28 February 2022

LA ROMA DE PASOLINI - Dario Pontuale

TRADUCCIÓN: EDUARDO MARGARETTO

 INTRODUCCIÓN: ROMAN REYES 

PORTADA: RICCARDO CECCHETTI

Pasolini y Roma se encuentran por primera vez el 28 de enero de 1950 en los raíles de la estación Termini. Empieza desde entonces con la ciudad de Roma una relación atormentada, destinada a dejar profundas huellas en toda la producción artística del poeta. Por primera vez, reunidos en un volumen y ordenados por lemas, encontraréis las películas, las antologías poéticas y las novelas, así como los bares y los restaurantes que compartió con sus amigos de siempre, sus barrios más queridos y –no podían faltar- las barriadas donde se mueven los ‘chicos del arroyo’ descritos en sus obras. Desde la A de Accattone, rodado en el barrio del Pigneto, hasta la V de Valle Giulia, teatro de los enfrentamientos entre estudiantes y policías, una guía razonada que sigue las huellas de Pier Paolo Pasolini, hijo electivo de esta «estupenda y mísera ciudad».

«UNA ENCICLOPEDIA TOTAL»
La Repubblica

Dario Pontuale. Escritor y crítico literario, es autor de cuatro novelas y se ha encargado de numerosas ediciones de clásicos de la literatura. En 2015 publicó la biografía crítica Il baule di Conrad, traducida al francés. A su cargo, para la editorial Nova Delphi, los volúmenes de Svevo, Zola y Kipling, así como la introducción del libro de Luciana Capitolo, Pier Paolo Pasolini. Un giorno nei secoli tornerà aprile. En 2019, con La Roma de Pasolini ganó la XVII edición del Premio Literario Carver en la sección de ensayo.

Eduardo Margaretto. Traductor del volumen, nació en Valencia en 1963, es también periodista, escritor, guionista, presentador de radio y televisión. Es autor de las biografías en castellano de Franco Battiato, Elvis Costello y John Fante. Desde 2021 dirige para El Doctor Sax la colección de libros dedicados a la música Marquee Moon.


20 February 2022

JOHN BARLEYCORN de Jack London en LOS CONJURADOS (Instagram)

 



"No éramos corrientes. Éramos tres jóvenes dioses borrachos, increíblemente sabios, gloriosamente geniales y con poderes ilimitados. ¡Ah! -y lo digo ahora, años después-, era John Barleycorn quien nos mantenía en las alturas; nunca más volvería a estar sobrio." (pág.57)
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Jack London (12 enero 1876 -22 noviembre 1916) nos presenta una mirada humana del alcohol. Nos muestra todas las connotaciones románticas, nos hace salivar con sus aventuras bañadas en cerveza y whisky, para después golpearnos con la enfermedad que subsigue a la diversión. London quiebra con su sinceridad ese halo de misterio que siempre ha envuelto a las figuras literarias que se revolcaban en alcohol y saca a relucir su parte más humana, esa parte de las contradicciones y los errores. 

Describe la parte más corrosiva de la bebida, habla sobre las consecuencias devastadoras de una vida llena de excesos, derriba la atmósfera de alegría que circunda al consumo de alcohol para exhibir el trasfondo destructivo de John Barleycorn. Toda la novela no es más que un alegato a favor de la vida. Es el grito del hombre que ha sufrido un terrible accidente y, a consecuencia de esto, se le ha aparecido la muerte. Es un consejo paternalista basado en la experiencia propia lanzado a la humanidad. Aunque lo cierto es que ni él mismo es capaz de seguir su consejo. Se ofrece a sí mismo como ejemplo para que nadie más recorra el camino recorrido por él. Sin embargo, él no es capaz de abandonarlo. Y son precisamente estas contradicciones las que confieren una inmensa humanidad al relato. (CONTRATAPA)

Estoy leyendo este libro autobiográfico, sobre el alcoholismo. La prosa de Jack London describe lo que significa esta adicción con una maestría que estremece y deja claro que no hay glamour en el exceso. Conmovedor y duro.

Como siempre cuidadosamente editado por El Doctor Sax cuyo catálogo tiene títulos que son pequeños tesoros y rarezas. Además sus libros tienen el tamaño ideal para leer con comodidad y un tacto en las tapas que parece que el libro te acaricia las manos.




03 January 2022

TECNOFOBIA di Salvatore Capolupo su LA LETTRICE ERRANTE (Instagram)

 



Da risorse per la democraticizzazione della società e facilitatori della conoscenza a strumenti di controllo e manipolatori della realtà dei fatti, le tecnologie e internet hanno stravolto - e continuano a farlo - il nostro quotidiano, con ripercussioni su ogni campo.
Se da un lato i vantaggi derivanti dall'uso delle tecnologie sono universalmente riconosciuti, dall'altro lato esistono aspetti oscuri che destano preoccupazione, diffidenza o addirittura paura.

Se è vero che i social media, ad esempio, permettono di avvicinare persone tra loro fisicamente lontane, è altrettanto vero che spesso creano distanze enormi anche tra soggetti vicini.
Inoltre, se è comprensibile sentirsi liberi nella rete di muoversi e agire senza restrizioni o limiti, bisogna anche considerare che questa anarchia è solo apparente, dal momento che esistono regole e polices che si accettano continuamente, senza prenderne davvero coscienza (dal momento che quasi mai vengono lette).

Tale libertà, poi, non può assolutamente giustificare la "shitstorm" (letteralmente, "tempesta di merda") che attanaglia il web e a cui si fa ricorso per screditare persone, ideologie, categorie senza possibilità di redenzione. La parola "troll" è usata proprio per identificare colui che provoca in rete, destabilizzando equilibri, alzando i toni, scaturendo reazioni forti.
L'ambizione di ottenere l'approvazione degli altri users, tramite like, è tacita ma diffusa e influenza le dinamiche di tutti tanto da alimentare le fake news che, per superficialità dei lettori pigri, prendono piede facilmente.

Oltre alla libertà, anche la gratuità dei servizi della rete è solo un'illusione, se si pensa alla proliferazione di marketing, a cui gli users sono sottoposti continuamente!
Infine, per gli effetti sociali e fisici che provoca la dipendenza da internet, essa viene trattata al pari delle dipendenze da sostanze stupefacenti, alcol e tabacco. Insomma, un pericolo non indifferente.
Salvatore Capolupo, nel suo "Tecnofobia", mette ben in evidenza le ragioni di chi teme internet e che tenta di vincerlo, invano, evitandolo. Per aprire un po' gli occhi, bisogna leggerlo! Un'altra perla edita da El Doctor Sax!


 La Lettrice Errante





29 November 2021

TECNOFOBIA - Salvatore Capolupo

COPERTINA
MARCO DE LUCA


Hai mai avuto paura di usare i social network? Forse temevi un virus informatico, una shitstorm o un troll: minacce in grado di rubarti i dati, ricattarti o invadere la tua privacy. Un troll, del resto, è uno dei più temuti attori del cyberspazio, ma è anche l’unico in grado di “bucare” la nostra bolla di auto-referenzialità e narcisismo.


I social network si sono svelati, anno dopo anno, per ciò che erano: non lo strumento paritario e democratico che alcuni avevano immaginato, bensì qualcosa di più simile ad un coltello multi-uso, con cui puoi fare qualcosa di utile o ferirti con quasi la stessa probabilità. Nel frattempo - e in misura accentuata dal 2020 - questi strumenti continuano a martellarci, alienarci o venderci qualcosa. Nel mondo digitale si registrano sempre più frequenti incursioni black hat in stile Kevin Mitnick, sussurrando alle nostre coscienze le profezie di Cronenberg e Ballard. A questo punto, forse, non rimane che prendere spunto dal know how, dall’astuzia e dalla costruttiva diffidenza dei più grandi hacker.

Tecnofobia tratta le nuove tecnologie in modo semplice e divulgativo, ispirandosi ai casi più famosi di trolling e hacking della storia.

Salvatore Capolupo (1979, Vibo Valentia) è un ingegnere informatico, consulente, blogger e formatore, oltre che appassionato attore e factotum teatrale. Immerso nel contesto di internet fin dai suoi albori, collabora con varie realtà digitali e startup, da molto prima che “lavorare da casa” diventasse pop. Esperto di tecnologie open source, è da sempre incuriosito dai risvolti pratici delle applicazioni e da come la tecnologia si innesti nella società in cui viviamo. Gestisce vari blog su argomento tecnologico, finanziario e cinematografico, tra cui lipercubo.it. Tecnofobia è il suo primo libro.




28 November 2021

UN ANARCHICO - Joseph Conrad

TRADUZIONE
CRISTINA VITAGLIANO

COPERTINA 
PAMELA VARGAS


Un Anarchico è una raccolta di quattro racconti scritti dall’autore britannico Joseph Conrad e pubblicati, insieme ad altri due, nell’antologia Un gruppo di sei nel 1908. Il primo racconto, che dà il titolo all’intera raccolta, narra le vicende di un uomo misterioso noto come “Il Coccodrillo”, che scopriamo essere un anarchico parigino, deportato nella Guyana Francese. La sua storia, tra Francia e Sud America, tra libertà e schiavitù, parla di quanto sia facile per un uomo, perdersi a causa delle proprie idee. La raccolta prosegue con L’informatore, una storia che riprende il tema del pensiero e dei movimenti anarchici nell’Europa dei primi del ‘900, raccontati dal punto di vista di uno scrittore che, attraverso “attività sotterranee” muove le fila di gruppi, propaganda ed azioni rivoltose. Il terzo racconto, La Bestia, ci trasporta dalla terra al mare, narrandoci le incredibili e inquietanti storie che circolano, tra marinai, riguardo al temutissimo veliero Apse Family, temuto in tutti i porti dell’Australia e non solo per la sua fama di nave assassina. L’antologia si chiude con l’ultimo racconto, Il Conte, ambientato nelle eleganti piazze, ville e giardini, del Golfo di Napoli. In questo scenario incantevole, apprendiamo la storia di un uomo solitario, dall’aria nobile, mite e garbata. La tranquilla esistenza del Conte verrà turbata da un malaugurato incontro, che cambierà per sempre la sua vita.

Joseph Conrad nacque il 3 dicembre 1857 a Berdichev, in Polonia (ora Ucraina). Figlio di un nobile patriota, esiliato dai russi per motivi politici il giovane Conrad, a 16 anni, lasciò la Polonia e si stabilì a Marsiglia. Per quattro anni si imbarcó su navi mercantili francesi e partecipò come soldato alle guerre carliste in Spagna. Ottenne la cittadinanza britannica nel 1886 e cambiò il suo nome. Nel 1902 si imbarcò per il Congo e l’esperienza di quegli anni costituì la base per The Heart of Darkness, il suo romanzo più famoso ed enigmatico. Autore di 13 romanzi, 2 memorie e 28 racconti brevi, tutti caratterizzati da uno stile denso, lirico e inquietante, Joseph Conrad morí d’infarto il 3 agosto 1924 a Canterbury, in Inghilterra.

«Io, dal canto mio, non li capisco gli anarchici. Per esempio, un uomo come quello, rimane un anarchico quando è solo e sta per andare a dormire? Appoggia forse la testa sul cuscino, si avvolge nelle coperte e va a dormire con la necessità di un chambardement général, come si dice in gergo francese, sempre presente nella sua mente? E se sì, come fa?»

Joseph Conrad



26 November 2021

VAGABUNDOS DE LA VIDA - Jim Tully



TRADUCCIÓN E INTRODUCIÓN 
GASTÓN GORGA

PORTADA
PAMELA VARGAS

Esta novela autobiográfica fue un inesperado éxito desde su primera edición en 1924, e incorporó a Jim Tully y su figura de vagabundo literato al imaginario colectivo de Estados Unidos. En Vagabundos de la Vida, el autor evoca el viaje que emprendió a los trece años, en los albores del siglo XX, a través de un convulsionado Estados Unidos, con un pie en el futuro y otro anclado en las sombras de la Guerra Civil. Inspirado por Conrad, London y Twain, Jim Tully es un escritor de voz singular, que combina una visión moderna y naturalista con ecos ancestrales y líricos, y era considerado por sus contemporáneos como el verdadero fundador del género del hard boiled. Su amor por la naturaleza, un humor estoico y su brutal honestidad marcan la impronta de su estilo. El lector se adentra en los márgenes ocultos del "Sueño Americano", las junglas de vagabundos, las cárceles y los patios de ferrocarriles, y descubre junto a su joven protagonista las leyes no escritas y rituales que rigen el camino.

Jim Tully (3 Junio 1886 - 22 Junio 1947) fue un vagabundo y escritor estadounidense de ascendencia irlandesa. Se ganó la vida como forjador de cadenas, boxeador, periodista y podador de árboles. En 1912 se estableció en Los Angeles, donde sus crónicas le ganarían el apodo de “el hombre más odiado de Hollywood”. Fue asistente de Charles Chaplin, y vendió los derechos de Vagabundos de la Vida para una adaptación cinematográfica estrenada en 1928, protagonizada por Louise Brooks. El poder caminar por lugares salvajes, atravesando el viento, sin dinero, comida o refugio, era mejor para mí que inclinarme servilmente ante cualquier decreto convencional del destino.

"El camino me dio una joya que no tiene precio: el ocio para leer y soñar. A pesar de hacerme envejecer prematuramente, e inculcarme toda su abrumadora sabiduría a los veinte años, me regaló, como compañeros de ruta, a las grandes mentes de todas las épocas, que me hablaron con majestuosas palabras".
Jim Tully