 1910. Pide ayuda a la familia y vuelve a Marradi, donde pasa un período bastante tranquilo.
En 1913 viaja a Florencia y se presenta en la redacción de la revista Lacerba de Giovanni Papini y Ardengo Soffici donde deja el manuscrito de su obra Il più lungo giorno (El día más largo). El manuscrito no es tenido en cuenta y pronto se pierde. Después de algunos meses sin recibir respuesta alguna, Campana viaja desde Marradi a Florencia para recuperar el manuscrito. Papini ya no lo posee y Soffici asegura no haberlo poseído nunca. Campana se desespera ante este hecho, ya que el manuscrito era la única copia existente de la obra.
A comienzos de 1914, perdida toda esperanza de recuperar el manuscrito, Campana decide reescribirlo de memoria; en pocos meses, trabajando también de noche y a costa de un gran esfuerzo mental, logra finalizar la reescritura del libro, aunque con numerosas modificaciones y adiciones. Ese mismo año consigue publicar la obra con un nuevo título: Canti Orfici (Cantos Órficos). Pasa todo el año siguiente vagando sin rumbo fijo entre Turín, Domodossola y Florencia. Tras el estallido de la Primera Guerra Mundial, Campana se libra del servicio militar. Oficialmente es exonerado debido a problemas de salud física, aunque en realidad se debe a que es considerado un enfermo mental grave.
En 1916 conoce a la escritora Sibilla Aleramo, con la que mantiene una intensa y tumultuosa relación hasta comienzos de 19017.
En 1918 Campana es internado en el hospital psiquiátrico de Villa di Castelpulci, donde se le diagnostica hebefrenia. Muere en el hospital en 1932 a causa de una septicemia provocada por una herida en la zona escrotal sufrida al intentar huir del hospital.



DINO CAMPANA, EL MITO
Dino Campana es considerado como uno de los casos más enigmáticos de la literatura italiana del siglo XX, hecho que ha generado el surgimiento de una leyenda en torno a su figura. Esta leyenda se ha sustentado no tanto en el carácter hermético y de difícil comprensión de su obra poética como en su biografía y su carácter. Sus extravagancias y su insociabilidad, provocadas por la enfermedad mental que padecía, los múltiples viajes que realizó buscando la huida, su taciturnidad, su aspecto físico (ropas raídas, zapatos viejos, largos cabellos y barba) y su pronta muerte han alimentado esta leyenda.
La leyenda de Campana ha ido siempre unida al carácter maldito del poeta. Uno de los motivos de su unión a los poetas maudits fue su interés y fascinación por poetas como Baudelaire, Verlaine, Rimbaud y Mallarmé. La crítica literaria de la época lo comparó con algunos de estos poetas poniendo de relieve su espíritu libre e insociable, en un intento de difusión de la poesía de Campana. Incluso en la edición de 1942 de Canti Orfici, la editorial florentina Vallecchi presentó a Campana como el único poeta maldito italiano.



CONTEXTO CULTURAL
La cultura italiana de comienzos del siglo XX estuvo caracterizada por el surgimiento de diversas revistas literarias y políticas que dieron luz a un intenso debate en torno a la situación de la sociedad italiana y las perspectivas futuras a las que debería enfrentarse Italia en el contexto de la lucha colonialista que tenía lugar en África.
Campana logró publicar en dos de las principales revistas de la época: Lacerba y La Voce. Campana mantuvo una estrecha relación con los principales responsables de la revista Lacerba, Papini y Soffici, que le permitieron entrar en contacto con los futuristas, ya que existían varios puntos en común en lo relativo a la postura artística defendida por estos y los lacerbistas: el derecho a la contradicción, la libertad y la ausencia de prejuicios.
La amistad que Campana mantuvo con Papini y Soffici estuvo marcada desde el comienzo por la contradicción y la desigualdad. Campana pasó de la profunda admiración que sentía por ambos al odio, terminando por considerarlos como los representantes de una cultura institucionalizada y podrida. Las disputas que surgieron entre ellos son patentes en los artículos escritos por los dos críticos así como en la correspondencia que mantuvo el poeta con ellos. La desaparición del manuscrito de Campana, que se encontraba en manos de los críticos, fue determinante para el enfrentamiento del poeta con Papini y Soffici.
En lo relativo al movimiento futurista, Campana mantuvo siempre una actitud muy crítica hacia este. Pueden apreciarse influencias del movimiento dentro de su obra, como la destrucción de la sintaxis y la construcción de imágenes sin hilos conductores, pero Campana no podía aceptar el ataque a la cultura tradicional propugnada por los futuristas, ya que su poseía asentaba sus bases sobre el pasado cultural italiano. Además, no podía aceptar la sociedad en la que vivía, ya que él se sentía un ser salvaje y libre únicamente en la naturaleza. Lo cierto es que Campana mostró siempre más admiración hacia la figura de Marinetti que hacia el movimiento que encabezaba.



CANTI ORFICI
El acercamiento a la obra de Dino Campana genera vértigo en el lector. Un vértigo provocado por la inmensidad que se esconde tras sus palabras, por lo inasible de sus imágenes. Cada uno de sus versos entraña una multiplicidad de significados situados a diferentes niveles. Sus oraciones dejan únicamente entrever un pequeño destello surgido de las profundidades que albergan en sí mismas.
Campana crea un lenguaje, el suyo propio, a través de prosa y poesía, de registros estilísticos contradictorios, de recuerdos y evocaciones, de tiempos verbales superpuestos, de narraciones, descripciones y delirios, de retrospecciones y prospecciones, de rupturas del ritmo poético generadas mediante la destrucción del orden sintáctico lógico, de creaciones e importaciones semánticas y de un enorme caudal léxico proveniente de la cultura clásica. Y precisamente en esta creación original es donde radica la dificultad de su comprensión. Su poesía deviene isla inaccesible.
Su poesía es poesía que primero debe ser vista y oída, para después ser leída. Así lo exige la enorme cantidad de imágenes marcadas por el juego cromático y de luces y sombras que aparecen dentro de los Cantos Órficos; así lo exigen las descripciones de paisajes ligados a la naturaleza, algunos estáticos y, otros, de un dinamismo inaprensible provocado por el continuo devenir del vagabundeo y del viaje. Así lo exige la presencia constante del silencio y la mudez, reflejo de soledad y libertad, que contrasta con los diferentes cantos, gritos o ruidos y la musicalidad que adquieren ciertos elementos naturales, como el agua.
De especial interés es la presencia de la memoria en el interior de la obra. El pasado aparece como un dulce oasis donde la tragicidad del presente no tiene cabida. La utilización de palabras pertenecientes al campo semántico del recuerdo, el uso de adjetivos que expresan distancia en sentido físico y que, en el interior del poema, adquieren connotaciones temporales, la utilización constante del prefijo ri (re- en español) en ciertos verbos para marcar el carácter reiterativo de estos y el uso excesivo de los tiempos verbales pasados así lo manifiestan.
El enfrentamiento entre presente y pasado se hace patente a través de los personajes introducidos por Campana en sus poemas. Aquellos que pertenecen al pasado son grandes artistas provenientes de la cultura clásica como Miguel Ángel, Leonardo, Dante o Botticelli, o personajes marcadamente religiosos, como San Francisco de Asís, mientras que los que se enmarcan en la esfera temporal del presente son personajes marcados por la degradación como prostitutas, locos, borrachos y vagabundos, todos ellos presentados de manera despersonalizada y caracterizados como sombras pasajeras.
En definitiva, la originalidad y lo genuino de la poesía de Campana recae en su carácter marcadamente sensorial, en la riqueza cultural y léxica exacerbada de la que hace gala, en la profundidad abismal que se oculta tras sus versos y en su utilización de contrastes y oposiciones que colisionan para tratar de superar un dualismo aparentemente insalvable.

Juanjo Monsell

15 May 2018

Il primo Dio di Emanuel Carnevali - Rensioni dei lettori su Amazon


IL TORMENTO DELLA VITA
Quando il dolore di vivere si tramuta in capolavoro. Un'esistenza che racchiude molteplici vite, tutte accomunate da un tormento esistenziale simile al martirio. Ascesa e caduta, sanità e follia. La nascita di un Dio, l'unico Dio.
Stefania Maggio


MI È PIACIUTO
Emanuel Carnevali è un autore "dimenticato" che desta profonde emozioni. Un libro commovente da riscoprire e rileggere a distanza di tempo. Lettura Consigliata.
Cliente Amazon


BELLO MA UN PO' COMPLICATO
Libro molto bello e complesso di uno scrittore molto poco conosciuto da noi in Italia, ma che era diventato un caso letterario negli Stati Uniti.
Marcella Vigna


MERAVIGLIOSO
Non conoscevo l'autore, ma non si può non rimanerne affascinati ed al tempo stesso estasiati per lo stile dell'autore.
1911dc


LIBRO NUOVO E MOLTO BELLO
Mi sento di consigliare vivamente questo libro e la casa editrice a tutti quanti
si possono toccare puntualità e bellezza.
Cliente Amazon










07 May 2018

OPERA INIQUA - Federico Febbo

Charme è un trentenne di origini francoprovenzali trapiantato dalla Savoia in Italia, al di sotto della presa di coscienza artistica, sociale e politica dei suoi tempi. La sua storia ha inizio con un viaggio da Roma verso la necropoli di Vulci, su una nostalgica carrozza assieme ai suoi facoltosi amici Aronne e Cleto, due intellettuali ostinati, saturi dell’idea che ciò che ci lasciamo dietro ogni giorno è più prezioso di quello che conquistiamo. Sarà il sospetto finale di questa gita a dare l’abbrivio al romanzo, in cui Charme, invaghito dalla presunzione di essere uno scrittore d’ingegno, si accompagnerà a personalità letterarie e politiche arrivando a sostituirsi a loro. Da falso artista per un falso pubblico a sindaco di un paese di provincia, da facchino a segretario particolare del Presidente della Repubblica Italiana, la convalescenza di Charme verrà turbata da una malattia mentale evidente eppure equivoca. I suoi confortevoli ideali, e un grado di talento pari alle capacità più comuni dei suoi simili, lo spingeranno davanti a una scelta tra passioni e feroci ambizioni. Incontrerà sulla sua strada un morto apparente tra i vivi di professione come il poeta Sabatino Rivoli, oppure il Capo dello Stato; così il giovane sostituirà la grande fatica del vivere a un impegno impossibile: la pretesa di diventare un educatore del Paese. Conoscerà asceti del pressapochismo, giornalisti straccioni, democratici e insurrezionalisti simili a maghi e guaritori sorretti da un livello di alfabetizzazione reciproca. Tutti lotteranno ricavandone un dubbio guadagno, pur di ottenere il vantaggio della certezza di esistere. Alla fine del racconto questa dedizione alla propria esistenza e alla ricerca della salute, ci condurrà di nuovo al sepolcreto di Vulci, là dove qualcosa tra l’infermità e il divino aveva dato inizio al lungo anno di Charme Genetti, completando questa testimonianza con il sospetto che nella testa possa esserci qualcos’altro che non il solo pensiero, e riuscendo da ultimo a ottenere una risposta della quale il lettore è meglio che non domandi.

Federico Febbo è nato a Roma il 14 maggio del 1976. Ha lavorato per l’Università Pontificia Gregoriana di Roma, per il Museo Signorini Corsi a L'Aquila, per la Casa Museo Mario Praz e per la Mirabilia Art Gallery. È stato assistente della gallerista Carla Panicali (il Segno, la Marlborough, l'Isola a Roma, Panicali Fine Art e Art for Architecture di New York) ha tradotto conferenze e interviste di Jacques Lacan, Emil Cioran, Mircea Eliade, Gilles Deleuze e Pierre Klossowski. Ha scritto per riviste d’arte e cultura come Estra, Urbis et Artis, Mito Roma ed ha pubblicato romanzi sotto pseudonimo. Il primo lavoro inedito dal titolo Tramonto Italia, e Opera Iniqua, sono stati pubblicati sulla rivista “Il Primo Amore” diretta da Antonio Moresco. Attualmente lavora nella Galleria d’Arte Pulcherrima di Roma.






06 May 2018

Libro Rotto di Luca Buoncristiano - Recensioni dei lettori su Amazon


CAPOLAVORO
È un libro pazzesco che ho letto tutto d'un fiato. La storia mi ha agganciata subito fin dalla prima pagina. Il racconto di questo incredibile personaggio diventa come un gomitolo di eventi, come delle scatole cinesi di uno squisito e folle gioco, un caleidoscopio di immagini in cui sono stata risucchiata e che mi ha lasciata in apnea per tutta la lettura. Ho apprezzato molto le illustrazioni di Joe e lo stile letterario semplice eppure molto sperimentale. E' a tutti gli effetti un romanzo intervallato da bellissime tavole disegnate, ma non è una Graphic novel, né un romanzo illustrato, è qualcosa di decisamente diverso, qualcosa finalmente di nuovo, una voce fuori dal coro che va gridata a più persone possibili.
Anne


CHE VIAGGIO!
Joe Rotto non è un libro è un viaggio attraverso tutto, la storia, i tempi i costumi del mondo moderno, che tira dentro tutto il pop che c'è in questi ultimi 30 anni e lo mostra nella sua faccia meno nota o lato oscuro.
Finalmente del politically scorrect per chi si vuole divertire con un racconto fantastico in tutti i sensi, scenari gangsta dei tempi in cui non era tutto poser e volgarità, ma aveva la sua eleganza essere un criminale.
Si viene poi coinvolti pienamente nel racconto perché è ricchissimo di citazioni allegorie che i già grandi riconosceranno subito e godranno a pieno.
Tocca o meglio non risparmia nessuno coinvolgendo ogni mondo, parlando della musica, parlando della sessualità, parlando del cinema, parlando della storia, della politica, della narrativa, del merchandising.
Ma il vero plus di questo libro è la sua musicalità, il modo in cui le parole si rilanciano a vicenda e tutte le volte in cui si rende così vicino alla realtà assurda che viviamo ogni giorno coinvolgendo il lettore a rileggere tratti del libro perché fan troppo ridere.
Per farla breve è un libro per tutti gli assetati di termini pieni e scene vivide e di carattere.
Compratelo, leggetelo, godetevelo.
E buon Rotto a tutti.
Matteo


DIVORARE ROTTO
Un libro che si divora.
E vi divorerà.
Chiunque abbia qualcosa di Rotto, dentro o al di fuori di sè stesso, amerà, riderà, si commuoverà, odierà e non potrà più fare a meno di Joe, come tutte le cose cattive ; che in realtà sono anche le più buone .
E che se sono cattive non è mai per colpa loro ma perché "le disegnano" così (vedi le illustrazioni aforismatiche di Joe Rotto ad opera dell'autore, da farsene per ognuna una maglietta).
Abbiatelo. È necessario.
Marika Nicora


UN LIBRO ECCEZIONALE
Un libro eccezionale e inconsueto, da bere in un sorso. In apnea. Il Libro Rotto non è scritto, ma inciso. Ti spintona a prendere decisioni, fregartene, risolvere, diventare quel magnifico tiranno senza sensi di colpa che tutti noi - in fondo o neanche tanto - vorremmo essere.
Zoe Lacchei


DEVASTANTE. 
Quando qualcosa mi piace particolarmente e voglio scriverne, dirlo a qualcuno, non sono mai davvero capace di farlo. Ho paura di dire troppo, o di non dire abbastanza. Ho conosciuto Luca Buoncristiano ed il suo Joe Rotto un bel po' di anni fa. Alcune di quelle illustrazioni hanno segnato irrimediabilmente i miei ricordi. Il Libro Rotto è un'evoluzione, la voce che mancava, o che sentivi solo nella tua testa, intorno a quelle illustrazioni. Avere a che fare con Joe Rotto è sempre un'impresa. Quello che per lui è leggero per me è devastante, e rimango per qualche giorno vittima di quello che ho letto e visto, come se dovessi riprendermi da un incidente stradale. Convalescente. E se prima faceva parte della mia vita recensire libri o dischi, oggi voglio solo lasciarmi andare, guidare senza prudenza, farmi riempire, nutrirmi. Dissetarmi con libri così, anche se il Libro Rotto è un po' acqua purissima e un po' alcool da discount, un cocktail di citazioni, musica, emozioni, disturbi, relazioni, che causa un hangover lunghissimo. State attenti.
Luciana M.


ROTTO PER TUTTI! 
Era da 20 anni che aspettavo questo libro. Mi ricordo quando Joe era solo un idea dell'autore e a poco a poco prendeva forma e vita attraverso i suoi disegni e successivamente con i suoi fumetti. Ho avuto la fortuna di vederlo crescere. Oggi quello che cercavo di immaginare e' scritto. A differenza di prima tutti possono incontrarlo oggi attraverso questo libro. E soprattutto tutti possono cercarlo dentro se stessi. Ognuno in fondo puo' essere ROTTO perche' c'e' sempre qualcosa di ROTTO dentro ognuno di noi.
Lucy


SORPRENDENTEMENTE ROTTO.
Impeccabile e imperturbabile, Joe Rotto attraversa i gironi di un inferno metropolitano umano, troppo umano e lo fa con una storia che è tante storie insieme. Incastra immagini, parole, parolieri, personaggi, citazioni, dipendenze e sconvenienze con geniale disinvoltura e stile. Perfetto, per apocalittici e per integrati. Un libro sorprendente che finisce per restarti appiccicato addosso.
Valentina Rinaldi


UN ROTTO PER TUTTI
Semplicemente GENIALE. Finalmente la verità su Michael Jackson, Hello Kitty e AXL Rose! Un libro scritto molto bene, con citazioni meravigliose. L'ho divorato! Grazie Joe, non farci aspettare troppo per una seconda serie di verità.
Giuseppe Fanelli


GRANDE ROTTO!
Re del sense e del nonsense Luca Buoncristiano sorprende per le trovate continue ed argute che stimolano risate ed il pensiero. Il libro scorre rapido e stimola approfondimenti allo stesso tempo. Piaciuto parecchio.
Stefano Ballista


LIBRO ROTTO
"Joe Rotto inizia dentro ognuno di noi". Assolutamente geniale. Ho avuto il piacere di leggerlo più di una volta.. impossibile staccarsi. Lo consiglio a tutti, fate come me. Staccatevi per un momento dalle storie che leggete di solito, ed entrate nel mondo di Rotto.
Jessica