L'alfabeto e i giorni è un racconto sognante, ma allo stesso tempo una cronaca pedagogica rimasta a lungo custodita nei cassetti di un maestro e poeta dall'anima libera. Il libro ci riporta all'anno scolastico 1976-1977, tra le mura di una scuola elementare di Ciriè, nella provincia piemontese, dove Gianni Milano, come un capo tribù, guida la sua singolare comunità di bambini in un’avventura formativa che travalica i confini tradizionali dell'aula. Questo libro non è un arido manuale, bensì un viaggio on the road che pulsa di vita e di scoperte. Un anno intero trascorso in sella alla bicicletta, ma non solo, insieme a un gruppo di giovani esploratori, dove i veri protagonisti sono la libertà espressiva che germoglia senza costrizioni, la comunicazione che abbatte le barriere tra adulto e bambino, l'ascolto che valorizza ogni singola voce, l'esplorazione curiosa del mondo e la gioia della scoperta che accende la scintilla dell'apprendimento.
Gianni Milano (Mombercelli, 1938 – Torino, 2025) è stato un pedagogista, poeta fra i più significativi della letteratura underground, e maestro che ha incarnato con coraggio e dedizione didattiche libertarie, portate avanti sempre con entusiasmo e “stupore”. Nel 1971, già insegnante di scuola elementare a Torino, si laurea con lode in Pedagogia all’Università di Torino, con una tesi intitolata Per una educazione libertaria: la a-pedagogia. Il suo pensiero alternativo, in contrapposizione ad una consuetudine di scuola ormai superata, ha creato scompiglio e interesse negli ambienti culturali, accademici e pedagogici. Conosciuto anche come il “maestro capellone”, è stato tra i fondatori del Movimento di Cooperazione Educativa, che proponeva una nuova didattica per potenziare la libertà espressiva, la comunicazione, l’esplorazione e la scoperta. Nel 1974 ottiene il trasferimento alle elementari di Ciriè, dove insegnerà fino al 1992, prima alla Giovanni Bosco e poi alla Bruno Ciari. Gianni Milano identifica Ciriè come la propria Itaca, dove sperimenta l’innovazione e la meraviglia del proprio pensiero pedagogico: «uno spazio vivo reale e praticabile dove costruire un solido senso di appartenenza». Qui, infatti, il maestro Gianni riesce a mettere in pratica le teorie di Celestin Freinet, per una esperienza diretta della formazione: «Non fare lezioni frontali ma rispondendo alle domande dei bambini. Utilizzare gli spazi esterni all’aperto individuando nel territorio, nella natura, nella società stimoli educativi pregnanti». La bicicletta è il mezzo di trasporto utilizzato dalla classe e dal maestro stesso.
22 April 2025
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